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"IL ROMANISTA" interroga l'Osservatorio Nazionale delle Manifestazioni Sportive
06 Ottobre 2007 - letto 2790 volte
Interessante intervista su "Il Romanista" di oggi effettuata da Daniele Galli al Dott. Felice Ferlizzi, presidente dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive.


Dal quotidiano "Il Romanista"
A cura di: www.asromaultras.it

"ULTRAS, SIAMO PRONTI AD ASCOLTARVI"

Il Televideo impostato su pagina 101. "Ultim’ora". Nel cuore del Viminale, tra una nota di Bach e un’altra di Beethoven, tra una foto del Papa e un tricolore, la tivvù di Felice Ferlizzi è sempre accesa. Il presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, l’uomo che assegna rischi all’Italia del pallone, in fondo, ama l’informazione.
«Va bene, facciamola questa intervista. Ma so già che mi processerà (e perché?)», sorride diffidente.
Presidente, partiamo dagli ultimi incidenti tra tifosi. Vi stanno facendo “sballare” tutti i dati positivi e ottimistici che avevate stilato sulle curve. Non crede che fossero viziati dalla chiusura degli stadi e dai divieti delle
trasferte, del dopo-Raciti?
«Non è stato falsato nulla. Le spiego. Che il calcio italiano avesse dei problemi da qualche anno (direi da sempre, ma - se si riferisce alla violenza - chissà dov'era Ferlizzi negli anni '80... se invece si riferisce alla corruzione, ai vari Moggi che si acchittavano le partite e le cui mogli venivano scortate durante lo shopping allora ha ragione), è un fatto condiviso da tutti. La stagione appena trascorsa è stata, però, certamente particolare. Nel campionato di Serie B c’erano realtà importanti come Juventus, Genoa e Napoli. Nonostante l’aumento delle presenze sugli spalti, dopo l’11a giornata registravamo comunque una flessione del numero di incidenti tra tifosi. L’unica nota stonata era rappresentata dal maggior numero di feriti contati tra le forze dell’ordine. Ci chiedemmo allora se questo non dipendesse dalla mancata messa a norma degli impianti (E avete pensato di sì, non frequentando lo stadio come facciamo noi. Invece no: dipendeva - oltre naturalmente ad una frangia violenta di tifosi propensi allo scontro - ANCHE dalla non professionale gestione dell'ordine pubblico e dall'abuso del daspo, che ha fatto salire il veleno a tutte le tifoserie d'Italia. Avete sostituito la P.S. con gli stewards e le cose sono migliorate. Tra un po' gli stewards si "celerizzeranno", come già sta avvenendo, e saremo da capo a dodici.
Resta il fatto che gli impianti ora sono a norma ma, ciò nonostante, siete costretti a chiuderli o a vietare le trasferte, quindi è ovvio che non era solo quello il problema).
La legge c’era, era la Pisanu (daje Torres! Un occhio di riguardo per favore!) del 2005, ma le società di calcio avevano usufruito continuamente di proroghe (più che proroghe, deroghe. E chi gliele dava? I Prefetti!!!).
La situazione precipitò a febbraio, allorquando l’ex commissario straordinario della Figc, Luca Pancalli, fermò tutto il calcio, dopo gli omicidi del dirigente, Ermanno Licursi e dell’ispettore di polizia, Filippo Raciti (più per il secondo che non per il primo). Con il decreto Amato si disse “basta” alle proroghe per gli stadi non sicuri (bastava non concedere più deroghe, il decreto non era necessario, già c'era la Legge Pisanu che nessuno - società e polizia - applicava), aprendoli solo agli abbonati (rimedio ipocrita: se uno stadio non rispetta le norme di sicurezza, ciò vale anche per gli abbonati). Alla fine della stagione, i nostri dati sulla sicurezza furono confortanti (stendiamo un velo pietoso)».
Resta il fatto che quelle statistiche fossero state influenzate dalla parziale chiusura degli impianti.
«Certo, anche quello è un dato di fatto. Ma noi non dobbiamo vendere un prodotto a qualcuno. L’Osservatorio deve fare una fotografia per altri enti, anche per le società di calcio. E questa fotografia è assolutamente
obiettiva (magari sull'obiettivo della macchina fotografica c'è qualche filtro....). Non voglio mica dire, poi, che i nostri dati siano positivi in assoluto. Ma incoraggianti, questo sì (Alcune mini inchieste hanno dimostrato, per tabulas, come tali dati siano decisamente discutibili, volendo usare un eufemismo. Mi piacerebbe fare diverse domande al Dottor Ferlizzi su come vengono rilevati questi dati, da chi, e, soprattutto, se vengono aggiornati. Io ho dimostrato che non sono corretti, utilizzando gli stessi dati forniti dalla Polizia di Stato e dal suo Osservatorio, prima presieduto dal Dott. Francesco Tagliente, ora Questore di Firenze)».
