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Diabolico Kaka', Milan in estasi ed Inter all'inferno
01 Marzo 2005 - letto 2469 volte
IL TEMPO PASSA, LA STORIA RESTA, LA NORD E’ MUTA MENTRE NOI FACCIAMO FESTA! La sintesi del 259° derby della Madonnina è tutta in queste parole, contenute in uno dei tanti cori-sfottò per i cugini eternamente perdenti; non è stata una bella partita, dello spettacolo promesso e pronosticato nessuna traccia, tiri in porta pochissimi, emozioni con il contagocce, ma quel pallone rotolato nella porta di Toldo lentamente e beffardamente dopo il tiro di Gattuso e la deviazione fortuita e fortunata di Kakà ci ha fatto impazzire di gioia e ha scatenato il delirio in Curva Sud, mentre il resto dello stadio, quasi tutto nerazzurro, si ammutoliva e iniziava il mesto e consueto rito dell’uscita anticipata dopo l’ennesima delusione.
L’Inter rotola a 14 punti dalla vetta e non c’è nemmeno più il vanto dell’imbattibilità a consolare i cugini, anzi il fatto di averla persa proprio nell’unica partita da non perdere rende ancor più dolorosa la ferita; tutto questo, ovviamente, aumenta la nostra gioia e soddisfazione ed il fatto che la partita sia stata deludente sul piano del gioco ed il Milan non abbia meritato la vittoria non attenua, anzi amplifica, l’euforia, perché in un derby, come dicevo alla vigilia, non conta come si gioca, ma solo vincere e se la vittoria arriva per un episodio fortunato o casuale che ti permette di battere un avversario che non ha demeritato, è tutto ancor più bello perché chi perde (generalmente l’Inter!) soffre maggiormente e chi vince (ovviamente noi!) gode come un pazzo.
Si può ragionevolmente dire che il vero spettacolo questa volta si è visto solo ed unicamente sugli spalti, con le curve a darsi battaglia a colpi di coreografie, striscioni, cori, sfottò e tutto quanto fa folklore ed atmosfera in una partita unica ed inimitabile come il Derby; in campo le tante stelle hanno dato vita ad una partita combattuta e tesa ma senza particolari sussulti, ma la cosa più importante è che alla fine la vittoria è ugualmente arrivata.
Il digiuno di vittorie dell’Inter continua sia a livello di Derby sia, ora ormai è ufficiale, anche per quanto riguarda gli scudetti e se nemmeno Einstein riesce a trovare la formula giusta per risolvere il problema…vuol dire davvero che si tratta di un problema serio!

La notte del Derby comincia, come da tradizione, in pieno giorno: alle quattro il piazzale dello stadio è già molto popolato e sono tanti i tifosi davanti ai cancelli, in attesa dell’apertuta che avverrà solo un paio di ore dopo.
Il freddo pungente non riesce a smorzare l’entusiasmo e la voglia di vivere una notte diversa da tutte le altre, perché il Derby è una partita speciale; all’interno dello stadio le coreografie sono già pronte e i ragazzi delle due curve stanno ultimando i preparativi, come sempre complicati e laboriosi e che hanno richiesto molte settimane, se non addirittura mesi di impegno.
Plastiche colorate, un lungo striscione appeso alla vetrata che divide secondo e terzo anello, un altro che si aprirà proprio al centro della Curva; la curiosità è tanta ma solo al momento dell’apertura conosceremo l’argomento ed il significato della coreografia, ovviamente già noto solo a chi l’ha ideata e realizzata.
Nel frattempo si inganna l’attesa con cori e sfottò, mentre lo stadio va progressivamente riempiendosi e l’ansia sale ai massimi livelli, visto che il fischio d’inizio è sempre più imminente.
Entra in campo Dida per il riscaldamento e saluta tutti, curva Nord compresa, come a dimostrare che non ha paura di nessuno; entra in campo il resto della squadra e si può intuire che sono tutti belli carichi e concentrati, come è giusto che sia in una partita importantissima come questa; i nostri applausi e i nostri cori vengono coperti dal resto dello stadio perché, non dimentichiamolo, questa sera siamo in trasferta ma il nostro incitamento giunge comunque ai ragazzi che salutano e ringraziano per il calore e l’affetto.

