Dopo anni di relativa calma, si sapeva che per questa partita la tradizionale rivalità tra le due tifoserie avrebbe registrato una decisa impennata: tutto a causa di quel colpo “gobbo” (mi si conceda il gioco di parole) che lo scorso 1° dicembre in un Autogrill aveva consentito ai bianconeri (diretti a Roma) di uscire dagli scontri contro dei milanisti (diretti ad Empoli) con un considerevole bottino di trofei rubati. Per l’esattezza gli striscioni da trasferta di Rams e Sconvolts più un imprecisato numero di stendardi.
Inevitabile pensare che ci fosse una gran voglia di vendetta, considerato lo smacco subito, da parte dei rossoneri ed in particolare di quelli che a S.Siro stazionano al primo anello.
L’arrivo a Milano avviene quindi di buon’ora ed alle 18 ho già parcheggiato al solito posto in Piazzale Lotto. Poco dopo dal metrò sbucano proprio i bianconeri provenienti da Torino che, circondati da una scorta corposa ma non imponente, si preparano al corteo verso lo stadio. Il clima non è eccessivamente carico: vola qualche oggetto verso i tifosi milanisti in transito, si alzano alcuni cori ma tuttosommato il corteo parte e procede con una certa tranquillità.
Lo seguo da vicino (Canon al collo) ed osservo soprattutto le primissime file: cordone di aste, qualche faccia poco “raccomandabile”, molta gente piuttosto su di età dietro a cui ci saranno circa 350 tifosi (ma le stime non sono il mio forte). Frequenti, spesso per scelta degli stessi juventini, gli stop-and-go del corteo, che prosegue peraltro senza problemi di sorta: il lavoro del plotone di carabinieri che lo precede, perlustrando le strade che intersecano via Caprilli, appare al più una puntigliosa precauzione dato che si nota solo qualche “vedetta” ma non le truppe.
Man mano ci si avvicina a S.Siro si intensificano i cori, che culminano con un irriverente “Dove sono gli ultrà?!” mentre il corteo è già nei pressi dell’ingresso dell’ippodromo: in effetti la situazione è calmissima ed in giro di gente se ne vede poca.
Il tempo di fare qualche decina di metri che, mentre il corteo sta quasi svoltando per una strada “protetta”, lo scenario si infiamma improvvisamente. L’assalto degli ultras milanisti è di quelli “senza se e senza ma”, rapido, violentissimo e di massa: un gruppo parte dalla direzione del baretto e carica frontalmente lanciando torce, razzi, sassi e mettendo subito in crisi il cordone di carabinieri davanti. Stesso armamentario viene usato da un secondo gruppone che, materializzatosi quasi dal nulla, attacca invece il corteo sul fianco destro. Sono istanti particolarmente concitati anche per me, che devo pensare più che altro a mettermi al sicuro e che quindi perdo inevitabilmente qualche frangente. Il fumo delle torce e dei razzi, che continuano a volare verso i bianconeri, rende poi tutto ancora più difficile da osservare ma, una volta portatomi alle spalle dei milanisti, l’impressione che ho è che o sono entrati nel corteo o che non ci sono riusciti per un pelo, anche perché in quel punto i bianconeri non riescono ad indietreggiare di molto dato che c’è il muro dell’ippodromo.
Vado, con alterna frequenza, da quasi 15 anni a Milano e non avevo mai visto nulla del genere: le forze dell’ordine non riescono a contrattaccare subito ma ci vogliono almeno un paio di minuti prima che la loro carica faccia indietreggiare i milanisti di una ventina di metri. Mentre stanno arrivando a sirene spiegate i rinforzi parte una seconda decisa carica verso il corteo che riporta i rossoneri ancora a breve distanza e stavolta a volare sono anche le sedie ed i tavolini di un chiosco bar. Una siepe lì vicino intanto va a fuoco.
Con difficoltà i milanisti vengono allontanati e il corteo fatto avanzare in un zona riparata, dove resterà fermo quasi un quarto d’ora prima di guadagnare l’ingresso del settore ospite, mentre nel frattempo gli scontri tra rossoneri e forze dell’ordine si sono spostati nella zona intorno al baretto: lacrimogeni, torce, aste, caroselli di cellulari, perfino un plotone di carabinieri che arriva a passo di battaglia picchiando sugli scudi. Alla fine la carica della celere sospinge quasi tutti nella via tra stadio ed ippodromo, liberando la zona e consentendo al corteo di ripartire: un mezzo tentativo di carica nel momento di sbucare sul piazzale e poi tutti di corsa verso i cancelli.
