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IRRIDUCIBILI LAZIO: LA STORIA
01 Novembre 1998 - letto 26172 volte
Abbiamo deciso di scrivere la Storia degli IRRIDUCIBILI. Lo
facciamo con la passione di sempre, per ripercorrere le tappe di
una vicenda esaltante, condotta con coraggio ed amicizia, non
senza qualche sbaglio, ma del resto chi non ne fa? Non potremmo
però capire l'origine del gruppo se non facessimo un passo indietro.
Intorno alla metà degli anni ottanta si registra in molte curve
italiane uno strano fermento; un pò ovunque sorgeranno gruppi
minori che tenteranno di recuperare una "mentalità ultras" che
vedono tradita dai gruppi maggiori, quelli storici , nati 10-15 anni
prima e che in molti casi sembrano avere esaurito la vitalità
iniziale. IRRIDUCIBILI sarà, tra tutti questi tentativi, senz'altro
quello più riuscito. Il gruppo fa il suo esordio all'Olimpico (18
ottobre 1987), in uno squallido Lazio-Padova di serie B (1-1 per
la cronaca), e va ad occupare una postazione celebre, quella del
mitico "muretto centrale" occupato, fino ad allora dai Viking.
IRRIDUCIBILI sarà definito per brevità il risultato di una fusione
tra i Viking, appunto e gli Ultras '74, ma in realtà è qualcosa di
molto più complesso. Vengono richiamate sul muretto, infatti molte
delle persone che negli anni precedenti si sono impegnate per la
Curva ed infatti il gruppo, inizialmente, presenta un colpo d'occhio
particolare; elevata l'età media, pochissimi ragazzi. Ben presto
però, qualcuno dei più grandi si allontanerà dal gruppo e sarà
l'entusiasmo dei più convinti, oltre a quello travolgente dei più
giovani a fare da traino. Ma torniamo alla nascita vera e propria.
Il nome è senz'altro originale, ma in concreto cosa significa?
IRRIDUCIBILI esprime la volontà di non piegarsi a nessun
compromesso con varie componenti che ruotavano (e ruotano
tuttora) intorno alla S.S. Lazio ed in particolare con le
"famigerate" TV private ed i Lazio Club. C'è la volonta precisa di
riaffermare un tifoso ultras spontaneo, senza settarismi e
moralismi, contro l'appiattimento che, secondo molti, gli Eagles
Supporters (idolatrati da tutto l'ambiente Lazio) hanno creato,
spaccando la Curva in una sorta di figli e figliastri. Non a caso
verrà scelto il treno come mezzo per la trasferta, come
opposizione al classico "Pullman degli Eagles", e proprio i ragazzi
che sono soliti viaggiare in treno sono praticamente i nostri primi
acquisti: anzi, di più, molti si attaccheranno visceralmente al
gruppo, che ha rappresentato una sorta di rivincita, per loro che
erano considerati una specie di "girone dei dannati" della Curva
Nord. Insomma il tentativo è quello di costituire un gruppo che
possa ispirarsi al tifo anni '70, richiamando coloro che li hanno
vissuti e cercando di conquistare le nuove leve, che rispondono
inizialmente con curiosità e poi con sempre maggiore entusiasmo.
