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Atalanta-Brescia vista da Lele
17 Novembre 2002 - letto 7473 volte
Atalanta-Brescia è una di quelle partite che non si possono perdere per nessun motivo, o meglio è difficile trovarne un’altra che me la possa far perdere. Ed infatti da dieci anni a questa parte non ne ho persa una di quelle giocate a Bergamo e ne ho viste diverse altre col Brescia padrone di casa. E a pensarci un attimo in dieci anni se ne sono viste tante di cose: dalla famosa partita del furto dello striscione delle Bna con incidenti in campo tra le due tifoserie a quella del 99/00 con due ore di scontri tra Bergamaschi e polizia fuori lo stadio ed altre botte tra tifosi in campo, da quella anomala sul neutro di Reggio Emilia alla sfida della scorsa primavera caratterizzata dalla rovente accoglienza riservata a sor Mazzone dopo la sceneggiata nella partita d’andata.
Quello odierno poteva essere un derby un po’ sottotono vista la pessima partenza delle due squadre, anzi se forse se oggi ci fosse stata un’altra partita avremmo trovato le due tifoserie in contestazione. Invece già in settimana avevo avuto rassicurazioni da entrambe le parti che il tifo non sarebbe mancato di certo, anzi.
Parto con l’amico Alberto (che ancora mi rivolge la parola nonostante il flop della trasferta a Genova per il derby di venerdì) ovviamente in abbondante anticipo e si arriva allo stadio che è circa mezzogiorno.
Nuvoloni in cielo ed umore pìù nero che neroblù tra i fans atalantini dopo che è stata preannunciata una dura raffica di diffide a causa degli incidenti avvenuti dopo l’ultima sconfitta interna contro il Modena: una ventina di diffide o forse più, tutte di tre anni con obbligo di firma e diverse delle quali indirizzate agli esponenti più in vista della curva, a prescindere dalla loro effettiva responsabilità nei fatti di Atalanta-Modena.
Mi viene dato un volantino preparato dai Supporters con cui si informa che dopo la partita è prevista una manifestazione di protesta contro l’uso indiscriminato e superficiale (ovvero l’abuso) delle diffide: corteo dalla curva Nord alla Questura dietro lo striscione “Diffidateci tutti”. Va da se che tutto il resto oggi passerà in secondo piano, compresa la rivalità coi bresciani. E comunque per essere chiari fino in fondo il volantino recita testualmente “E’ scontato che i bresciani nessuno deve provare ad affrontarli”. Che la decisione sia “sofferta” è abbastanza scontato, ma la tifoseria non è nuova a questo genere di iniziative: già nel 92/93, anno in cui a Bergamo morì in circostanze mai chiarite (ma con forti sospetti sulle responsabilità della polizia) Celestino Colombi, nel dopopartita di Atalanta-Lazio si radunarono compatti fuori lo stadio dietro lo striscione “Celerino la tua giustizia si chiama violenza”. Allora non volò un sasso ed anche i laziali, andandosene, li applaudirono.
L’atmosfera fuori lo stadio è quindi piuttosto surreale: divisi in quattro/cinque scaglioni arrivano ben 39 pullman carichi di bresciani ma fila tutto liscio. Da una parte del piazzale dello stadio un gruppone di bergamaschi immobili con le mani in tasca, giusto per fare vedere che loro ci sono, dall’altra gli ospiti che scendono tutto sommato tranquilli e si infilano subito nel settore ospite. Posso dire di avere saputo che erano a conoscenza della situazione che avrebbero trovato a Bergamo.
Sono le 13.30 e dentro lo stadio i bresciani hanno riempito già completamente i due settori riservati agli ospiti (curva nel settore principale e gradinata in quello più piccolo) e sembrano quasi più numerosi degli ultimi anni. Non manca il solito botta e risposta con i tifosi della curva sud: insulti, qualche lancio di oggetti ed in aggiunta una scarpata in piena faccia ad un carabiniere che si era avvicinato troppo ingenuamente ad un bresciano in piedi sul vetro divisorio… Prima della partita appaiono un po’ di palloncini bianchi e azzurri che, sommati alle bandiere, danno complessivamente un buon colpo d’occhio.
La Nord si riempie invece con calma e si intuisce che stanno preparando una coreografia speciale. Qualche minuto prima delle 15 lo spettacolo ha inizio: vengono alzati dei grandi pannelli di polistirolo che colorano di bianco tutta la curva, eccetto un grande vuoto al centro. Nemmeno il tempo di chiedersi perché quel buco che si riempie lentamente con l’alzarsi un bandierone neroazzurro con disegnata in giallo la Dea Atalanta che corre (quella che si vedeva sulle figurine dei calciatori di vent’anni fa). Lo stadio applaude ma non sa che il bello deve ancora venire: infatti ad un preciso comando i pannelli vengono girati e compongono uno sfondo neroazzurro con la data di fondazione dell’Atalanta “1907” che resta in bianco. L’esecuzione è perfetta e si completa con uno striscione aperto in alto che recita “1907 ANNO DELLA DEA”: questa è la cornice che accoglie i giocatori in campo, mentre i bresciani sfoggiano un buon numero di fumogeni e torce, a dire fil vero buttati in campo un po’ troppo in fretta.