Come fa l’Osservatorio a stabire che una partita è più a rischio di un’altra?
«Cominciamo con il dire che l’Osservatorio non è un Tribunale (ce ne eravamo accorti tutti: un Tribunale è imparziale!), né si sostituisce alla giustizia sportiva. Dà all’autorità provinciale (i prefetti, ndr) dei pareri. Peraltro, da quest’anno diamo questi consigli quindici giorni prima della partita sotto esame, non più solo sette. Fatte queste premesse, viene condotta un’istruttoria».
Un’istruttoria?
«Ci sediamo tutti insieme al tavolo, componenti delle forze dell’ordine e sportive. Io coordino l’attività. Ma non decido da solo. Cerco di moderare gli interessi che si contrappongono (denaro e sicurezza), poi si vota. Le determinazioni passano con i due terzi dei voti dell’Osservatorio».
Quali sono i criteri che adottate?
«Vengono presi in esame due criteri precisi ai fini della determinazione dell’Osservatorio: “l’indice di rischio” e la “gravità”. Anche qui serve fare chiarezza. Allora, l’indice di rischio si riferisce alla partita. Se quel
match può comportare maggiori o minori problemi di ordine pubblico (per questo leggono collegialmente il muro di Tifonet e analizzano le scritte sui muri, vedi Genoa/Milan). Ma il vero patrimonio genetico di una tifoseria è rappresentato dal coefficiente di “gravità”, una sorta di punteggio attribuito dopo ogni partita, che tiene conto dei verbali stilati dalle forze dell’ordine, delle comunicazioni delle società, della giustizia sportiva nonché della posizione dello stadio. Se l’impianto garantisce una maggiore o minore sicurezza. L’indice di gravità è un voto che poi la tifoseria si porta dietro (Il criterio, da questo punto di vista, può anche essere corretto. Tuttavia mi chiedo: l'indice di gravità viene cancellato o ridotto quando la tifoseria non dà problemi o rimane per l'eternità? Roma/Napoli o Genoa/Milan non si potrà mai più giocare da qui fino al 2100? E perché non vietate la vendita ai tifosi ospiti in un qualsiasi Roma/Lazio o Lazio/Roma? Vi crederò e dirò che avete agito correttamente solo quando farete giocare Roma/Lazio o Lazio/Roma a porte chiuse, visto che la partita è a rischio elevatissimo. Ma non lo farete mai e sapete bene perché). Che influisce sulle determinazioni future dell’Osservatorio e che va da zero a tre».
Dopo Roma-Inter, ci risulta che alla società giallorossa sia stato dato un tre, mentre all’Inter un uno.
«Non vedo perché ci si scandalizza di questi nostri criteri. Io sarei più preoccupato dei due romanisti che danno la classica “puncicata” ai due interisti, solo perché sono interisti (Su questo sono d'accordo. Quello che contesto è l'ipocrisia: a Roma/Manchester United - che coefficiente verrà dato? Farete disputare la partita di giorno? Perché non imponete all'UEFA un orario diurno? Perché non potete farlo, in quanto gli interessi che si contrappongono prevedono che il denaro prevalga sulla sicurezza e perché in Europa riderebbero dietro all'Italia, ecco perché! Altro che Europei 2012! In tutta Europa ci sono i problemi dell'Italia ma solo da noi ci sono questi rimedi elimina-tifosi)».
È che non si capisce dove inizia e dove finisce la responsabilità
oggettiva di una società.Tanto per capirci, se un tifoso dell’Inter viene aggredito a Ponte Milvio, la Roma è penalizzata. Ma se la stessa aggressione avviene a Piazza Navona? Avete una sorta di “distanza” limite? (domanda correttissima)
«Lei sa che la responsabilità oggettiva (un mostro giuridico) è già contemplata dalla giustizia sportiva. Nel calcio, una società paga per il comportamento dei propri tifosi. Ma a noi questo non interessa, non facciamo un discorso di responsabilità oggettiva. È semplicemente il nostro sistema di lavoro. In caso di incidenti che possano pregiudicare la gara, e ovunque accadano (Il Dottor Ferlizzi dice "ovunque": occhio a litigare nei pub che poi alla Roma gli squalificano il campo!), è giusto tenerne conto. Dispiace per la Roma, certo. Ma la Roma, accanto a sé, è circondata da fatti di questo genere (tradotto: di violenza, ndr). Non possiamo prescinderne. Sia chiaro, nessuno qui vuole danneggiare la Roma, come una qualsiasi altra società di calcio. Se dall’istruttoria emerge un voto negativo, purtroppo, e dico "purtroppo" perché i voti non mi piacevano nemmeno ai tempi della scuola, dobbiamo regolarci di conseguenza».