Alle 20:20, puntualissimo, inizia il grande spettacolo delle coreografie: in Curva Sud vengono aperti striscioni e stendardi preparati con cura e fantasia e le plastiche colorate; come all’andata, con l’Urlo di Munch, i ragazzi della Sud hanno scelto un riferimento culturale, andando a scomodare nientemeno che il Premio Nobel per la Fisica Albert Einstein; in fondo siamo nell’anno internazionale della Fisica e nel centenario dell’annus mirabilis (quello delle grandi scoperte) del celeberrimo scienziato che è l’ospite a sorpresa del Derby milanese; è lui a campeggiare, con l’inconfondibile testone, al centro della Sud che diventa per una sera, il suo studio, con tanto di orologio a pendolo; alla sua destra una lavagna con una complicatissima formula che dovrebbe permettergli di risolvere il complicatissimo grattacapo e uno dei misteri più inquietanti del mondo (questa sì sarebbe una scoperta da premio Nobel!), ovvero la cronica assenza di successi dell’Inter, ma certe cose sono irrisolvibili anche per un genio ed un cervellone come lui e, infatti, il fallimento dei suoi tentativi sono dichiarati eloquentemente dallo striscione in transenna che recita: PER L’INTER CAMPIONE NESSUNA SOLUZIONE.
Ovviamente la coreografia si sviluppa solo nel secondo anello, perché questo è il feudo riservato ai tifosi rossoneri questa sera; la coreografia nerazzurra è più imponente, occupa tutti e tre gli anelli della Nord, è ambientata nell’epoca dei cavalieri medievali (ATTACCHIAMO LE OSCURE FORZE DEL MALE, riferito al Diavolo rossonero) e sembra piuttosto bella, ma la figuraccia arriva ugualmente, perché il bandierone del primo anello si stacca e precipita e servono molti minuti prima di rimetterlo a posto, mentre la Sud beffardamente incita con un lungo OOOH ISSA, OOOH ISSA…
Atmosfera da pelle d’oca a San Siro, la classica atmosfera da Derby inimitabile ed irrinunciabile per chi ama il calcio ed è bello esserci ancora una volta per rivivere queste sensazioni, apparentemente sempre uguali ma sempre magicamente diverse.

Le squadre sono in campo, la tensione è alle stelle, il tifo sale alto nel cielo di San Siro e l’atmosfera è bollente nonostante la serata gelida; il Derby sta per iniziare e ora il pensiero fisso di tutti è solo quello della vittoria, per poter davvero rendere indimenticabile questa notte d’inverno.
Ancelotti conferma la formazione che ha espugnato l’Old Trafford, con Rui Costa in campo e Serginho in panchina (era questo l’unico vero dubbio della vigilia) e spera di rivedere anche la stessa prestazione in un’altra notte fondamentale.
La partita è molto tattica, combattuta, spigolosa; le due squadre si temono, si rispettano e si sfidano a colpi di pressing, intasando tutti gli spazi e togliendo il respiro ai portatori di palla; ci sono tanti errori e poca lucidità ma questo è dovuto proprio al fatto che è difficilissimo giocare la palla senza essere pressati da un avversario e le due squadre sono molto corte ed organizzate.
Il primo vero guizzo della partita è di Rui Costa, ma il portoghese dimostra ancora una volta il suo scarso feeling con il gol e non riesce a battere Toldo dopo essere penetrato fino a pochi passi dalla sua porta.
L’Inter risponde con grande aggressività e pressing fin dalle parti di Dida, ma Nesta e Maldini sono monumentali ed attentissimi su tutti ed in particolar modo sullo “spauracchio” Martins, che non riesce mai a rendersi davvero pericoloso con la sua velocità e a duettare in modo proficuo con Vieri.
I nerazzurri non riescono mai ad effettuare tiri “puliti” verso la porta di Dida, perché questi sono sempre “sporcati” da deviazioni o respinte degli attentissimi difensori rossoneri che ne limitano la pericolosità; anche Mihajlovic fa solo il solletico a Dida su punizione ma, sinceramente, non è che nell’altra area le cose vadano meglio.
