Milan campione d'Europa, popolo rossonero in delirio!
29 Maggio 2003 - letto 2830 volte 28 maggio 2003, Manchester, stadio Old Trafford; lo chiamano il “Teatro dei sogni” ma il popolo rossonero ha smesso di sognare e sta vivendo un’esaltante realtà: il Milan conquista la sua sesta Coppa dei Campioni e torna sul tetto d’Europa dopo nove anni, battendo la Juventus ai calci di rigore al termine di una partita intensa e soffertissima; il Milan è Campione d’Europa; il Milan è la squadra più forte del continente e si porta a casa la “coppa dalle grandi orecchie”, il trofeo che tutti sognano di conquistare. Per zittire immediatamente chi tenterà di sminuire questo successo ottenuto “solamente” ai calci di rigore, diciamo subito che, come dice sempre il “maestro” Arrigo Sacchi, la lotteria dei rigori ha premiato chi ha meritato di più nel corso della partita: il Milan ha cercato con più convinzione e determinazione il successo e ora può godersi un trionfo legittimo, anche per quello che la squadra ha fatto vedere nell’arco di tutta la competizione, un’edizione della Champions League che non potremo mai dimenticare. Ansia, tensione, emozione, gioia, disperazione, timore, speranza, paura di non farcela, convinzione, delirio…c’è tutto il vasto e completo campionario di sensazioni che un tifoso può provare in questa notte magica, un’altro giorno da segnare in rosso sul calendario della nostra vita, un’altra serata che non dimenticheremo mai, grazie a questi splendidi ragazzi capaci di riportarci ai vertici del calcio europeo. Tutti indistintamente sono stati meravigliosi, fantastici, encomiabili e ora entreranno di diritto nella storia del Milan; siamo Campioni d’Europa e quest’espressione ha un sapore dolcissimo, ci entra nelle orecchie come il più ammaliante dei suoni e non smetteremmo mai di sentirlo dire e di affermarlo, di ricordarlo con orgoglio a tutti, a maggior ragione perché abbiamo sconfitto in semifinale e finale nientemeno che Inter e Juventus…il massimo del godimento e della soddisfazione! Avrei voluto parlarvi dell’atmosfera di Manchester, delle peripezie per raggiungere la capitale del sogno rossonero, del clima sugli spalti, del tifo nel tempio dell’Old Trafford ma chi mi segue spesso sa già che, come tanti altri tifosi rossoneri, non sono andato in Inghilterra (e non aggiungo altro perché non è certo il momento di fare polemiche!) ma ho optato per la migliore delle alternative possibili per chi è rimasto in Italia, ovvero seguire la partita a San Siro, insieme a molti altri tifosi (circa 25000) che hanno affollato l’impianto dove abitualmente giocano i rossoneri; non arriverò mai a dire che era come essere a Manchester, perché avendo vissuto altre finali “dal vivo” so che niente può essere paragonato a quelle sensazioni e a quelle emozioni che hanno vissuto i fortunati presenti all’Old Trafford, ma questo ormai conta poco e passa in secondo piano, lasciando spazio solo alla grande emozione, alla soddisfazione, alla felicità per il risultato raggiunto, per la conquista della coppa; siamo Campioni d’Europa e scusatemi se mi ripeto, ma dirlo ha un sapore dolcissimo, esaltante, inebriante! Inutile parlare di formazioni, schemi, tattiche e fare una cronaca puntuale e precisa della partita: chiunque abbia un cuore rossonero nel petto ha visto, vissuto, sofferto, giocato quasi fosse in campo anche lui questa partita e nella sua mente avrà già selezionato una serie di immagini che rimarranno per sempre stampate nella memoria ed impresse nel cuore; inoltre la tensione e l’ansia sommate all’incredibile gioia esplosa dopo il rigore decisivo di Shevchenko mi hanno completamente tolto la lucidità mentale necessaria per essere preciso e puntuale. E allora eccovi le mie personalissime “diapositive” di questa notte mitica, storica, leggendaria, le immagini e le sensazioni da raccontare con orgoglio a figli e nipoti, perché anche a distanza di anni le porteremo sempre con noi, come se fossero attuali. Prima di tutto l’immagine della Curva Sud e della sua splendida coreografia: al secondo anello (ebbene sì chiamiamolo così, facciamo finta che fosse San Siro!) la scritta FORZA in bianco su sfondo rossonero; in transenna il lungo striscione RICONQUISTIAMOLA!!! e al primo anello il simbolo di Milano ma su sfondo rossonero; ancora una volta i ragazzi della Sud hanno dato spettacolo e l’emozione è stata forte anche a 1500 Km di distanza. Poi i volti tirati, concentrati, tesi e decisi dei giocatori scelti da Ancelotti per disputare questa partita, il più importante Milan-Juventus che si sia mai giocato; nell’aria risuonano le note dell’inno della Champions League e mai come questa volta i brividi che scorrono lungo tutta la schiena emozionano e commuovono l’animo; poco prima il cielo di San Siro è stato squarciato dal coro dei