Si ricorda l’andata della finale di Coppa Italia? Roma-Inter si giocò alle 18 dopo un’accesissima riunione che si consumò qui all’Osservatorio, tra Lega calcio (con l’alleanza delle altre componenti sportive, come la Figc) e rappresentanti delle forze dell’ordine. Matarrese voleva che si giocasse in notturna, per i diritti delle tv (che pagano). Si consumò una "frattura istituzionale"?
«L’Osservatorio non si spaccò. Al tavolo furono rappresentati sicuramente una pluralità di pensieri e di interessi (soldi vs. sicurezza). Alla fine, per il bene di tutti, una soluzione venne trovata (un colpo al cerchio e uno alla botte). Si giocò alle 18, una via di mezzo. Vorrei però ricordare che noi venivamo da un accordo preso (con la Lega, ndr) dopo i due omicidi di Licursi e Raciti, in cui era stato stabilito che le partite a rischio non sarebbero più state disputate in notturna. Questo fino alla fine
della stagione. La finale di Coppa Italia rientrava nei patti».
Perché, allora, ci fu chi insistette per la notturna di Roma-Inter?
«Perché qualcuno disse: "Se gli stadi li abbiamo messi a norma, possiamo fare una deroga per la finale di Coppa Italia" (più che altro, se gli stadi sono stati messi a norma e, come diceva prima Ferlizzi, era quello il problema della violenza, non ha senso vietare le partite in notturna o vietare ai tifosi dell'hockey (sic!) di andare a seguire il Follonica a Vicenza... a quando i divieti per le partite a bocce?). Ma valeva l’intesa che avevamo raggiunto mesi prima. Attenzione, però, perché dal giro di tavolo, alla fine, emerse la volontà comune di giocarla di sera».

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Non vede in tutto questo una deriva autoritaristica? Il tifoso per bene, all’interno di un impianto, rappresenta il 99% di tutti gli spettatori. Un articolo de Il Riformista, qualche giorno fa, poneva l’accento sul pericolo concreto di una riduzione della libertà di circolazione, di riunione
e di manifestazione del pensiero. Diritti fondamentali sacrificati per la sicurezza.
«L’ho letto anche io. Che dire? Io mi attengo a un quadro ordinamentale", che mi è stato fornito dal legislatore (Il Legislatore, in questo caso, coincide con l'Amato Ministro e l'evanescente briatorina, che hanno dato poteri senza limiti a un organo di Polizia quale è, sostanzialmente, l'Osservatorio....
Quelle libertà di cui parlava il Riformista non sono "in pericolo": sono già state attaccate ed eliminate. Siamo in uno "Stadio di Polizia", modello che potrebbe essere facilmente esportato nella società civile, una volta aperta una crepa - come si è aperta - nella Costituzione.).
Questo tavolo, comunque, si arricchisce giorno per giorno di tutti i contributi. Anche dei vostri, della stampa (salvo lamentele private quando li si critica troppo, non è vero?)».
Intanto, gli incidenti tra tifoserie non sono stati frenati dalla legge Amato.
«La legge Amato è stato un passaggio fondamentale. Dall’inizio della stagione abbiano monitorato circa 400 partite tra Serie A, B e C. Il numero di episodi rilevati è stato irrisorio (e te credo! Impedite ai tifosi di partecipare! Pure se si chiudono le autostrade non ci sono più incidenti! Chiudete del tutto gli stadi e ci saranno zero incidenti). Le violenze ci sono sempre, ma hanno prodotto molti meno danni del passato».
Parliamo degli striscioni. Non si sta esagerando con le proibizioni?
Si ricorda un famoso "A noi ce s’è rotto er fax",per il quale vennero addirittura "daspati" i responsabili? L’ironia non dovrebbe essere il sale del calcio?
«L’Osservatorio non ha vietato nulla (beh, questa è grossa). Abbiamo regolamentato la normativa sugli striscioni (un po' come dire a un pesce: non puoi nuotare nell'acqua a meno che per fax non ci chiedi l'autorizzazione! Vi invito a leggere le disposizioni iniziali dell'Osservatorio, tuttora valide, che non sono mai state adeguate alla modifica del decreto legge Amato nella definitiva Legge Amato e poi vediamo... leggetele e ditemi voi se è vero che hanno solo regolamentato e non implicitamente vietato. Questo tipo di controllo ben si può fare come si è sempre fatto: all'ingresso dello stadio, da parte del funzionario addetto).
