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Il quartiere Stadio di Verona - FIFA apre un'inchiesta sugli scontri a Milano per Italia - Scozia
31 Marzo 2005 - letto 4553 volte

- Viaggio tra i residenti del quartiere
«Non ne possiamo più, qui è un disastro»
Gli abitanti: «Abbiamo paura e ci tappiamo in casa». Ma per qualcuno quei tifosi sono «martiri»


«Un disastro». E’ questo il laconico quanto esaustivo commento che la signora Mara Faggioli, dipendente del bar «Corte Calcina» di via Sansovino fa all’esplosione di violenza tra i tifosi dell’Hellas e quelli del Genova, che sabato pomeriggio hanno ingaggiato risse all’uscita della partita, trasformando il quartiere Stadio in una sorta di zona di guerra. Con il comprensibile disagio di residenti ed esercenti, che ancora una volta si sono visti costretti a barricarsi in casa, a premunirsi mettendo in garage le macchine, già troppe volte trovate graffiate, con vetri e specchietti rotti. Una situazione di cui la maggior parte dei veronesi che vivono e lavorano qui si dice ormai davvero stanca.
«Finora a noi è andata abbastanza bene, nel senso che non ci hanno per lo meno mai rotto nessuna vetrina, comunque non c’è dubbio che si tratta di un grave disagio», racconta Dario Cristofoletti, titolare di un negozio di elettrodomestici proprio in piazzale Olimpia. «Per giunta sabato per noi è stata anche una giornata senza affari, perché la gente, sapendo della partita, non è uscita di casa per fare acquisti. E già questo la dice lunga sul clima che corre quando si gioca».
«Non so cosa vogliono: sangue e arena?», fa eco un dipendente, il signor Gabriele Catasto, che aggiunge: «Meglio che giochi sempre il Chievo, altrimenti finisce così: ma non capisco il senso di tali episodi, perché alla fine i tifosi se le danno con la polizia».
«È vero, a me pare che l’intenzione sia proprio di darsele, che questa gente venga allo stadio senza nessun interesse per il gioco, quello che vogliono è solo passare alle mani e trovo che sia un vero scandalo: non si tratta solo della paura che abbiamo noi, ma anche del fatto che consentire che persone simili possano distruggere la vita di un quartiere è un bruttissimo segnale per i giovani», commenta Luciana Marini, un’altra residente.
«Sabato se le sono proprio date davvero, tre genovesi sono arrivati a una decina di metri da qui. La gente ha paura, sta in casa, anche per noi alla fine si tratta di una perdita economica, questa situazione ci impedisce di lavorare», conviene Moreno Zattoni, sempre del bar «Sansovino».
C’è però anche chi ridimensiona l’episodio, affermando che questa storia non è nulla rispetto a quanto si vedeva quattro, cinque anni fa.
«Io sabato non c’ero, mi ha raccontato l’accaduto mio fratello. Comunque secondo me adesso la situazione è molto meno grave che anni fa», commenta Claudio Perbellini, il cui studio si affaccia proprio su piazzale Olimpia. «In passato mi hanno distrutto la macchina due volte, gli inseguimenti della polizia arrivavano fino alla stazione».
«Non è più così, anzi, sabato se le sono dati, è vero, ma si poteva tranquillamente starne fuori, era impossibile trovarcisi in mezzo per caso», dice la signora Eleonora, che non vuole però rivelare il suo cognome. È una tifosa doc, ha l’abbonamento, era alla partita anche sabato e ha un bambino di 14 mesi in passeggino con lei. «Per me allo stadio si può andare tranquillamente, tanto è vero che alle ultime due partite voglio portare anche lui», dice rivolta al suo piccolo, a riprova del carattere davvero «sportivo» della maggioranza della tifoseria.
Se la maggior parte è indignata e preoccupata, qualcuno la pensa in maniera decisamente contraria: ci sono infatti, nel quartiere Stadio, anche dei fedelissimi che ieri hanno definito i tifosi arrestati per le violenze di sabato dei «martiri».
«Il quartiere vive benissimo, altro che problemi per le violenze della tifoseria. In mezzo ai tafferugli: così va bene. E oggi tutti noi siamo qui a sperare per i nostri martiri», sono le parole dette ieri mattina da Giuseppe Li Puma, titolare del bar «Coroner». Qui il tifo per l’Hellas è la linfa vitale: certo questo è un tifo un po’ estremo. «Sono dei martiri, immolati per la causa», proseguono le lodi. Un po’ corrette da un altro tifoso doc, Claudio Trevenzuolo, che serve al banco e che tenta di attenuare i toni: «Ma no, sono degli scalmanati», ma un altro tifoso rincara la dosa proseguendo le lodi dei «martiri».
Ma ieri sera si è aperto un altro fronte: la Fifa ha aperto un’inchiesta per far luce sulle violenze accadute sugli spalti durante il match tra Italia e Scozia a San Siro. Il sospetto è che gli scontri siano avvenuti tra tifosi del Verona e dell’Inter, coinvolgendo anche la polizia. (a.g.)


Fonte: L'Arena
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