presenti che hanno cantato l’inno ufficiale del Milan con un’intensità ed una partecipazione incredibile, al punto che mi piace pensare che questo canto, una sorta di collettiva invocazione alla squadra del nostro cuore, sia giunta fino a Manchester e si sia magicamente unito al gran tifo dei presenti all’Old Trafford; davvero un momento emozionante e ve lo dice uno che ne ha viste e vissute tante. Poi via con la partita, con un Milan subito padrone del campo e del gioco per sorprendere la Juve e per evitare di essere a sua volta sorpreso: la speranza che sale minuto dopo minuto e sembra concretizzarsi immediatamente con lo splendido gol di Shevchenko, ma quando l’irrefrenabile esultanza è già scattata all’Old Trafford, a San Siro…dovunque, ci accorgiamo che il guardalinee con la sua bandierina alzata ha confezionato una gigantesca beffa e la delusione è enorme. Ovvio trarre lugubri presagi dall’episodio, altrettanto scontato pensare che, come al solito, i “gobbi” abbiano beneficiato dell’ennesimo “aiutino” della loro lunga serie; ma il Milan non molla, continua a giocare bene, a spingere e a sfondare con Shevchenko su quella fascia destra in cui Montero viene sistematicamente saltato e travolto. Gattuso lotta con la solita grinta su qualunque avversario gli capiti di fronte, la difesa è attenta e concentrata e riduce al minimo i rischi, il centrocampo è efficace, mantiene il possesso del pallone e crea gioco facendo girare a vuoto il motore della Juventus; manca solo il gol e quando lo splendido colpo di testa di Inzaghi viene neutralizzato da Buffon con un autentico miracolo, il rammarico si somma all’orrenda sensazione che il Milan stia sprecando ghiotte occasioni e rischi di venire punito e beffato successivamente. Intanto la Juve perde i pezzi (infortunio di Tudor) e prosegue la sua prestazione negativa; l’assenza di Nedved pesa più del dovuto e Camoranesi fa rimpiangere il suo compagno, fermato dalla squalifica. L’intervallo non riesce a diminuire la tensione che è ormai a livelli massimi: il tempo passa ed è sempre più evidente che chi dovesse riuscire a sbloccare il risultato avrebbe grosse possibilità di portarsi a casa la coppa. Lippi inserisce Conte al posto di Camoranesi e i più attenti ricordano con terrore che il centrocampista bianconero ha fatto spesso gol al Milan; quando il suo colpo di testa va a stamparsi sulla traversa il sospiro di sollievo è pari al brivido per il rischio corso e il nostro cuore non ce la fa più a battere con regolarità. Cala un po’ il Milan, sale un po’ la Juve ma la partita è sempre equilibrata, combattuta e ricca di tensione; il vecchio guerriero Costacurta si arrende alla stanchezza e alle precarie condizioni fisiche e viene sostituito da Roque Junior. Ancelotti prova poi a ridisegnare il centrocampo, togliendo fantasia (prima Pirlo e poi Rui Costa) ed inserendo velocità ed imprevedibilità (Serginho) per sorprendere il centrocampo bianconero indebolito dall’uscita di Davids per infortunio e poi sostanza e grinta (Ambrosini) per gli inevitabili e imminenti tempi supplementari. Le squadre ci provano fino all’ultimo ma non riescono a trovare quell’episodio decisivo tanto invocato alla vigilia e ci toccherà soffrire e torturarci l’anima per altri lunghissimi minuti. I tempi supplementari sono una lenta agonia: poche occasioni e Milan penalizzato dall’infortunio di Roque Junior che rimane stoicamente in campo, visto che le sostituzioni sono terminate; in un’altra partita il brasiliano sarebbe uscito lasciando il Milan in 10 ma questa sera si può e si deve rischiare anche una gamba e il buon Roque resta sul terreno di gioco, zoppicante e quasi inservibile, ma prova a dare comunque il suo contributo e dimostra la straordinaria forza morale di un gruppo che non vuole mollare. Le due squadre sono stremate e attendono come un inesorabile epilogo i calci di rigore, mentre il nostro cuore si prepara a vivere dei momenti tremendamente emozionanti: il nervosismo raggiunge livelli incredibili, perché giocarsi tutto ai calci di rigore è davvero pazzesco. Comincia la “tremenda lotteria dei rigori” vissuta in apnea da chiunque: il cuore batte all’impazzata, la tensione annebbia la vista e diminuisce la lucidità mentale; i più sensibili nemmeno riescono a guardare i tiri dal dischetto, mentre gli stakanovisti della sofferenza se li “godono” impietriti con gli occhi fissi su quel dischetto e su quella porta che dovranno stabilire chi sarà campione d’Europa. Dida fa il primo miracolo su Trezeguet ed è gioia, raddoppiata grazie alla realizzazione di Serginho; segna Birindelli ed è il momento della disperazione per l’errore di Seedorf; l’ottovolante delle emozioni non si ferma mai ed è nuovamente gioia per la parata di Dida sul tiro di Zalayeta, che diventa subito sconforto per il successivo