I malpensanti hanno gridato "Ah, ecco li hanno vietati". Non è vero (Come non è vero? Il tifo è una passione mica un lavoro! Fax, controfax... diffide a go-go per striscioni assolutamente leciti e per quelli del Monza che contestano legittimamente la Legge Amato, per quelli dell'Udinese con le magliette di contestazione... 5 anni di firma a quelli del Rimini che avevano chiesto - ottenendo risposta negativa - l'autorizzazione per esporre uno striscione per un loro amico morto.... quelli del Manfredonia perseguitati per aver affisso in un giardino pubblico dei pannelli cone le foto che paragonavano il tifo coreografico con la situazione attuale della loro curva.... intere realtà di tifo sradicate, soprattutto nelle piccole cittadine... Ma che pensate che la gente dimentichi o che solo perchè la TV non ne parla le cose non si sappiano in giro? Siamo nell'era di internet che la Birmania chiude perché non si abbiano notizie della repressione!
Quanto vi piacerebbe che internet non esistesse!
In Birmania mica chiudono i giornali, chiudono internet perché i giornali sono corrotti e al servizio del potere. La Cassazione dice che i giornali sono il cane da guardia della democrazia. Beh, se questo in parte è vero, posso allora ben dire che internet è il leone da guardia della democrazia!
Tornando a noi e al Dottor Ferlizzi: è vietato - anche se si fa la richiesta - esporre uno striscione che non contenga scritte di sostegno alla propria squadra, anche se di contenuto più che lecito, il che mi sembra un tantino incostituzionale....
Al prossimo politico o giornalista che mi parla di "difesa dei valori della Costituzione" gli dò un destro).
Siamo d’accordo anche noi che le coreografie fanno parte dello spettacolo del calcio. Abbiamo solo imposto delle regole. Se vengo ospitato a casa d’altri, non posso fare come mi pare (giusto: anche prima le cose vietate, infatti, non venivano fatte entrare, tranne quelle che, per l'inadeguatezza degli impianti - ora a norma - o dei controlli, entravano di nascosto). Gli striscioni devono essere attinenti alla partita, che puntino ad incitare e non a insultare (siamo d'accordo, ma era così anche prima. Gli striscioni di insulto non venivano fatti entrare e quelli che entravano era perché sfuggivano ai controlli: mi spiega il Dottor Ferlizzi come classifica lo stendardo "Amo Spalletti perché non c'ha neanche un Capello?").
E poi non possono essere piazzati così, dove capita.
Non leviamo mica la bandierina al bambino (al vecchietto del Torino sulla carrozzella però sì), nè priviamo i tifosi delle coreografie . Chiediamo solo che la società ospitante ne conosca i contenuti, gli spazi (ma li deve conoscere per forza una settimana prima? Già quando si preparavano le coreografie qualche giorno prima e senza fax i laziali la venivano a sapere perché i poliziotti laziali che venivano a controllare glielo dicevano. Figuriamoci con il fax di una settimana prima!) . E il materiale, perché alcuni striscioni sono facilmente infiammabili (per favore, meno ipocrisia e un po' di buon senso: gli striscioni ci sono dal 1968. Vi ricordate forse un qualche incendio dovuto agli striscioni dal 1968 al 2007? Ricordo quando ci proibirono, anni fa, la distribuzione di un volantino perché era infiammabile e poi all'interno dello stadio una nota ditta di non ricordo più cosa aveva fatto distribuire 20.000 volantini....). Comunque, vedremo tutti assieme se qualcosa debba essere rivisto».
Che risponde ai romanisti di "A noi ce s’è rotto er fax"? Non era solo uno striscione ironico?
«Posso anche essere d’accordo con lei. Però, se non ricordo male, quello striscione venne vietato alla prima o seconda domenica dopo l’entrata in vigore delle nuove regole. In quel momento storico (un mese circa dopo
Raciti, ndr), quando da poco si è registrata un’emergenza, sarebbe servita un po’ più di prudenza. Se prima diciamo che gli striscioni devono essere attinenti e il giorno dopo ti presenti allo stadio con "A noi ce s’è
rotto er fax", questo per noi non è sfottò. Ma contestazione» (eccolo lì! Vietato esprimere il proprio pensiero. In tutti i luoghi d'Italia posso contestare, non allo stadio. Domanda a Ferlizzi e alla briatorina (che ha sempre detto che gli stadi non possono essere luoghi extraterritoriali) per la prossima intervista: lo stadio è un luogo extraterritoriale dove la Costituzione - che non può essere derogata dalle leggi ordinarie e quindi dal Legislatore - viene disapplicata?).
