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Promossi&Bocciati della Sampdoria 2007: Da Quagliarella a Cassano, oscar ai tifosi doriani
02 Gennaio 2008 - letto 2008 volte
Cassano: Guy de Maupassant diceva che i grandi artisti sono quelli che impongono all’umanità la loro particolare illusione. Tonino arriva a Genova in estate tra molti sogghigni e qualche speranza, in pochi mesi riporta i tifosi blucerchiati indietro di vent’anni: il dizionario dei sogni, autodifesa nei confronti di crucci e difficoltà, la necessità di liberarsi dalle costrizioni del passato recente, la capacità di allontanarsi dalla possibilità di rimpianti e rancori, la certezza che il bel tempo stia per tornare. Due reti in poche partite, contro Atalanta e Fiorentina, tante perle nei pochi minuti giocati, ma, soprattutto, il riempimento di un vuoto che ormai da troppo tempo attanagliava l’universo blucerchiato. Ingenuo, bersaglio di malignità, il Ragazzo dei Sogni. Voto 8 (ed il bello deve ancora venire…)

Volpi: Il 2007 si è aperto contro la Fiorentina, il 14 di gennaio, e il Capitano lì, a lottare su ogni pallone. Si è chiuso con la sconfitta, decorosa, di Roma, il 22 di dicembre, undici mesi dopo. E Sergio Volpi è sempre lì: in mezzo al campo, brutto, sporco e cattivo, a dar di randello per tenere in piedi la truppa. Chiude con un’espulsione che grida vendetta, ma quel conta è la straordinaria voglia di lottare per la maglia blucerchiata, che non è mai venuta meno. In mezzo, tante partite di sostanza, tante domeniche di sofferenza, piangendo lacrime di sudore per la causa, con due chicche: il rigore vincente a febbraio nel match con l’Atalanta, in un momento in cui nessuno scommetteva più sulla Sampdoria di Novellino e la sassata novembrina di Cagliari, nel momento più buio degli ultimi anni di storia sampdoriana, con quella corsa folle ed innamorata verso i propri tifosi. In lui si percepisce sempre una tranquillità di coscienza ed un attenzione per i valori morali che riportano al calcio che fu e che purtroppo non è più. Un’icona. Voto 8

Flachi: La passione non ottiene mai il perdono. Gli uomini condannano l’ingiustizia perché temono di poterne essere vittime, non perché aborrano di commetterla, sentenziava Platone duemilacinquecento anni fa: niente di più attuale. Perdere la dignità è perdere tutto. È dubitare. È vedere le cose attraverso la nebbia fuorviante dei pregiudizi e dello scetticismo. Non è possibile amare la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, che non hanno mai inciampato. A loro non si è svelata la bellezza della vita, attraverso la sua crudeltà. Del 2007 di Francesco si ricorderanno tre presenze in campionato ed una in Coppa Italia, nessun gol. Tutti ricorderanno, vita natural durante, la squalifica per una cazzata. Per i tifosi doriani Francesco Flachi resterà sempre il purissimo ricordo delle sue gesta, perché i veri paradisi sono quelli perduti. Come fai a non promuoverlo sempre? Questo non è un addio, è un arrivederci, Bandiera Blucerchiata. Voto 8

Campagnaro: Lo scoppio d’ilarità diffusosi per il “ratto” agostano ai cugini non è mai stato così supportato dai fatti: Hugo Armando, la figura del legionario argentino, il difensore arcigno che domina le aree di rigore, cogliendo alla perfezione l’archetipo del giocatore amato dalla Gradinata Sud. Ci ha messo poco a scomodare altisonanti paragoni: quel gol nella bolgia di Spalato, tre soli minuti dopo essere entrato in campo ne è il simbolo. Bestemmierò, ne sono consapevole, ma era dai tempi dello Zar che non si vedeva un difensore così vestire la casacca blucerchiata. Oplita delle Pampas. Voto 7

