Spalmamento salivare e manate da Bifulco
25 Aprile 2006 - letto 1267 volte La saliva che scendeva. Non è un calembour, ma il racconto (da voltastomaco) del disgraziato arbitro del derby tra Ponte a Greve e Arci Santa Maria, Toscana, durante il quale il capitano dei padroni di casa, Simone Cioni, sfruttando un parapiglia a metà campo, ammollava uno sputacchio all'orecchio sinistro del direttore di gara. Contro la squalifica di un anno, la società fa ricorso negando i fatti. L'arbitro ribadisce di aver visto chiaramente il Cioni sputargli contro, da due metri, essendosi il capannello di giocatori che si era formato, in quel momento diradato. E, come prova, ha ricordato proprio quel colare della saliva, dal padiglione auricolare fin sopra la spalla. E' andata meglio a Francesco Sist, portiere della Nuova Latina Isonzo, Lazio, squalificato anche lui per eccesso di salivazione: sputazzava sulla mano prima di porgerla all'arbitro, che ebbe la netta sensazione di una mano umida e appiccicosa. Ricorso: la percezione dell'arbitro deriva forse dall'abbondante sudorazione del portiere, accentuata dai guanti e dalla giornata calda. E visto che l'arbitro ha ammesso di non aver visto il gesto dello spalmamento salivare, la squalifica è stata annullata. E' in Calabria, però, che va in onda il delirio. Prima tappa Guaradavalle-Castrovillari. Racconta la terna che, prima dell'inizio della partita, bussa allo spogliatoio una persona che si presenta come allenatore-dirigente dei padroni di casa. Questi, dopo una «stretta di mano a dir poco energica», sente lo scrupolo di avvertire: «Vi raccomando di arbitrare bene, non come i vostri colleghi, altrimenti va a finire male». Il rigore fischiato a due minuti dal termine, in favore del Castrovillari, segna insieme la fine della gara e l'inizio della follia. Ripetute aggressioni alla terna da parte di calciatori, tifosi, custode del campo, dirigenti vari. Le botte - date «alla gola e al torace, anche con spranghe di ferro ricavate dalle porte degli spogliatoi sfondate» - facevano perdere i sensi all'arbitro e a un guardalinee, presi a calci anche mentre erano a terra esanimi. L'altro guardalinee veniva sbattuto con violenza contro il muro e pestato a sangue. I primi due ricoverati in ambulanza presso l'ospedale di Soverato, l'altro trasportato in elicottero al nosocomio di Locri. Oltre ai danni fisici, ci dice il referto, l'arbitro smarriva l'orologio, un paio di occhiali da sole e una catenina in oro con medaglia (la catenina successivamente veniva trovata rotta), uno degli assistenti arbitrali subiva la rottura del cronografo, lo strappo del borsone, dei vestiti e della divisa ed il danneggiamento degli occhiali da sole, mentre l'altro assistente arbitrale subiva il danneggiamento degli occhiali da sole, dell'orologio, della bandierina, del borsone e della divisa. A pochi chilometri di distanza si giocava Kappa 2003-Melitese. Anche qui l'arbitro viene accolto allo stadio con la solita formula rituale di benvenuto: «Oggi dobbiamo vincere per forza, o finisce male per te e la Melitese; ci dobbiamo salvare!». Alla quale vanno aggiunte «le minacce di morte» che simpatici tifosi rivolgevano per tutta la gara al portiere avversario, se questi non avesse fatto in modo di subire un gol. Visto che al 48° del secondo tempo in risultato era ancora in bilico, si scatenava una rissa da saloon in campo, originata dai calciatori locali, alla quale partecipavano anche riserve, giocatori sostituiti e infortunati richiamati dagli spalti. E mentre due calciatori accerchiavano l'arbitro urlandogli «Hai visto? Ora ci devi fare vincere, ci devi dare un rigore, altrimenti meniamo pure te», un altro - tal Bifulco Pasquale - lo colpiva con una «violenta manata al volto per poi chiuderla immediatamente con lo scopo di provocargli dei graffi, provocando all'arbitro diverse escoriazioni con bruciore, momentaneo sbandamento ed un fastidio all'occhio sinistro». Il direttore di gara, a quel punto, riusciva a rientrare nello spogliatoio da dove eseguiva i famosi tre fischi - flebili - «considerando l'incontro definitivamente sospeso, poiché ormai mi sentivo menomato nel fisico e nel morale». Per così poco? Fonte: ilmanifesto.it Notizie correlate Spal
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