Inter: Se questa è la Nord
18 Marzo 2004 - letto 2134 volte Domenica ero a San Siro per Inter-Chievo, e penso di aver assistito ad un fenomeno irripetibile, o che almeno non mi era mai capitato di vedere in tanti anni di militanza: uno stadio perfettamente diviso, da una parte gli Ultras a contestare, dall'altro il resto del pubblico a contestare gli Ultras. Davvero, mai visto, una situazione surreale, che forse neanche Pirandello sarebbe riuscito a ricreare con la stessa comicità. Anche in questo i tifosi dell'Inter sono riusciti a rendersi unici. Che fosse pronta una contestazione, era stato annunciato da tempo, ed era sostanzialmente nient'altro che la prosecuzione della polemica tifosi-presidente-squadra, iniziata ai primi tracolli nerazzurri. Contestazione che, fino a domenica, se si eccettuano gli atti di forza verso i locali milanesi di proprietà di Vieri e Cannavaro, che però sembrano fatti isolati compiuti dai cosiddetti "cani sciolti", si era sempre tenuta su toni civili, anche autoironici, che io stesso avevo definito forse anche troppo autocommiserativi. "Non so più come insultarvi", era lo striscione che forse meglio rappresentava lo stato d'animo del pubblico interista, la sua delusione, ma anche la sua capacità di vivere questo sconforto in maniera composta. Anche domenica scorsa l'inizio faceva ben sperare, con una curva vuota e solo una scritta: "Scusate il ritardo", un picchetto per ciascun ingresso alla gradinata in modo che veramente tutto il settore rimanesse deserto. Qualche minuto di sciopero del tifo, non è una novità per i nostri stadi, anzi, e trovo anche che sia una maniera assolutamente legittima per manifestare il proprio dissenso. La contestazione è diventata ancor più divertente quando, dopo dieci minuti, "il servizio d'ordine" ha consentito l'accesso agli spalti, liberando altresì uno striscione con su scritto: "Ci siamo persi qualcosa?". A dimostrazione che fino a quel punto tutto lo stadio fosse unito, un applauso si è levato da ogni settore al momento dell'esposizione. Ma Ultras e pubblico comune si sono divisi presto, prestissimo, praticamente al primo coro. Coro che per la prima volta avevo sentito in Brescia-Inter quest'anno, partita che lo ricordo è costata il posto al tecnico Cuper, con il quale i tifosi minacciano in modo un po' colorito la squadra (
veniamo coi bastoni
). A quel punto, sonori fischi si sono levati da quelli che una volta venivano definiti i distinti. La rottura è parsa fin da dubito insanabile, con insulti da una parte e fischi dall'altra. Io credo che se la contestazione si fosse mantenuta su toni civili, ironici, il pubblico sarebbe rimasto unito. Se la nord, tanto per intenderci, avesse fin da subito inneggiato all'Inter del passato, come fatto verso la fine della gara, ricordando sarcasticamente i bei tempi di Berti, Ruben Sosa e addirittura Centofanti, tutto lo stadio avrebbe applaudito. Ciò che probabilmente non è andato giù al pubblico comune, è quel riferimento alla violenza, è quell'accenno alla minaccia, dopo soli 10 minuti di partita. Ma io trovo che fino a quando l'intimidazione resta verbale, è concessa ed anche comprensibile. Ho già espresso la mia opinione in merito, io credo che sia in questo momento che l'apporto della curva debba farsi sentire. E' troppo facile essere Ultras del Milan in questo momento, è certamente più complesso esserlo dell'Inter. Ma Ultras è una filosofia, uno stile di vita, che contempla anche questo, sostenere sempre, anche con la squadra in difficoltà, richiamare i giocatori sotto la curva dopo una sconfitta e regalargli un applauso da brividi, tanto per citare un esempio molto attuale. Poi a bocce ferme, si tirano le somme, ma il disfattismo in corso d'opera non serve a nessuno, tanto meno ad una squadra che dimostri con evidenza il timore di sbagliare, il terrore a calcare il campo di casa. "Giocare in queste condizioni, non è semplice e agevola indubbiamente l'avversario", questo quanto affermato da Baronio nel dopo-partita. Niente di sconvolgente, ma solo la nuda e cruda verità, i risultati correnti dell'Inter sono anche il frutto di una contestazione preordinatamene ostile. Anche comprensibile, ripeto, perché quello che i distinti non capiscono, è che la loro delusione, anche solo per avvicinarsi a quella degli Ultras, andrebbe moltiplicata almeno per 100. Quello che il tifoso da salotto non intende, è che questi ragazzi fanno tanti sacrifici anche per loro, per concorrere ai successi della squadra, per incitarli costantemente, anche in 10, magari a 4000 chilometri di distanza, magari percorsi in pullman. E' per tutto questo, ed anche per molto di più, che così come le vittorie sono vissute con gioia immensa, altrettanto intense si manifestano le delusioni, con tutte le controindicazioni del caso. Tuttavia, si fa presto a passare dalla parte del torto, basta prendere gli idranti ed innaffiare tutto lo stadio, è sufficiente che otto scalmanati oltrepassino le barriere del proprio settore, per rinfrescare tribuna stampa e d'onore, con magari l'aggiunta di qualche fumogeno lanciato pericolosamente tra donne e bambini. Questo non è accettabile, quando i "i cani sciolti" diventano la regola, quando i gesti isolati sono applauditi ed incitati, allora vuol dire che abbiamo una curva senza controllo, che ha deciso di fare del male a sé, alla squadra, agli altri. Ma così facendo, danneggiano anche la maglia che tanto inneggiano. Ma la maglia si ama, sempre: è a Lei che si deve rispetto, non ai "mercenari" che di volta in volta la indossano o la indosseranno. Vuoi dire la tua sull'argomento approfondito in questo articolo? Oppure su altri non ancora trattati? La redazione apre un filo diretto con i lettori. Scrivete le vostre impressioni a editoriale@soccerage.com, saremo lieti di leggere le vostre mail e ci impegniamo, ove possibile, a rispondervi. Alcune lettere riceveranno dettagliata replica nella nuova rubrica "Batti e Ribatti" che andrà on line ogni fine settimana. Aspettiamo di essere sommersi dai vostri messaggi Sergio Stanco Fonte: SOCCER AGE - soccerage.com Notizie correlate Inter
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