errore di Kaladze; Dida estrae dal cilindro la terza magia sul tiro di Montero e questa volta la speranza rimane viva nei cuori perché Nesta non sbaglia, anche se Buffon sfiora la parata che pareggerebbe i miracoli con il suo collega brasiliano. Siamo all’ultimo tiro, quello decisivo; si prova a spinger fuori con il pensiero il tiro di Del Piero ma nulla da fare e allora tocca a Shevchenko (uno dei migliori in campo) l’enorme responsabilità di decidere il destino del Milan: gol uguale coppa, errore uguale prosecuzione ad oltranza di tiri e sofferenze; lo sguardo di Sheva è intenso, concentrato, spiritato, con quella giusta dose di “occhio da tigre” che vuole sbranare la preda; tiro preciso, Buffon spiazzato GOL GOL GOL GOL GOL GOL, delirio in campo, sugli spalti, a San Siro, in tutta Milano, in tutta Italia per tutti i tifosi rossoneri di questa Terra! Il Milan è Campione d’Europa per la sesta volta, il Milan vince la Champions League e la tensione finalmente diventa esultanza e si scioglie in un enorme ed intensissimo abbraccio collettivo lungo 1500 Km; il Diavolo ha trionfato proprio nel regno dei diavoli rossi di Manchester, forse un segno del destino, forse solo una simpatica coincidenza che rende ancora più bello il ricordo di una città e uno stadio che sono entrati di diritto nella storia della società di Via Turati. Gli ultimi imperdibili fotogrammi prima della grande festa sono quelli della premiazione: medaglia per tutti i giocatori che sfilano sorridenti e soddisfatti davanti alla coppa oggetto unico ed esclusivo dei loro e dei nostri sogni; e poi il momento magico dell’alzata della coppa da parte di capitan Maldini; per la prima volta Paolo vince ed alza la Coppa dei Campioni da capitano e lo fa esattamente quarant’anni dopo suo padre e proprio in Inghilterra come Cesarone, a conferma che a volte il destino sa confezionare splendide coincidenze, meritate da una dinastia come quella dei Maldini, sempre presenti in campo nelle sei vittorie europee del Milan. Incredibile gioia nei volti di tutti, il giro di campo con prolungata sosta sotto la Sud per saltellare e cantare insieme alla Curva; la coppa dalle grandi orecchie lasciata sotto la gradinata dei tifosi rossoneri per poi essere onorata da un collettivo tuffo con rincorsa da tutti i giocatori; abbracci, sorrisi, incredulità, commozione; Gattuso che la stringe lungamente e si fa immortalare dai fotografi con la maglietta girata in modo da mostrare numero e nome sul petto, per quella foto che dovrà essere appesa nei corridoi di Milanello per soddisfare finalmente il più grande desiderio di Ringhio, stufo di passare davanti a foto di trionfo in cui lui non c’era. E’ festa a Manchester, è festa incredibile a Milano (stadio, piazza Duomo e tutti i luoghi classici), è festa dappertutto, dovunque ci sia un tifoso rossonero; la gioia azzera le distanze e coinvolge tutti, perché questo è uno di quei successi che non si dimenticano. Ha vinto la squadra che ha giocato meglio; ha vinto la formazione più continua e spettacolare in quest’edizione della Champions League; ha vinto un gruppo di straordinari giocatori che hanno fortemente voluto e cercato questo successo dal 14 agosto fino ad ora; ha vinto una società che è riuscita a tornare grande e vincente ai massimi livelli dopo qualche anno difficile; ha vinto un pubblico immenso come quello rossonero; HA VINTO IL MILAN e solo questo conta. La sofferenza è finita, le emozioni pure; 120 minuti interminabili, rigori da cardiopalmo con rischio di infarto collettivo, ma alla fine la gioia ripaga di tutte le indicibili sofferenze e rende incredibilmente magica e indimenticabile la notte. Una Champions League vinta eliminando in semifinale l’Inter e battendo in finale la Juventus è qualcosa d’irripetibile, incredibile, entusiasmante, stratosferico e ci ricorderemo di questo mese di maggio per tutta la nostra vita. La grande festa è appena iniziata e proseguirà per giorni, raggiungendo probabilmente il suo apice sabato sera a San Siro, in occasione della finale di Coppa Italia che potrebbe portare un altro trofeo in casa rossonera e, soprattutto, permettere il colossale abbraccio fra il Milan e il suo stadio e la sua città. Milan Campione d’Europa ed è un onore poterlo scrivere, al punto che l’emozione mi fa tremare le mani mentre digito le parole con la mia tastiera; I CAMPIONI D’EUROPA SIAMO NOI, le dolci parole di una canzone che non smetteremmo mai di cantare in questa magica notte di fine maggio in cui il Milan è tornato sul tetto d’Europa; grazie ragazzi, siete stati splendidi e siamo immensamente orgogliosi di voi e di quei colori rossoneri che colorano tutto il continente. Davide Bin davbin@inwind.it Fonte: MILAN News - milannews.net Notizie correlate Milan
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