Uno striscione «rubato» ai milanisti e l’assalto agli juventini. Scoperto il movente della rissa dell’altro giorno in piazzale Loreto.
29 Aprile 2003 - letto 13708 volte Fermato un tifoso rossonero Che la scazzottata di lunedì sera tra milanisti e juventini in piazzale Loreto sia la storia di un bottino di guerra nel 2003 d.C. è abbastanza probabile. E’ un'episodio che s'iscrive nelle regole di un'epica arcaica, che affonda le proprie «ragioni» nelle «ragioni» della mitologia, dove le forme simboliche valgono più delle leggi fissate dalla convivenza civile. Il fatto è noto. Alle 18 dell'altra sera alcune decine di tifosi juventini stavano salendo sul pullman che li doveva portare a Barcellona per la partita di Champions League. Si sono avvicinati a loro dei presunti tifosi milanisti, alcuni con il volto coperto, armati di mazze da baseball. Non si sa cosa si siano detti i due gruppi, ma presto si è innescata una rissa da Bronx, sedata solo dall'arrivo della polizia. Ma prima che i poliziotti siano riusciti a mettere ordine, alcuni degli aggressori sono riusciti ad aprire i bagagli degli juventini e a frugare nelle borse già sul pullman. E, forse, anche a trovare quello che cercavano. Già, cosa cercavano? Per capire cosa probabilmente cercavano - una verità che conosce con esattezza solo il fermato della rissa - bisogna risalire a Empoli-Milan, 12ma giornata del girone d'andata del Campionato 2002-2003. Allora, era il primo dicembre del 2002, a un autogrill un gruppo di ultrà juventini era riuscito a rubare a un gruppo di milanisti uno striscione. Tra tutti i bottini di guerra il più ambito. Il vessillo degli altri. La bandiera. Possedere l'altrui bandiera è come aver violato il territorio nemico. Quello striscione rubato, e in questo racconto c'è la conferma degli ultrà rossoneri, è stato più volte esposto dai «colleghi» juventini in segno di dileggio durante varie partite. Anche Juve-Milan. Troppo. Un oltraggio insopportabile. Da qui, forse, la decisione di individuare chi teneva lo striscione e di riprenderselo. Uno dei leader delle Brigate Rossonere, ieri tendeva a smorzare questa ipotesi o, comunque, a sottolineare che «non c’è stato nulla di organizzato da parte dei gruppi come la Fossa, le Brigate o i Commandos» e che «si è trattato di una iniziativa isolata che deve finire senza conseguenze». Il tifo vive delle regole dei riti e dei miti: iniziazioni, investiture, controllo del territorio (la curva), inni, totem (i giocatori simbolo), vessilli (gli striscioni). Sono le forme con le quali l’uomo moderno scopre quanto di arcaico si porti dietro. di Pierluigi Panza Notizie correlate Milan
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