Milan e Inter rivali nel derby ma alleate nelle plusvalenze
12 Marzo 2007 - letto 2244 volte Il caso Brunelli, arrivato solo ieri sotto la lente dingrandimento della Commissione Disciplinare, è solo uno dei numerosi scambi fittizi tra Milan e Inter avvenuti tra il 1999 e il 2004. La società nerazzurra e quella rossonera si dichiarano nemiche sul campo, sempre pronte a polemizzare sulle questioni calcistiche: in realtà, la vicenda delle plusvalenze, evidenziata dai riscontri sui bilanci di entrambe, sembrerebbe affermare una certa affinità tra di esse. Questo stretto rapporto è tuttora al vaglio della Procura della Repubblica di Milano, che ne sta verificando le eventuali irregolarità. Di queste operazioni di finanza creativa ne è stata informata il 27 aprile 2004 la VII Commissione Cultura della Camera, che ha indagato sui problemi del pallone nostrano.Prima di passare in rassegna tutti i casi riguardanti i due club milanesi, occorre spiegare cosè una plusvalenza incrociata fittizia. La plusvalenza, ossia la differenza positiva tra il valore iscritto a bilancio di un calciatore e la somma di cessione, è un fatto perfettamente lecito. Invece, quella incrociata prevede che due club si scambino alla stessa cifra due o più calciatori contemporaneamente: si comprende facilmente che in questo caso loperazione non movimenta denaro, ma ha solo un risvolto contabile. Entrambe le società registreranno nellesercizio di competenza la plusvalenza incassata, ripartendo invece su cinque anni la cifra della cessione. Questultima è però una passività che pesa sugli esercizi futuri: ed ecco spiegato perché Milan e Inter hanno proseguito a scambiarsi altri calciatori (sconosciuti oppure noti) a prezzi ben superiori rispetto ad ogni logica di mercato. I quartetti doro «La Lega non può sindacare loperato dei singoli, perché sono società per azioni».Così dichiarò lex presidente della Confindustria del pallone, Adriano Galliani, durante la conferenza stampa in Lega Calcio del 24 giugno 2003, a proposito degli scambi incrociati tra la sua società (Galliani era allora ed è tuttora amministratore delegato del Milan) e quella nerazzurra. Galliani aggiunse che «se Inter e Milan vogliono scambiarsi i giocatori, non posso farci niente». Fedele a questo suo principio, il dirigente rossonero svolse pochi giorni dopo lennesima operazione con lInter. Infatti, stando al bilancio 2002/2003 del Milan, la società di via Turati scambiò con quella presieduta da Massimo Moratti due quartetti di giocatori. Il Milan cedette allInter Simone Brunelli, Matteo Definite, Matteo Giordano e Ronny Toma. In cambio, la società nerazzurra cedette a quella rossonera Salvatore Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli e Marco Varaldi. Il prezzo complessivo pattuito fu di 13,95 milioni. Il Milan incassò una plusvalenza di 11,961 milioni, mentre lInter ottenne un maggior introito di 13,941 milioni. Particolare curioso: Livi fu ceduto a 3,45 milioni contro i 3,5 per ciascun altro calciatore. Visti i prezzi gettati a caso, perché sono state tolte proprio a lui 50mila euro di valutazione? E un mistero rossonerazzurro. Gli scambi del 99 Oltre al celeberrimo scambio di quartetti, Milan e Inter hanno svolto anche altri scambi incrociati. In ciascuna delle stagioni comprese tra il 1999-2000 e il 2001-2002 Inter e Milan si sono passati di mano Paolo Ginestra e Matteo Bogani, Fabio Di Sauro e Davide Cordone, Andrea Polizzano e Marco Bonura. Ogni operazione ha fruttato una plusvalenza reciproca variabile tra i 7 e i 10 miliardi di vecchie lire (non era ancora in vigore leuro): valutazioni completamente fuori mercato per lepoca. Ma ci sono stati anche scambi di giocatori celebri, come Francesco Coco e Clarence Seedorf: sia lInter che il Milan hanno incassato la stessa cifra di 29 milioni. Questo scambio è stato effettuato nellestate del 2002, quando tutti gli osservatori del calciomercato affermavano in coro che i prezzi erano in netta discesa. Nonostante ciò, il valore attribuito a Coco e Seedorf è lo stesso dellacquisizione un difensore di livello internazionale come Alessandro Nesta: il Milan lo prelevò dalla Lazio per circa 31 milioni il 31 agosto del 2002.Ma il valzer dello scambio di casacche, svolto da Milan e Inter, ha coinvolto altri giocatori: Andrea Pirlo, Andres Guglieminpietro, Dario Simic, Cyril Domoraud, Christian Brocchi, Umit Davala. Gran finale con Crespo Nel calderone delle plusvalenze interiste, una voce a parte merita l«affare Crespo», segnalato anche dalla società di revisione Kpmg nella sua relazione al bilancio 2005/2006 della società nerazzurra. Il 31 agosto 2002 lInter acquistò dalla Lazio lattaccante Hernan Crespo per 38 milioni di euro, secondo quanto rilevato a pagina 53 del bilancio della società biancoceleste. La società milanese aveva sottoscritto un contratto quadriennale con il calciatore argentino: dividendo la cifra spesa su quattro anni se ne deduce che lammortamento annuo era pari a 9,5 milioni, che avrebbero portato il suo valore al 30 giugno 2003 a 28,5 milioni. Alla fine di agosto 2003, Crespo fu ceduto al Chelsea per 24 milioni: di conseguenza nel bilancio dellInter 2003/2004 ci si sarebbe attesa una minusvalenza di 4,5 milioni. E invece no: la società di Massimo Moratti comunicò, a pagina 8 del suo documento contabile, di aver ottenuto una plusvalenza di 20,663 milioni da contabilizzare proprio nel 2003/2004. La plusvalenza di Crespo fu leffetto deleterio della legge spalmadebiti approvata nel febbraio 2003. Secondo la perizia giurata, obbligatoria per la normativa, effettuata il 30 giugno 2003, il valore del calciatore argentino era crollato a 4 milioni: meno di due mesi dopo era letteralmente volato a 24 milioni. Ecco spiegata la plusvalenza da circa 21 milioni ottenuta dallInter. Ma, secondo larticolo 2426 del Codice Civile questo prodigio da mago Silvan non è possibile: la valutazione di un bene, comè appunto un giocatore per una società di calcio, va iscritta al costo di acquisto regolarmente ammortizzato. di Marco Liguori Fonte: quotidiano.net Notizie correlate Inter
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