Non c'è ancora, invece il celebre "Mr. Enrich": debutterà di lì a
poco, su un adesivo, questo omino con bombetta che scalcia
furioso, tratto da un personaggio anticonformista del fumetto
britannico. L'inizio, al di là delle premesse, è piuttosto fiacco; in
trasferta manca ancora un'organizzazione centrale; si va in treno,
si, ma neanche tutti. A posteriori possiamo dire che in pochi
ebbero la sensazione di ciò che stava nascendo. Poco dopo, però,
le cose cominciarono a cambiare ed arrivò il primo spettacolo: un
pò di bandierine di stoffa con degli scacchi verniciati sopra e la
scritta IRRIDUCIBILI. Forse non erano un granchè, ma per la
Curva di quei tempi (abituata alle coreografie solo in grandissime
occasioni) era abbastanza per darsi di gomito e guardare verso il
nostro settore. Da allora sarebbe diventata una piacevole
abitudine, ogni volta che la Lazio entrava in campo. "Che cosa
faranno oggi gli IRRIDUCIBILI?": questa la domanda che vagava
per la Curva. Il primo spettacolo, dunque, non resterà l'unico:
cercammo soprattutto di portare originalità in una che ne aveva
davvero bisogno. Meno fortunata, invece, l'idea della "colorazione"
che andasse al di là del tradizionale biancoceleste. Preparammo
bandiere multicolor (alcune fosfoscerenti)...ma forse stavamo
esagerando e facemmo dietrofront. Quello che va invece
sottolineato è lo striscione di soli 10 metri, a confronto con quelli
lunghissimi in uso ovunque, davanti a gruppi fantasma. Invece noi
siamo tutti lì, dietro quel pezzo di stoffa in cui tutti si devono
riconoscere, senza creare fantomatiche sezioni, fenomeno all'epoca
molto di moda. Anche questo ci distingue dagli "Eagles". Ma
l'elemento di rottura più profondo sarà lorganizzazione delle
trasferte. Il 6 dicembre 1987 tutti a Genova. Dal treno scendono
circa 800 laziali, ma la testa del corteo è assunta decisamente da
noi. Tra l'altro un volantino aveva galvanizzato l'ambiente la
domenica precedente. Con il nuovo anno si va a Brescia: noi in
treno, loro il pulmann. Diverrà una costante per parecchio tempo,
ma tutti i laziali ora sanno che c'è sempre un treno biancoceleste
con Mr.Enrich alla testa pronto a partire. Alla stazione di arrivo,
gruppo compatto e corteo. Prima giornata del ritorno: S.
Benedetto del Tronto, stessa storia. Ma il corteo procede con lo
striscione aperto: cose mai viste! Tutta la giornata sarà
caratterizzata da scontri, anche pittosto violenti, con polizia e
"indigeni"; ne parlerà diffusamente "La Repubblica" sul suo inserto
"Il Venerdì", pubblicando una stupenda foto del corteo, un
immagine simbolica di quegli anni, tanto che tuttora la sua
riproduzione stile-murales campeggia sulle pareti della sede di via
Bossi. Ma ancora prima del "Venerdì di Repubblica" tutti i
quotidiani si scatenano: teppisti, "cani sciolti" e chi più ne ha più
ne metta. Molti inzuppano nella faziosità: TV private varie ci
danno contro per favorire, indirettamente, gli Eagles. Replichiamo
noi a Lazio-Messina: "NON SIAMO CANI PERCHE' SENZA
PADRONI, NON SIAMO SCIOLTI, IRRIDUCIBILI CI UNISCE".
La domenica successiva ancora treno: Bologna. Tantissima gente
con noi, il corteo al ritorno sarà piuttosto movimentato.
L'appuntamento alla stazione Termini per molti è ormai tappa
fissa: massiccio il gruppo che parte alla volta di Bergamo, il
sabato sera. Sia le trasferte che le partite all'Olimpico sono
organizzate con la massima cura, in riunioni fiume il giovedì sera
che si tengono in una sala di una bisca di Monteverde, che il
proprietario ci presta non senza qualche brontolio. In una di
queste riunioni faranno la comparsa le prime sciarpe: di lana
modello "popular" tratto rigorosamente dalla tradizione britannica,
con una toppa cucita in fondo. Sono assolutamente una novità ed
ancora oggi quella trama è ripresa nelle sciarpe attuali (non solo
della Lazio). Ma la tensione con gli Eagles sale; il passaggio di
alcuni di loro nelle nostre file acuisce ancora di più.
Lazio-Barletta: accade ciò che da tempo è nell'aria. E' rissa tra i
due gruppi, tra i fischi della curva. Qualche ferito, intervento
della polizia niente di grave, tutto sommato, ma l'impressione di
fronte allo stadio è pessima. Noi, fondamentalmente, ce ne
freghiamo. Ma c'è aria di polemica: ai "bla bla" delle tv e radio
private, da noi sempre duramente attacati, non sembra vero di
poterci dare contro. Restiamo comunque compatti, come sempre:
100 in casa, 90 in trasferta: questa è la nostra forza e lo
resterà sempre, in tutti i momenti difficili. Il finale di campionato
ci vede ancora protagonisti: a Catanzaro quando pareggia Monelli
al '92 e i ragazzi salutano con lo striscione in mano, suscitando
l'ammirazione di Fascetti che ringrazierà pubblicamente, poi
Lazio-Brescia, con il primo spettacolo "tutta la curva" (noi vediamo
solo biancoazzurro), quindi Parma con invasione e Lazio-Taranto,
ancora in curva sud per i lavori che preludono al mondiale.
