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Lazio, i flop dell'Opa di Lotito
17 Aprile 2007 - letto 2235 volte
L’offerta pubblica di acquisto totalitaria obbligatoria lanciata il 27 dicembre 2006 sul capitale della società biancoceleste sul listino di Borsa si è chiusa il 31 gennaio 2007 con un flop
Roma, 17 aprile 2007 - Il presidente Claudio Lotito non ce l’ha fatta. L’offerta pubblica di acquisto totalitaria obbligatoria lanciata il 27 dicembre 2006 dalla sua società, la Lazio Events azionista di riferimento della Lazio, sul capitale della società biancoceleste collocato sul listino di Borsa si è chiusa il 31 gennaio 2007 con un flop. Infatti, secondo quanto comunicato dalla società biancoceleste il 3 febbraio scorso, sono state «apportate n. 7.307.791 azioni ordinarie di S.S.Lazio, pari al 10,788% del capitale sociale, per un controvalore complessivo di Euro 2.923.116,40». Una percentuale molto bassa, considerato che oggetto dell’opa erano 33.514.556 azioni ordinarie, pari al 49,476% del capitale sociale. Dopo l’offerta, la Lazio Events possiede il 61,312% della squadra romana che resta ancora quotata a Piazza Affari.
Stando a quanto comunicato dalla Lazio nel prospetto informativo dell’operazione, quest’ultima era stata obbligatoriamente approntata in seguito all’acquisto sul mercato, avvenuto il 2 novembre scorso, del 14,609% del capitale della Lazio da parte di Lazio Events. In questo modo, la società posseduta dal presidente del consiglio di Gestione Claudio Lotito aveva raggiunto il 44,5% della squadra capitolina, superando così il tetto del 30% imposto dal Testo unico sulla finanza per il lancio dell’opa. A copertura dell’intero pagamento di tutte le azioni, la Lazio aveva ottenuto una linea di credito da Unicredit Banca d’Impresa. Se l’offerta si fosse conclusa con l’acquisto di tutti i titoli, la Lazio sarebbe stata cancellata dal listino di Borsa.
Quali potrebbero essere state le motivazioni del fallimento dell’operazione? C’è un primo argomento riguardante il suo prezzo. Molti piccoli azionisti avranno forse svolto i classici conti della serva: l’opa è stata lanciata a 0,40 euro, 20 centesimi in meno rispetto al valore nominale delle azioni. Dunque, era poco conveniente aderirvi.
Ma c’è un altro argomento che taglia la testa al toro. Chi ha acquistato i titoli al collocamento nel maggio 1998, le ha pagate 5900 lire (3,05 euro circa). Si può tranquillamente immaginare che un tifoso di una società di calcio sia un “cassettista”, ossia un azionista fedele che custodisce gelosamente i propri titoli. Quindi, ha molto probabilmente aderito ai quattro aumenti di capitale e al raggruppamento azionario succedutisi nel corso di questi nove anni. I primi due incrementi dell’era Cragnotti sono rispettivamente avvenuti nell’ottobre del 2000 (una azione nuova ogni tre a 3,2 euro) e nel giugno 2002 (7 azioni ogni 10 possedute a 0,85 euro). Gli altri due sono avvenuti nel giugno 2003 (14 titoli ogni 1 a 0.05 euro) e nel maggio 2004 (8 titoli ogni 1 al prezzo di 1 euro).
Nel febbraio 2004 è stato effettuato il raggruppamento di una azione ogni 100 possedute. Dopo tutte queste operazioni straordinarie, se il piccolo azionista avesse partecipato all’opa avrebbe perso di conseguenza il 98,12% del suo capitale iniziale. Da notare che l’indice telematico Mibtel della Borsa Italiana ha ottenuto dal primo giorno di quotazione della Lazio sino alla conclusione dell’offerta pubblica un incremento del 36.66%.
Piccola curiosità. Stando sempre al documento informativo sull’opa, se si esclude il presidente del consiglio di gestione, ossia Lotito che ne detiene la maggioranza, si nota che tra l’altro membro dello stesso organismo, Marco Moschini, e gli altri del consiglio di sorveglianza (cinque membri più due supplenti), soltanto un componente di quest’ultimo, Giovanni Gilardoni, possiede 20.646 azioni. Non sarebbe stato meglio che ciascuno di loro acquisisse un consistente quantitativo di titoli, anche per dare un segnale decisamente positivo agli azionisti-tifosi?
di Marco Liguori
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