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Il regista di Quasi Amici: «Non c'è alcuna abitudine a condividere lo stadio con i tifosi delle altre squadre. Ma l'esperimento è riuscito»
18 Giugno 2015 - letto 1735 volte

È possibile vivere una partita da tifosi avversari uno accanto all’altro ma in maniera positiva, con rispetto ed ironia lasciando che l’amore per il calcio costruisca ponti anziché muri? “Questa è la domanda che si deve essere posta Pasta Garofalo quando tramite l’agenzia Pescerosso mi ha proposto di scrivere un format che coinvolgesse 6 ragazzi tifosi di squadre avversarie. Mi hanno convinto nel momento in cui mi hanno detto il titolo che volevano dare al format “Quasi amici”. Un titolo che era già un programma di intenti. Il progetto è stato poi sposato dal Napoli e da Sky Sport per promuovere un modo di tifare diverso all’interno degli stadi-prigione italiani”. Così ci ha risposto Mario Amura, il regista che ha curato il progetto insieme ad un team di professionisti di tv e cinema prestati alla realizzazione di questa idea.

L’iniziativa è semplice: per ogni partita 3 tifosi del Napoli e 3 tifosi della squadra avversaria s’incontrano a Napoli e trascorrono insieme 48 ore che culminano nella partita guardata insieme al San Paolo. I 6 ragazzi/e non si conoscono ovviamente, vengono da realtà diverse ed esperienze diverse, ma quel che li lega è l’amore per il calcio e la passione per i colori della propria squadra. Ovviamente il tutto ripreso dalle telecamere e confezionato in episodi di circa 5 minuti disponibili su FacebookYouTube e trasmesso in anteprima su SkySport24.

“Ogni episodio ruota intorno a tre elementi fissi che sono La sfida per strada, Il pegno da pagare per i perdenti e La partita allo stadio. Attorno a questi tre elementi ogni weekend si è sviluppato di volta in volta in maniera peculiare seguendo l’attimo, le dinamiche che si sviluppavano tra i ragazzi e cercando di dargli modo di esprimersi liberamente”.

Avete incontrato difficoltà? “Forse l’unico aspetto che ha richiesto un po’ di lavoro è stato il far dimenticare ai ragazzi di essere ripresi da una telecamera, non è stato semplice ma credo che siamo riusciti a rendere al meglio la loro spontaneità”.

Come si sono sviluppate le relazioni tra i ragazzi? “Naturalmente nell’arco di due giorni di convivenza forzata non è semplice che si sviluppino amicizie o quasi amicizie ma in questo aspetto il calcio è stato utilissimo”.

In che modo? “La prima attività che li vedeva impegnati una volta giunti a Napoli era la sfida 3 vs 3, ed in qualche maniera queste partite su campi improvvisati si sono dimostrate lo strumento perfetto per annullare le distanze ed avvicinare i ragazzi”.

C’è anche una puntata tutta al femminile, giusto? “Esatto, si tratta di quella girata in occasione di Napoli-Inter (clicca qui per il video). Diciamo che nessuno dei ragazzi coinvolti giocava a livello agonistico, pur avendo grande passione per il calcio, abbiamo voluto quindi ribaltare la prospettiva coinvolgendo invece le giovani calciatrici del Napoli Femminile e dell’Inter Femminile”. Si può tranquillamente dire che sia stata un’occasione in più per dimostrare come il calcio non sia esclusivamente questione maschile.

Ci sono stati eventi come la visita del Papa a Napoli che hanno offerto ai ragazzi uno spunto di riflessione e un’occasione per mostrare una particolare sensibilità (Napoli-Atalanta, clicca qui per il video). Curioso è stato anche il caso di Napoli-Milan (clicca qui per il video), dove i 3 tifosi rossoneri erano anch’essi napoletani, la situazione ha dato luogo ovviamente a più di un siparietto e a diversi sfotto’: “Ma come fate ad essere napoletani e a tifare Milan?”

Diversi anche i luoghi della città prestati come campi da gioco per le sfide: dalla terrazza di Sant’Antonio a Posillipo a Largo San Martino, da Piazza del Plebiscito a S. Agostino alla Zecca, e ancora Piazza Dante, la spiaggia di Posillipo, Piazza Mercato e il Centro Direzionale.

Dentro il San Paolo come sono andate le cose con gli altri tifosi? “Nell’arco delle undici partite c’è stato certamente qualche episodio in cui la tensione può essere salita un po’ da parte di qualche spettatore vicino ai ragazzi ma nulla di eccessivo. In realtà il problema è che non c’è alcuna abitudine a condividere lo spazio dello stadio con i tifosi delle altre squadre, ma la stragrande maggioranza delle persone che erano vicino ai ragazzi hanno vissuto con grande tranquillità la presenza di questi avversari per passione”.

Ha concluso Amura dicendo: “Spero che ci sia la possibilità di dare seguito a questa iniziativa, per insistere sul messaggio che è possibile essere avversari di tifo, ma senza che questo comporti essere nemici, vivere passioni calcistiche diverse con atteggiamento positivo e senza mai far mancare il rispetto per gli altri”.

Sembra giusto concludere con il video dell’ultima partita, Napoli-Lazio, fine della stagione e vera altalena di emozioni per i ragazzi sugli spalti. Alla fine per gli azzurri una delusione che pur grande non ha impedito di fare ai tifosi biancocelesti un grande e scherzoso augurio finale, si segnala anche che a chiudere quest’ultima puntata è la musica con la partecipazione straordinaria di Valerio Jovine con la canzone Napulitan.

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