Festeggiamo la promozione nel dopo partita, al centro con salutari
bagni nella fontana propinati agli ignari turisti, ma anche con un
corteo pittore, caricato dalla polizia. Ma nell'estate che precede
il nostro rientro in serie A viene esonerato Mr. Fascetti;
personaggio burbero, ma molto caro alla tifoseria. Contestiamo il
dittatoriale Calleri al raduno della squadra, poi nel ritiro di
Serramazzoni e poi...sempre! Nascerà così il famoso stendardo "1
Calleri, 2 Calleri, 3 Calleri..." ed avremo con la società anche
alcuni colloqui tutt'altro che pacifici. Tra una cosa e l'altra
subiamo in pochi giorni "3 schedature": Milano, Napoli (dove la
polizia ci rispedisce a Roma senza farci vedere la partita) e
Italia-Olanda, dove ci fanno uscire più tardi dei tifosi olandesi!
Vediamo in tutto questo lo zampino della società, o per meglio dire
del "Calleri nemico degli Ultras". Ma, contrasti a parte, arriva
qualche buona novità: i tamburi in Lazio-Verona (ma in realtà a
molti di noi non piacciono e col tempo verranno eliminati) ed a
Lazio-Ascoli esce "Mr. Enrich", giornale fotocopiato e gratuito che
diventa il punto di contatto tra il gruppo e la curva. Per il derby,
attesissimo del 15 gennaio, decidiamo di fare il tifo con gli Eagles,
nella parte inferiore della Curva, lasciandogli lo spettacolo
d'ingresso e riservandoci il nostro ad inizio secondo tempo:
prepariamo otto grandi stendardi con il simbolo della S.S. Lazio ed
altrettanti con i monumenti di Roma. La polizia, però, creerà
inspiegabili difficoltà e soltanto alcuni (di forza) riusciranno a
superare l'ostacolo. La Lazio vince con gol di Di Canio, contro il
pronostico, regalandoci comunque un pomeriggio esaltante. Ma col
passare delle domeniche le illusioni svaniscono come le promesse
estive di Calleri riguardo ad un piazzamento UEFA ed il campionato
vede la squadra dibattersi nel fondo classifica. Per il derby di
ritorno insistiamo sul concetto di romanità e proponiamo diversi
stendardi con frasi tratte dalle poesie di Trilussa, un altro che lo
raffigurava ed un altro ancora: "IRRIDUCIBILI è poesia". Nella
corsa salvezza ci aspetta la Juve a Torino: Calleri offre pullman
gratis ai tifosi che vogliono seguire la squadra: noi rifiutiamo e
siamo gli unici a pagare! Manterremo il nostro posto in serie A
grazie allo 0-0 conclusivo di Ascoli dove esporremo uno striscione
con il numero dei molti Km percorsi ed un altro (certamente più
polemico) che si riferisce al gran parlare che si fa in quei giorni
della prossima unione economica europea:"L'Europa? Forse nel
'92..." Arriverà invece ancora più tardi. Il campionato 1989-90
si disputa allo stadio Flaminio, per i lavori che sconvolgono
l'Olimpico in vista del mondiale. "MASS-MEDIA, DENUNCE, <>,
ITALIA '90 SULLE NOSTRE SPALLE...MAI PIU' SENZA <>"
cosi recita un nostro striscione di protesta. Ma non è solo lo
stadio l'erdità do Montezemolo & Co., ben presto arriveranno le
diffide, create per allontanare la violenza dalla grande torta
"mundial"; decimeranno le schiere ultras di tutta Italia e saremo
tra i primi ad assaggiarne l'effetto. "L'anno del Flaminio"
favorisce la compattezza del gruppo, sistematosu sulla balconata
lato "Tevere", caratterizzato dai cappelli di lana che saranno
copiati da molti altri gruppi. Il derby ci vede in uno spicchio di
tribuna, come al ritorno toccherà ai romanisti; la domenica
precedente Lazio-atalanta è caratterizzata da gravi incidenti in
curva tra tifosi e polizia, ampiamente proposti dalle immagini
televisive, come, tra l'altro, accadrà anche in occasione del derby
di ritorno. L'aria di quel Roma-Lazio è particolare: solo uno
striscione anti-repressione "Dio salvi gli Ultras". Al ritorno, la
coreografia è piuttosto significativa: la curva è colorata "popular"
con i cartoncini, sopra 11 bandiere con i numeri, ed uno striscione
"NON 11 NUMERI, MA 11 BANDIERE". A Lecce però ci sono
screzi con gli Eagles e la domenica successiva, Lazio-Verona, il
