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Torres I tifosi pagano il ritiro!
11 Agosto 2008 - letto 2100 volte
Che la storia della Torres sia costellata da continui problemi di natura finanziaria è risaputo. Il passato ultracentenario del glorioso sodalizio sassarese è ricco di episodi che raccontano una serie di problematiche che non hanno mai permesso alla società di vivere sonni tranquilli. Del resto, è sintomatico che già nella stipulazione dell’atto costitutivo nel lontano 1903 ci fosse una falla, si doveva partire con 50 lire, se ne riuscirono a racimolare solo 47,70 ma si diede ugualmente vita al glorioso club.

Furono innumerevoli le volte che la cittadinanza, i semplici tifosi, ma anche gli stessi atleti, si quotarono per andare avanti e non bloccare quella macchina messa in moto per far divertire una città che col passare degli anni si era affezionata sempre più a quei due colori che, con onore, la rappresentavano in tutta Italia. Tutto lo sport locale passava sotto il nome della Torres, qualsiasi disciplina si fregiava di quella denominazione che continuava a riscuotere successi. Erano altri tempi quelli dei primi del ‘900, così come lo erano quelli del periodo postbellico, quando si faceva fatica a sfamare la famiglia ma non si rinunciava a fare un ennesimo sacrificio per tendere una mano alla cara Società Educazione Fisica che, inevitabilmente, aveva patito pesantemente la crisi economica causata dalla guerra. Non è mai stata una città di magnati la nostra e, tanto meno, lo son stati coloro che si sono avvicendati alla guida della società. Eppure, con la legge del “Sant’Arrangiadi” si è sempre andati avanti, tra ansie, timori, delusioni ma anche tante ineguagliabili emozioni che senza la Torres non avremmo mai vissuto. Chiudere gli occhi e fantasticare è quello che facciamo da sempre, a tutti noi piacerebbe che una volta per tutte terminasse l’incertezza che regna sulla gestione societaria, vorremmo basi solide e forti, pronte a farci togliere quelle soddisfazioni che meritiamo per quanta passione nutriamo verso quei colori. Da qualche anno, invece, arriva oramai puntuale la mannaia che, implacabile, spazza via le speranze di noi eterni sognatori. Quest’anno probabilmente abbiamo toccato il fondo, quando pensavamo di aver già passato tutto ciò che di più negativo si potesse immaginare, siamo andati a sbattere contro una situazione che ha dell’incredibile. Abbiamo un presidente che non è degno di essere fregiato da un titolo così nobile, perché guidare la Torres dovrebbe significare sentirsi al comando di una missione onorevole che va portata avanti con lealtà, dignità ed onestà, fattori che non sono invece stati applicati in questi due anni. Si è creato e sfasciato tutto, è stata devastata ogni cosa con una leggerezza inaudita, i danni causati sono irrimediabili ed imperdonabili. Con quali peripezie ci si è salvati a fine campionato lo sappiamo tutti, così come tutti sappiamo che il Sig. Mascia non aveva la minima intenzione di tenere in vita la Torres. La forza di volontà dei soliti tifosi è riuscita a spingerlo a fare ciò che non aveva fatto, ma è ovvio che se uno le cose non le fa (o le fa male) alla fine i nodi vengono al pettine e gli errori saltano fuori. Restare nel limbo ad aspettare che gli organi competenti decretassero se la più antica società sportiva cittadina dovesse ancora vivere, non aveva senso. Un presidente completamente assente che continua a ripetere il solito irritante ritornello “E’ tutto a posto”, i mass media ed i cittadini che snobbano il tragico momento come se la sparizione della Torres non avesse alcuna rilevanza, un silenzio insopportabile per i tifosi veri, quelli che non vogliono sentirsi ancora morti e che per smuovere le acque hanno pensato bene di adoperarsi per far sì che potesse partire il ritiro. Vedere giocatori che corrono ed iniziano a sudare per l’unica maglia che i supporters adorano è un segnale per tutti. Significa crederci ancora, significa sentirsi attivi e soprattutto alimentare una speranza che stava spegnendosi avvolta da una preoccupante indifferenza. Nella pratica, organizzarsi per allestire in fretta e furia la Sala Rianimazione Rossoblu non è facile, ma unendo le forze ce la si può fare. Ecco quindi che ognuno da un contributo, anche perché è la curva che lo chiede ed agisce, non Mascia, ciò significa credibilità al 100%. Si estende la rete di conoscenze, iniziano i contatti e si parte. Tutti danno ampia disponibilità, c’è chi lo fa per “volontariato” come i preparatori atletici e l’aiuto magazziniere, c’è chi da l’ok per preparare i pasti a prezzi “da tifoso”. C’è chi invece si mobilita per non far mancare nulla agli allenamenti, dall’acqua, alla frutta, al gasolio per permettere che ci sia l’acqua calda per le docce. In contemporanea parte la raccolta fondi per consentire che tutto ciò possa essere realizzato senza intoppi e che, chi ha scelto di venire ad allenarsi nonostante la situazione di stand by, possa prepararsi in un contesto decoroso. Nessuno osa pensare che questo possa essere umiliante o vergognoso, perché a vergognarsi in questo momento dovrebbero essere tutti coloro che hanno abbandonato le sorti della Torres, il presidente in primis. Si è tornato all’antico, la macchina del tempo ci ha portato indietro di decenni, quando era la cittadinanza ad aiutare il sodalizio sassarese nelle situazioni di emergenza. Uno schiaffo al calcio moderno, qui non esistono giocatori viziati e primedonne, tutti si allenano a testa bassa sapendo che devono impegnarsi al massimo per ripagare quei tifosi che li osservano dalle tribune; nessuna richiesta assurda, tanta comprensione e molta umiltà ma soprattutto una gran dimostrazione di essere prima uomini che calciatori. Si attende martedì tutti insieme, si aspetta il verdetto sapendo che, in caso di esito positivo, ci sarà poi molto da fare per ricostruire tutto. E’ scontato che non può esistere alcun futuro con Mascia al posto di guida, ma questa è un’altra storia. I problemi si affrontano uno per volta, superiamo l’ostacolo Tar e poi si supererà anche l’altro ostacolo. Finché c’è la curva nord c’è speranza.
Fonte: http:
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