Guerra tra ultrà, Milan-Juve «a alto rischio»
25 Maggio 2003 - letto 19169 volte La polizia: possibili vendette per uno striscione rubato. Mediazione tra i capi dei duri MANCHESTER (Inghilterra) - Anche mercoledì sera lo striscione sarà nella curva sbagliata. E per quello stendardo, rubato sei mesi fa dagli ultrà juventini a quelli milanisti, che il dossier inviato dalla questura di Milano a Boyer street, quartier generale della polizia di Manchester, è intestato così: «Partita ad alto rischio». Dal 15 maggio 2003 (il giorno dopo la vittoria della Juve sul Real Madrid) i funzionari Digos della «squadra tifoserie» milanese lavorano con i colleghi inglesi. In dieci giorni, tre viaggi a Manchester, anche per spiegare una storia nata da uno «sgarro» e proseguita con agguati e spranghe, che ha fatto nascere un rancore profondo tra alcuni gruppi di ultrà milanisti e juventini. E lunico motivo di preoccupazione - dice il sergente Jonathan Brady - perché agli hooligan locali di questa finale italiana di Champions importa poco. Una faccenda tutta nostra. Comincia alle 10.30 del primo dicembre 2002, allautogrill Cortile San Martino, (A1, tra Parma e Reggio Emilia). Sosta per il pullman dei «Commandos Tigre», storico gruppo della curva rossonera, e dei «Rams», la loro ala più giovane. Sono diretti a Empoli per la partita di campionato. Sul piazzale cè il pullman dei «Fighters» juventini, in viaggio per Roma. Insulti, qualche spintone. Dallautogrill escono altri tifosi bianconeri. Sono i «Vikings», juventini di Milano. La faccenda cambia: tanti contro pochi, botte da orbi, colpi di mazza, un pestaggio. Vola un fumogeno nel pullman dei milanisti, che prende fuoco. Alcuni ultrà rossoneri attraversano lautostrada per mettersi al sicuro. Gli juventini mettono le mani nel bagagliaio del pullman e si portano via il sacco degli striscioni rossoneri. Come sfregio, ne bruceranno uno sugli spalti dellOlimpico, in diretta nazionale. Bilancio: tre feriti, dieci contusi, un arresto per rapina. Agli ultrà torinesi resta in mano lo striscione dei «Commandos», un pezzo di storia della curva milanista. Nella simbologia ultrà, equivale allo scalpo del nemico. Dopo due mesi di insulti e reciproche minacce via Internet, il 22 marzo (Milan-Juve) i Commandos cercano di riprenderselo. Si fanno dare una mano dai «colleghi» interisti e da quelli bresciani. Prime botte in Stazione Centrale, allarrivo del treno speciale da Torino con 700 tifosi. La polizia scorta il gruppo juventino scegliendo vie laterali, ma sono imboscate ad ogni angolo, con coltelli in bella vista. Si prosegue in piazzale dello Sport, davanti allo Stadio. Gli scontri coinvolgono anche i poliziotti che cercano di tenere lontane le due tifoserie: sette agenti in ospedale. Quello che rimane negli occhi degli esperti della Digos è il dopo partita, quando i tifosi juventini restano nello stadio vuoto per uscire quando il traffico è diminuito: un gruppo di 200 milanisti cerca di forzare il cordone della Celere dentro lo stadio per venire a contatto con i «nemici». Una cosa mai accaduta negli ultimi dieci anni. Vengono denunciate sette persone, altre cinque identificate. Un arresto: è uno dei «Commandos Tigre», un reduce della rissa allautogrill. Cercava vendetta. Lultima puntata, il 21 aprile a Milano, allangolo tra viale Brianza e piazzale Loreto. Tre pullman di un pacifico Juve-club milanese pronti a partire per Barcellona (ritorno dei quarti di finale, Champions league). Gli ultrà rossoneri sono certi che a bordo ci siano anche tre capi dei «Vikings». Preparano un agguato, 30 incappucciati con spranghe e bombe carta. Cercano il loro striscione, portano via le borse nel bagagliaio: non cè. Una situazione delicata, che è alla base del parere negativo dato dalla questura di Milano allinstallazione di un maxi schermo in piazza del Duomo. Impossibile dividere due tifoserie che si promettono reciproche vendette: meglio il Meazza, dove i meccanismi di controllo sono collaudati. Gli uomini della Digos milanese hanno spiegato tutto allUnità speciale di Manchester che si occupa di sicurezza dentro e intorno allOld Trafford, lo stadio della finale. E non si sono limitati alle parole. Domani a Manchester arriva una squadra di 20 funzionari di polizia (da Milano, Torino e Roma) che affiancheranno gli inglesi. La procedura normale per le partite di squadre italiane allestero prevede due agenti di «supporto». Ma questa non è una partita normale. In silenzio, la questura di Milano ha fatto la cosa giusta. Un incontro tra i capi delle tifoserie per un patto di non belligeranza, almeno a Manchester. Ostilità sospese. AllOld Trafford non dovrebbe accadere nulla, neppure quando (succederà) i tifosi juventini mostreranno ai milanisti il «loro» striscione. Ma nessun leader ultrà ha potuto garantire per i «sotto gruppi» più giovani e agguerriti. Quelli che non si sono potuti permettere il «pacchetto» con biglietto e charter e viaggeranno da soli. «E il problema più grande - dice un funzionario della Digos di Milano in partenza per Manchester -. Il rischio riguarda soprattutto i "cani sciolti"». Marco Imarisio (Corriere della Sera, 25 maggio 2003) Fonte: Corriere della Sera Notizie correlate Milan
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