La reazione non è stata sproporzionata all’azione?
«Ce lo dovremmo chiedere un po’ tutti quanti. Alla luce di come è migliorata adesso la situazione, forse sì.
Ma se l’avere ottenuto certi risultati negli stadi è stato merito anche di alcune restrizioni, allora sì, è servito sacrificare quello striscione» (non avete sacrificato lo striscione, limitandovi - seppur illegittimamente - a sequestrarlo: avete tentato di privare una persona della propria libertà personale per tre anni! Per fortuna ci ha pensato uno di quei giudici che l'Amato ministro detesta - i giudici ancora cercano di contrastare gli Stati di polizia - a cancellare il triplice obbligo di firma, ma quella persona per tre anni ancora può essere arrestato se il giorno della partita sta a Ponte Milvio! Sbaglio Dottor Ferlizzi? Quindi non avete sacrificato "quello striscione": avete sacrificato la Costituzione e il sacrosanto diritto di un cittadino di esprimere il proprio pensiero in modo assolutamente lecito: la definizione di cosa questo comporti lo lascio alla valutazione e alla sensibilità di chi legge: Mi rendo conto che la stessa sensibilità non la posso pretendere da chi vorrebbe che solo la Polizia fosse Stato o - forse meglio - che solo la Polizia regolasse il vivere nello Stato.).
Privandoci della libertà di espressione?
«Lo striscione non rientra nella libertà di espressione (Vedete? Secondo Il Dottor Ferlizzi la contestazione - cosi ha definito lui stesso lo striscione in questione - non rientra nella libertà di espressione. Vorrei sentire il parere di chi ci governa attualmente su questo punto. Una cosa del genere è da interpellanza parlamentare. Ma visto che le interpellanze ormai le fanno solo Le Iene e Beppe Grillo, chiedo loro: potete fare la domanda "Secondo lei la contestazione rientra nella libertà di espressione?" a un qualsiasi parlamentare della Repubblica Italiana o anche a un qualsiasi cittadino tra i 56.000.000 che vivono nel nostro Paese?
Io ho paura di chi dà il potere a queste persone. Non si tratta di dialogare. E' lo Stato che si deve rendere conto che deve togliere, o perlomeno limitare, il potere all'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive perché il problema non è tanto l'Osservatorio ma uno Stato che dà questi poteri illimitati a un organo simile). Bisogna dare il giusto peso alle parole. Questo Paese vive di calcio, figuriamoci se adesso non c’è diritto di esprimersi nel pallone (sembra proprio che gli interisti - vedi gli aggiornamenti precedenti - abbiano qualcosa da dire al riguardo)».
Come vive il suo lavoro?
«Con passione e determinazione. Sono consapevole di essere soggetto a tante critiche, ma so pure di essere disposto a migliorare. Per questo, sentirò chiunque possa darci una dritta. Finora abbiamo sentito molte voci. Tranne una».
Quale?
«Quella dei gruppi organizzati. Degli ultras. Di quelli tra loro che sono sì tifosi, ma non teppisti (Non è vero. L'avete sentita. L'avete letta. La leggete tutti i giorni sui siti web da cui prendete informazioni, questo incluso. La sentite nelle radio. La leggete nei fax degli striscioni che proibite. Non c'è bisogno di incontri davanti a un fotografo di un qualche giornale per farsi belli e rendersi simpatici all'opinione pubblica, al fine di giustificare quella che è e rimane una semplice operazione repressiva.
Le problematiche le conoscete perfettamente. In ogni caso qui a fianco il Dottor Ferlizzi potrà leggere quello che pensa il Follonica Hockey delle decisioni del suo Osservatorio). Inizieremo ad ascoltarli, sapendo già di dover rispondere più a critiche che a suggerimenti. Cominceremo con alcune tifoserie del nord Italia. Cercheremo di avere anche loro come nostri interlocutori. Magari, con gli ultras della Roma potremmo sfruttare l’ospitalità del suo giornale, de Il Romanista. Se organizzate un forum per
parlare con loro, io ci sarò».
Ferlizzi, ma lei tifa?
«Certamente, anche se non posso svelarle, per ovvi motivi, per chi (credo l'Astrea... e fateme fà 'na battuta!). Ognuno di noi ha avuto un padre che lo ha introdotto all’amore per una squadra. Anche io amo il pallone».


*I COMMENTI TRA PARENTESI SONO STATI CURATI DAL MAGNIFICO SITO WWW.ASROMAULTRAS.IT
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