regolamento dei conti. Risultato: sei diffide, tra Irriducibili ed
Eagles. La Lazio chiuderà malamente il campionato ed anche questa
volta l'Uefa resta una promessa. L'anno dopo, tornati in un
Olimpico orrendo ed irriconoscibile, tutti si accorgono che la Nord
è muta: solo uno striscione "12° in campo? Solo quando lo vogliamo
noi" firmato Eagles ed Irriducibili, che girerà tutta Italia. Il
campionato prosegue così, con polemiche continue tra i gruppi ed il
resto della curva che vuole incitare la squadra. Ci si mette anche
la squadra che non ha un buon rendimento interno e, anche sui
giornali la colpa è ...nostra!! Per noi conta anzitutto dimostrare
l'unione di curva, che va anche al di là della Lazio; l'amicizia prima
dell'essere tifoso, che non è un obbligo nè un lavoro. Ma non molti
capiscono il nostro discorso e i rapporti con tutto lo stadio si fanno
più tesi. Decidiamo allora di cantare, ma solo per i secondi 45'.
Portiamo avanti la nostra battaglia per un anno, come era stato
deciso all'inizio: nessun'altra tifoseria ha mai fatto altreattanto.
Si rinuncia anche alla coreografia del derby: solo uno stupendo
striscione "LO SPETTACOLO COLORA LA CURVA, LA
SOLIDARIETA' LA RENDE GRANDE": indimenticabile. Si torna a
tifare per Lazio-Juve. In sud uno striscione "Grazie meravigliosa
Nord" firmato "I diffidati". Clima di eccezionale entusiasmo e si
vince 1-0. Ma ancora una volta restiamo fuori dall'Europa, ormai
diventata una specie di barzelletta. Dopo "l'anno dello sciopero" il
gruppo cambia struttura (ingrandendosi), gli altoparlanti ne sono un
esempio, e non sempre sarà agevole riconoscerne la spontaneità
originaria. Si comincia a produrre molto più materiale che innalza il
giro economico in modo notevole e si cercano i primi contatti con la
società ed i giocatori. Ciò non piace a tutti; polemiche scissioni
diverranno all'ordine del giorno anche se possono comunque
considerarsi come una forma di attaccamento. Intanto nell'estate
del '91, è stato affittato un polveroso magazzino che verrà
chiamato "sede" con eufemismo; soltanto molto sudore, volontà ed
una buona dose di originalità potrà portarlo alle splendide condizioni
attuali. Il campionato scorre via senza grandi sussulti; per il
derby prepariamo un bandierone "100% LAZIO" che ricalca un
motto allora in voga e che molti copiano. Al ritorno uno striscione
significativo "NOI OLTRE". Ma in campo non succederà un
granchè. Siamo negli anni dell'1-1. I derby sono sicuramente più
movimentati fuori dallo stadio; durante gli scontri dell'andata
resta ferito il famoso reporter Barillari. Si chiude con un ulteriore
delusione sul fronte Uefa, ma con una splendida trasferta a
foggia, in cui ci si da appuntamento al nuovo anno. L'arrivo di
Cragnotti alla presidenza scatena sogni e miraggi; nell'estate '92
arriva Paul Gascoigne, in arte "Gazza", talentuoso giocatore
inglese noto per la sua stravaganza. Ora Gazza è infortunato,
cammina con le stampelle, ma quando nell'afa romana piomba a
Fiumicino siamo tutti lì: Gazza Boys are here, shag women, drink
beer. Con Gascoigne puoi anche fregartene (per ora, è ovvio) di
non essere in Europa. Durante l'anno diversi avvenimenti
sconvolgono la fisionomia della Curva: lo scioglimento degli Eagles,
che ci spiana la strada in modo definitivo ed anche la nostra
decisione di non portare più lo striscione, che rimane come forma
definitiva di uno scioglimento annunciato con un volantino in un
convegno sulla violenza negli stadi in un albergo romano, ma che
poi, almeno nelle sue forme estreme rientrerà. A posteriori l'idea
di sostituire lo striscione con gli stendard, per cercare di portare
a galla il "tifoso spontaneo", fuori dai rigidi schemi di gruppo,
credo che sia sostanzialmente fallita, perchè IRRIDUCIBILI è
sempre rimasto a guidare la curva. Positive però le intenzioni. Gli
stendardi rappresenteranno proprio la coreografia del derby.
