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Tifosi del Varese, basta insultarci: ora si fa silenzio
05 Giugno 2015 - letto 1385 volte

Siamo fatti così. Sempre lì pronti ad attaccarci. Ad insultarci, prima, e a riflettere, poi. A sparare prima di pensare. A rimproverarci per poi accorgerci che stiamo remando nella stessa direzione. Ci vorrebbe una sola parola: calma. Riflettiamo. Ponderiamo. Poi, eventualmente, attacchiamo. Cosa considerare, dunque? Solo ed esclusivamente i fatti. Ieri il Varese tramite un comunicato ha affermato che “è stato definito il nuovo assetto societario mediante la ricapitalizzazion...e delle quote.”. Questo è ciò che è stato detto ufficialmente. Le altre sono solo ipotesi, congetture.
Il Varese non è salvo. E con ciò non si intende dire che i nuovi proprietari siano persone non affidabili o inadeguate (anche se l’ipotesi della presenza di Laurenza nel Cda quantomeno incuriosisce). Nulla di tutto ciò. Probabilmente sono persone perbene che si sono prodigate per salvare la nostra società e che lo hanno fatto con la massima discrezione. Che hanno esaminato i conti attentamente prima ancora di parlare (qualità che a qualcuno è mancata in passato). Però il dubbio è lecito. Finché non usciranno allo scoperto. Davanti a noi tifosi. Ai veri proprietari del club, nonostante tutto. È per questo che è bene aspettare a giudicare. Quando ci sarà l’attesa conferenza stampa tutti potranno esporre le loro ragioni ma fino ad allora è bene rimanere nella “Palude”. Senza esultare apertamente con titoloni (il sorriso può scappare) e senza lasciarsi prendere dal pessimismo. E fare un po’ di silenzio. Sui social, soprattutto.
E la prima regola fondamentale è non insultarsi tra tifosi. Perché fa male vedere persone che seguono il Varese da due o tre anni attaccare pesantemente tifosi più esperti. Perché se i giovani hanno una sana follia, gli adulti spesso sanno ponderare i loro giudizi con maggior saggezza. Fa male anche vedere guerre intestine, faide mai ricomposte. Basta! Uniamoci, al posto di dividerci. E non spariamo opinioni per il puro gusto di farlo. Attendiamo in silenzio ciò che succederà. Per parlare con un po’ più di cognizione.
Se il silenzio porta pace, una ragione ci sarà.

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