Si fa male Nesta ed in Curva si trema (e non per il freddo!) ma dopo un paio di interventi dei medici l’allarme rientra e Sandro continua la sua meravigliosa partita; si fa male Kaladze e questa volta non c’è nulla da fare: il georgiano deve uscire e Ancelotti osa la soluzione più spregiudicata, inserendo Serginho sulla linea dei difensori.
La qualità del gioco non migliora per tutto il primo tempo ed il grande spavento arriva proprio all’ultima azione: cross di Martins, la difesa è ancora una volta brava a limitare Vieri, ma la palla arriva a Veron che proprio dalla linea che delimita l’area fa partire un tiro insidiosissimo, ma Dida è reattivo e con riflessi felini salva la sua porta e tutto il Milan da un gol che sarebbe stato deleterio, proprio perché realizzato pochi secondi prima di rientrare negli spogliatoi.
Insomma un primo tempo fiacco e con poche emozioni, giusto un paio, una in avvio ed una alla fine, ma comunque vissuto con trepidazione e passione sugli spalti, perché in un Derby sono le emozioni a farla da padrone e sia il timore che la speranza sono amplificate a dismisura, quindi ogni azione degli avversari ti fa tremare e qualunque avanzata della tua squadra sembra l’azione più pericolosa del mondo.

Il secondo tempo inizia sulla falsariga del primo: pochi spazi a disposizione, centrocampo e aree intasate, tiri in porta pericolosi quasi nulli, qualche fallo cattivello e spettacolo tutto sommato deprimente per chi sognava una sfida pirotecnica, ma si sa che in alcuni Derby, soprattutto quelli più importanti ed equilibrati, è la tensione a dominare e la qualità del gioco ne risente.
A metà tempo Ancelotti prova a modificare qualcosa: entra Costacurta al posto di Rui Costa, con l’esperto Billy che va a piazzarsi sulla fascia sinistra e Serginho che avanza sulla linea dei centrocampisti a comporre un 4-4-2 in cui Kakà è ora la seconda punta al fianco di Crespo.
Siamo nell’ultimo quarto di partita ed un gol segnato o subito ora potrebbe essere decisivo: giusto quindi dare ulteriore solidità alla difesa ma anche lasciare libero Serginho di scatenare la sua velocità e la sua fantasia senza dover pensare anche a rientrare e difendere.
La mossa decisiva di questo Derby la fa, però, Mancini che inserisce Emre al posto di Veron, proprio quando si sta per battere un calcio d’angolo a favore del Milan; il turco va a piazzarsi sul palo e, probabilmente ancora freddo e poco reattivo, tarda ad uscire sulla respinta della difesa e tiene in gioco Kakà; Gattuso tira in porta e trova la deviazione fortuita, ma decisiva, del brasiliano, che spiazza Toldo ed il pallone rotola lentamente e beffardamente in rete.
La Curva Sud impazzisce di gioia, mentre il resto dello stadio rimane congelato ed in questo caso il gelo atmosferico non c’entra niente; manca poco più di un quarto d’ora alla fine e questo rischia di essere l’episodio decisivo della sfida.
Ora il pubblico nerazzurro è ammutolito ed intristito, mentre la Curva Sud è un tripudio di colori, tifo e felicità allo stato puro; certo c’è ancora da soffrire e non si riesce a cantare e festeggiare come si vorrebbe, perché la tensione ed il timore di un brutto scherzo strozzano un po’ la voce in gola; la tensione è ancora alta, anche perché l’Inter è la squadra delle grandi rimonte e la partita non è ancora vinta.
I nerazzurri provano a reagire rabbiosamente come hanno già fatto tante volte in questa stagione, ma davanti a loro hanno una difesa mai così granitica come questa sera, composta da autentici fuoriclasse come Nesta e vecchi volponi delle aree di rigore come i veterani Maldini e Costacurta.