Nella "nuova mentalità" che si vuole affermare c'è molto di
britannico, e a tutto ciò non è estraneo l'entusiasmo per Gazza,
oltre la spinta di analoghe decisioni in altre parti d'Italia,
motivate da una repressione sempre più dura e che può
considerarsi all'origine di molti dei cambiamenti del panorama
ultras italiano. Penultima gara in casa: Lazio-napoli. Il 4-3 finale
ci regala l'ingresso in coppa Uefa. Il '93-'94, a vent'anni dallo
scudetto, vedrà in lizza anche noi, a diciassette dall'ultima
presenza europea e in curva esponiamo uno striscione "L'EUROPA
PER RIPRENDERCI LA STORIA". L'anno dopo che emozione in
quella sera all'Olimpico: "WELCOME IN EUROPE" in curva, ci
sentiamo tutti un pò più importanti, anche se l'avversario è il
modesto Lokomotiv Plovdiv. 2-0 all'andata e altrettanto al ritorno,
quando arrivano in Bulgaria 2 charter di tifosi. Il cammino europeo
finisce subito dopo; nel catino del Boavista, tra gli scontri con la
polizia portoghese. Accogliamo il derby di andata con grandi
speranze, ma la vittoria arriverà solo nel ritorno. In curva Nord
un bellissimo "C'MON GUYS", da un motto di Gazza. Il risultato
(1-0) è identico a quello di un derby di '45 giocato l'estate
precedente, con una Curva Nord non gremita, caratterizzato da
incidenti sugli spalti e ad una singolare protesta durante i '45 di
Roma-Cagliari: tutta la Nord si riversa nell'antistadio lasciando il
settore...deserto! Cragnotti, l'indomani, tuonerà contro la
tifoseria; indignati, convochiamo una conferenza stampa: i
giornalisti accorrono ma poi non pubblicano quasi niente. Il '94-'95
(primo anno di Zeman) ci riserva delusioni nelle coppe, soprattutto
sul filo di lana; al "Westfalen stadion" di Dortmund ci elimina l'ex
Riedle al '90, davanti a 4000 tifosi, mentre in coppa Italia si
arriva fino alla semifinale sfortunata con la Juve. Nel derby
d'andata chiediamo ai giocatori di onorare la maglia, mostrandone
una che "veste" l'intera curva, ma rimaniamo inascoltati; arriverà
puntuale, comunque la vendetta in occasione del match di ritorno.
Il campionto lo concluderemo al 2° posto, pur se lontani dalla
vetta. L'estate vede la malinconica partenza del "nostro"
Gascoigne, poi la ventilata cessione di Signori ci scatena sulla
piazza. In un pomeriggio di giugno facciamo saltare l'accordo di 25
miliardi tra Lazio e Parma. Cragnotti infuriato minaccia di lasciare,
ma poi, per fortuna, comprende il nostro gesto d'amore per Beppe
e rimane al suo posto. Continua...

Il Signor Enrico.
Fonte: http:
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Calciomercato a cura di
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