Nemmeno il tempo di ragionare che ai lati del corteo non c’è servizio d’ordine che dalla coda si stacca un gruppo di venti/trenta persone, aste e cinghie alla mano, in cerca di avversari: in quel luogo però c’è solo gente in attesa dei pullman delle squadre ed il manipolo rientra nei ranghi. Mi sposto verso il parcheggio dei pullman ed incrocio un altro gruppetto di ultras juventini che ritorna verso l’ingresso degli ospiti: più che le imprecazioni che si scambiano mi colpisce il fatto che uno di questi ha in mano tre o quattro cinghie, non capisco e proseguo. Poco oltre c’è un altro schieramento di carabinieri in assetto antisommossa che fronteggia altri milanisti, forse gli stessi di prima che avevano fatto il giro dello stadio.
Ormai sono quasi le 19 e lentamente la situazione torna sotto controllo, anche se l’aria continua ad essere pungente per il fumo dei lacrimogeni.
Entro tre quarti d’ora dopo, fortuna ha voluto che il mio più caro amico ai tempi delle superiori avesse un abbonamento in più… e che posto: primo anello arancio quasi a metà campo.
Lo stadio dentro è pieno, ma non strapieno, nonostante la gente occupi anche le scale. Ai bianconeri è riservato tutto il primo anello blu, credo siano oltre 6.000 persone. Nel pezzo dietro la porta ci sono gli striscioni del Nucleo e quelli di varie sezioni e clubs, mentre in curvetta la transenna resta sguarnita fino alle 20.15, alimentando forse qualche malsana fantasia di altri striscioni rubati. Invece vengono poi appesi Fighters (marchio registrato!) ed Arditi, con contorno di esposizione degli stendardi rubati: alla fine ne conto ben sei, di cui 5 griffati Commandos ed uno Rams. Gli striscioni, invece, li hanno lasciati a casa.
Dall’altra parte partono ripetutamente cori che danno dei conigli agli ospiti, ma nulla più. Buona presenza di due aste in Curva Sud, mentre i Commandos aprono e lasciano appeso “A VOI I SOLDI, A NOI LA REPRESSIONE” che, con tutta franchezza, ha poche possibilità di essere preso sul serio dopo gli incidenti del pre-partita.
Il tifo secondo me è nel complesso sottotono, sia a livello coreografico che vocale. All’ingresso entrambe le tifoserie accendono torce in ordine sparso, senza ottenere risultati particolarmente suggestivi.
La partita è subito movimentata dal goal del vantaggio del Milan, che eccita per bene la curva: bello in particolare il “you’ll never walk alone” che viene ripetuto a lungo, alternato da battimani ben coordinati. Poi arriva il pari della Juve, e riprendono quota i tifosi ospiti: i cori non sono molto originali ma si sentono bene.
Il nuovo vantaggio ad opera di Inzaghi - siamo al 25’ - mette definitivamente a tacere gli juventini, che sentirò nell’occasione di qualche coro offensivo (uno nel primo tempo e due-tre nel secondo) e poi più nulla.
La curva rossonera continua a sbattersi in modo costante e prevale senz’altro sugli avversari, ma è al di sotto delle sue tradizioni e delle sue potenzialità: cori ripetivi, spesso brevi e molto “sporcati” dai tamburi.
Gli unici episodi fuori dal coro sono l’incendio di un paio di striscioni dei Milan Club sopra il settore dei bianconeri (mediante torcia attaccata ad una lunga asta: voto 8 per la fantasia, voto 4 per la mentalità) ed un paio di striscioni offensivi in zona Brigate: uno mette in rima ultrà con dignità (che mancherebbe ai bianconeri), un altro rimanda in modo tanto banale quanto odioso alla tragedia dell’Heysel (crescendo ho capito anche io che su certe cose non si scherza!).
Il finale di partita scorre quindi tranquillo e chi pensava/temeva/sperava in un’incursione dei rossoneri direttamente nel settore ospite resta a bocca asciutta. Al triplice fischio molti juventini sono già usciti dallo stadio, qualcuno si crede più furbo degli altri e non nasconde la sciarpa: forse non ha capito che ieri non era aria e ne vedo almeno un paio col naso in frantumi.
Sono le ultimi immagini della serata, perché anche stavolta non aspetto il dopopartita e torno subito verso l’auto.
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