Inoltre Ancelotti fortifica anche gli argini davanti alla difesa, inserendo Ambrosini al posto di Seedorf; nemmeno l’invocato ingresso di Adriano spaventa i rossoneri e l’Inter riesce solo a creare qualche mischia che mette i brividi ma non impensierisce Dida.
Purtroppo in questi casi l’orologio sembra fermarsi ed il tempo non passa mai; i quattro minuti di recupero sembrano un’eternità, poi il triplice fischio di De Santis arriva e si può finalmente dar libero sfogo alla felicità ed alla gioia; Gattuso è il primo a catapultarsi sotto la Curva per esultare; Kakà scaglia in alto il pallone quasi a voler omaggiare la Sud con quella magica sfera che è entrata pochi minuti prima nella porta di Toldo e lassù, al secondo anello blu, è delirio puro per l’ennesima vittoria in un Derby; questa volta non basta il classico TUTTI A CASA ALE’ ALE’ a sfottere i cugini che escono tristi e depressi, ma scatta anche un irriverente SON FINITI I PAREGGI OLE’ a ricordare che non possono nemmeno più consolarsi con l’imbattibilità e con i tanti inutili pareggi di un altro campionato deludente.
Con le gambe che ancora tremano per l’emozione e il cuore gonfio di felicità, resta ancora uno dei riti più belli dei derby in trasferta, ovvero uscire dallo stadio scendendo dalle scale, cantando a squrciagola con la poca voce rimasta e incrociando i tifosi interisti che scendono dalle rampe, ancora una volta delusi ed umiliati.

Un’altra serata trionfale va in archivio ed è il giusto suggello ad un mese di febbraio davvero molto positivo: solo vittorie, sia in campionato che in coppa, alcune fortunose, quasi tutte ottenute con grande determinazione, grinta e volontà più che con il bel gioco e lo spettacolo; ciò ha permesso l’aggancio alla Juventus e alla vetta della classifica con una rimonta che sembrava difficile e addirittura impossibile in tempi così stretti.
Ovviamente questa vittoria sull’Inter vale tantissimo indipendentemente dai discorsi di classifica e dell’andamento delle stagione, perché il Derby fa storia a sé e certifica una superiorità cittadina alla quale qualunque tifoso tiene in modo particolare.
I poveri nerazzurri si sono illusi di poter esorcizzare il Diavolo con una semplice coreografia e si sono attirati contro proprio quelle oscure forze del male che volevano combattere, ritrovandosi sconfitti e mortificati grazie ad un gol fortuito, “stregato” e “diabolico” e perdendo la lunga imbattibilità proprio nella partita in cui non meritavano di perdere ed in cui il Milan si è presentato in una versione più dimessa rispetto agli ultimi Derby.
Da sottolineare la grande prestazione della difesa, che non ha concesso spazio all’attacco più prolifico del campionato; da rimarcare la grande prova dal punto di vista del carattere e della determinazione; il successo è stato ottenuto abbastanza casualmente e senza meritarlo troppo, ma questo è davvero il massimo quando si tratta di un derby.
MILANO SIAMO NOI, cantiamo sempre con smisurato orgoglio e la supremazia cittadina è stata confermata; ora c’è un’altra data da ricordare e segnare sul calendario; certo cominciano a diventare un po’ tante ma non è colpa nostra se tifiamo per la squadra più forte di Milano, capace di vincere dando spettacolo ma anche lottando con grinta ed umiltà su tutti i palloni quando non riesce a dominare il gioco.
Mancavano Sheva e Inzaghi ed il potenziale offensivo del Milan era ridotto ma i rossoneri hanno saputo sfruttare altre armi per vincere e non può essere solo fortuna quando si ottengono tanti successi in questo modo; la fortuna aiuta gli audaci e questo Milan è davvero sempre più coraggioso ed audace, perché vuole fortemente continuare a vincere in Italia e in Europa.
Ora godiamoci per tutta la settimana questa soddisfazione, visto che non ci sono impegni infrasettimanali, perché è stata davvero una bella serata, mentre per i nerazzurri l’incubo continua e la loro inferiorità rimane evidente ed umiliante…non ci vuole Einstein per capirlo!
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Inter - Milan 11.12.2005.
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