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OGGI SCUDETTO ALL’INTER, IN LEGA TOCCA A MORATTI
26 Luglio 2006 - letto 1596 volte
Uno scudetto di luglio. Come sessant’anni fa. Allora, nel primo campionato dopo la guerra, con doppio girone, toccò al Grande Torino di Valentino Mazzola (davanti alla Juve); oggi è il giorno dell’Inter. Entro mezzogiorno l’Uefa, che ieri ha concesso l’ultima deroga, aspetta dalla Federcalcio l’elenco delle squadre italiane da iscrivere nelle coppe europee (venerdì il sorteggio a Ginevra per Milan e Chievo). I tre saggi (Aigner, Coccia e Pardolesi), incaricati dal commissario straordinario della Figc Guido Rossi di esaminare la materia, hanno raggiunto il convincimento che lo scudetto vada assegnato e che, nel caso in cui escano di scena le prime due in classifica, il titolo debba andare alla terza piazzata. L’esempio viene dal Cio, il Comitato olimpico internazionale, che applica questa regola ai Giochi. Il parere ha valore consultivo e non vincolante; l’ultima parola spetta al professor Rossi, che, da commissario, riassume in sé tutti i poteri del presidente del Consiglio federale, ma è difficile pensare che possa decidere di non assegnare il titolo 2005-2006, dopo che quello del 2004-2005 è stato definitivamente revocato. Così l’Inter, in queste ore, conquisterà il quattordicesimo scudetto della sua storia. Da parte di Massimo Moratti (e del presidente nerazzurro, Giacinto Facchetti) non c’è alcun imbarazzo nell’accettare questo scudetto, convinto com’è che il rispetto delle regole e dei valori sportivi sia importante quanto le qualità tecniche di una squadra e che l’onestà non debba essere premiata, perché dovrebbe essere la condizione di partenza generale, però vada riconosciuta. Semmai l’azionista di maggioranza ha trovato incredibile che venga giudicato dall’esterno (e anche da una parte dei tifosi interisti) più imbarazzante l’accettazione di uno scudetto, assegnato dai vertici federali, piuttosto che il quadro generale di questo scandalo, dove in pochissimi hanno fatto un passo indietro. Moratti non ha dimenticato tutto quello che è accaduto negli undici anni in cui si è trovato a guidare l’Inter, tutte le amarezze raccolte, i soldi investiti in un mondo apparso al di sotto di ogni sospetto, le critiche delle quali è stato oggetto, da chi gli insegnava come si sarebbe dovuto muovere nel calcio e quali regole seguire. Questa convinzione, nata nei giorni in cui si è sviluppato lo scandalo, semmai si è rafforzata nelle ultime ore, dopo aver ascoltato le sentenze della Corte federale. Senza dimenticare che l’assegnazione dello scudetto (mai rivendicata) aiuta l’Italia a non perdere posizioni nella classifica Uefa per le coppe. Uno scudetto non per la gloria personale,maper chiarire bene i contorni del quadro calcistico di questi anni. La giornata che può regalare all’Inter il quattordicesimo scudetto, il più anomalo della storia, ha avuto un prologo inatteso. Chiamato a partecipare a una riunione delle società di serie A e B, per trovare una soluzione alla crisi della Lega di Milano dopo le dimissioni di Galliani, a Moratti è stato chiesto a sorpresa di fare da reggente e dimettersi al lavoro insieme con altri due (o quattro) dirigenti, per dar vita a un comitato che riscriva le regole, prima di passare la mano a un nuovo presidente e a un direttore generale esterni al mondo del calcio. La proposta lanciata dal presidente del Palermo, Zamparini, è stata presentata all’unanimità dai venti dirigenti presenti nella sede di via Rosellini. La spinta è venuta dalla preoccupazione di ritrovarsi con un commissario anche in Lega, oltreché in Federcalcio, e allora hanno capito che era necessario mettere in campo il dirigente calcistico più stimato anche all’esterno, sebbene, in passato, il clima nei confronti dell’azionista di maggioranza nerazzurro fosse apparso di diverso contenuto. Oggi Moratti ascolterà l’assemblea, per capire se esiste davvero la volontà di lavorare e di rinnovare e se la fiducia nei suoi confronti è reale e non strumentale, cioè dettata dalle preoccupazioni di un momento o dalla paura per l’arrivo del commissario. Qualche commento post-sentenza potrebbe indurre Moratti a cambiare idea, anche perché i giochi sono aperti.
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