Ma il derby è sempre il derby e i problemi con la Questura non spengono almeno l’ironia dei bergamaschi, per cui l’appendice della coreografia è quella di un grande telone con raffigurato un grosso maiale contornato dalla scritta “1911 ANNO DEL MAIALE” che si alza da dietro la Nord sollevato da alcuni palloni. Il riferimento ovviamente è alla nascita del Brescia ed all’appellativo “sunì” (maiale) che da queste parti dedicano normalmente ai suoi tifosi.
La risposta, segno forse di una soffiata, è tuttosommato pacata ed anzi serve piuttosto ai bresciani della curva a ribadire la propria stima nei confronti di Corioni: due striscioni con cui mettono in rima “maiale – presente – presidente”.
Sono sistemato all’altezza della trequarti campo verso la Sud, i Bresciani li ho di fronte e più vicini: il loro tifo è buono per tutto il primo tempo e, una volta tanto, le due componenti cantano insieme e compatte. A fine primo tempo un muro di sciarpe colora di bianco i due settori per un paio di minuti: ottimo effetto.
Dall’altra parte il sound è un po’ aggrovigliato, i cori durano a lungo ma sono meno graffianti del solito: anche il mitico “Forza Atalanta – Vinci per noi” non rimbomba come nelle migliori occasioni. Non mancano i cori per Mazzone (scortato in campo da tre energumeni) che viene ripetutamente “invitato” ancora sotto la curva.
Il secondo tempo si apre con l’esposizione da parte dei Bresciani dello striscione “LA DIFFIDA NON HA COLORE” a cui fa seguito un coro adeguato. A parte questo, la Nord prende da subito il rapido sopravvento nel sostegno vocale e a più riprese riesce a coinvolgere l’intero stadio, complice anche una squadra che si butta avanti con più convinzione. Poco prima della mezz’ora, nell’arco di soli quattro minuti arrivano due goal che fanno esplodere il Comunale, mentre agli ospiti resta il fiato prima per chiedere ai propri giocatori di metterci le palle, e poi per invitarli ad andare a lavorare.
Gli ultimi minuti della partita li vedo dalla Sud e faccio in tempo a notare un gruppo di bresciani che esce nell’antistadio e cerca poi di entrare in Curva Sud: sono una quarantina ben camuffati, qualcuno prova ad arrampicarsi sui divisori, qualcun altro mette alla prova la resistenza dei cancelli, ma in entrambi i casi senza esito. Anzi gli va forse di lusso che la celere già posizionata sul piazzale non interviene perché altrimenti si sarebbero trovati davvero in un vicolo cieco.
L’ultima immagine è quella di una grande sciarpata atalantina a cui partecipa l’intera curva mentre ormai è quasi già buio, poi dopo il triplice fischio di Collina ho appena il tempo di risalire il flusso dei tifosi per raggiungere la Nord per vedere che già è tutto pronto per la manifestazione anti-repressione.
Dietro un grande striscione inizia ad ammassarsi la gente, mentre in testa sono presenti i leaders di tutti i gruppi per gestire al meglio la situazione: rifletto sul fatto che in poche altre circostanze questa tifoseria mi è apparsa così coesa.
Arriva in contromano un’auto: dietrofront! Arriva un motorino: alt, requisito! Sale in piedi sulla sella un Supporter e dal megafono vengono ribadite le direttive: che non voli un sasso, che non parta un insulto, serve solo il cervello per combattere certi atteggiamenti (come non condividere!). Altrettanto chiaramente viene detto che se dovesse capitare qualcosa non si è disposti a porgere l’altra guancia.
Il motorino è restituito al proprietario ed il corteo nel giro di pochi minuti si muove, omini in divisa non ce ne sono in giro ed anche quelli della Digos vengono invitati a sparire subito. Visto dal basso il gruppo che si muove sembra quasi di poca cosa, ma appena riesco a trovare un muretto su cui salire il colpo d’occhio è eccezionale: il corteo è lungo oltre duecento metri e si ingrossa strada facendo, tanto che si decide lì per lì di allungare il tragitto previsto per giungere alla Questura. Dalla case la gente guarda, forse non capisce ma sorride. Il corteo prosegue in completa autogestione e senza nessuna sbavatura, se non forse un passo troppo sollecito.
Alle 17.30 la meta è conquistata ed il gruppo assedia pacificamente la Questura: non sono un mago nel fare certe stime ma credo che ci siano non meno di duemila persone, compatte e decise a fare valere le loro ragioni: “Per noi la curva è aggregazione e l’Atalanta è una famiglia” come stava scritto alla fine del volantino.
Una delegazione della curva entra in Questura. Servirà?! Non servirà?! Non lo so, ma vi assicuro che è stata una lezione di mentalità ultrà!
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