Maggio: Quando arrivò a Genova, nell’estate del 2006, molti dissero che si trattava dell’ennesima eterna promessa che cercava un difficile rilancio e che mai vi sarebbe riuscito… Il buon Christian, con la tipica testardaggine dei veneti, ci si è messo di buzzo buono, imparando tanto da Novellino, diventando un cardine imprescindibile di una Sampdoria che provava ad inseguire l’Europa con la disperazione tipica di chi prova a prendere la sua occasione. I primi sei mesi dell’anno sono un costante crescendo, i successivi una conferma di un ragazzo che non può più essere ignorato sulla via che porta all’Europeo austro-elvetico. Giornate di ispirazione assoluta come quella di Cagliari, in novembre, non capitano spesso nella vita di un calciatore. Ma è inseguendo il proprio vivido miraggio, che le persone riescono sempre a migliorare. Maggio ci sta riuscendo, alla grande. Evocativo, quando si invola sulla fascia. Voto 7

Novellino: Ogni amore ha sempre un inizio e, purtroppo, una fine. Gli ultimi due anni del WAN sulla panchina blucerchiata sono stati per molti da dimenticare, ma onore all’uomo che ha riportato la Sampdoria in Serie A, che ha lanciato Maggio e Quagliarella in questo 2007 non certo stellare, che si è inventato Accardi ottimo difensore centrale, che se ne è andato con un po’ di fiele, ma con la morte nel cuore quando, domenica 20 maggio, a margine dell’inutile sfida col Catania, uno stadio intero ha intonato la sua canzone: “… E allora alziamo un bicchiere di vino, di vino, di vino, brindiamo a Novellino… che il Doria ha riportato in A…”. C’è chi lo ama, c’è chi lo detesta, ma un grazie ed un applauso a Genova il Mister lo troverà sempre. Da hall of fame blucerchiata. Voto 6,5 (per quanto fatto negli anni precedenti…)

Zenoni: La stima per un giocatore di pallone va a braccetto con i contenuti che costui riesce a proporre sul campo di gioco nell’arco dell’anno. Di Zenoni, come punto più alto del suo 2007, si ricorda una ciabattata trasformatasi in gol casuale nell’ultima apparizione marassina della scorsa stagione contro il Catania. Poi, tanta corsa, troppo spesso a vuoto, cross sbagliati più di un ragazzino alle prime armi, troppe incertezze nei momenti decisivi di partite importantissime, come l’andata di Coppa Uefa con l’Aalborg. Le emozioni prevalgono sempre sulla ragione, di Cristian si apprezzano impegno ed attaccamento, ma il giudizio non può proprio essere positivo. La pazienza ha un limite. Voto 5

Quagliarella: “Attraverso le vesti stracciate si mostrano i vizi minori: gli abiti da cerimonia e le pellicce li nascondono tutti”, parafrasando il grande William Shakespeare. La non esultanza dopo la doppietta alla Sampdoria ha avuto il sapore rancido della falsità. Troppe parole spese intorno a questo giocatore esploso grazie ad un ambiente che lo ha coccolato come un principe e che non si è sentito dire nemmeno grazie. I cinque mesi blucerchiati del 2007 si ricordano per soli quattro gol e troppe inutili promesse di fedeltà, non tramutate in fatti. Un uomo si giudica soprattutto dai suoi comportamenti. Un plauso, doveroso, a Marotta che ha saputo sostituirlo con Bellucci (Voto 9: per lui parla la sua sampdorianità, oltre agli otto gol, pesantissimi). Ex non troppo rimpianto. Voto 5

Palombo: Gli uomini, in certi momenti, sono padroni del loro destino. Angelino è sempre stato un beniamino della tifoseria doriana, per il coraggio e l’abnegazione, prima ancora che per le doti calcistiche: quello che lascia perplessi è l’inspiegabile involuzione che ha colpito negli ultimi tempi il “Tardelli della Ciociaria”, non tanto per gli errori, quanto per il vagheggiare insipido per il campo. Ora, la domanda è: quanto hanno influito gli acciacchi e quanto, piuttosto, la sindrome da appagamento. Difficile darsi una risposta, ma il Palombo visto a Roma, nell’ultima apparizione dell’anno, è un qualcosa che dà fastidio. La faccia di un uomo, molte volte, è la sua autobiografia, quella di Angelino ultimamente è la faccia di uno che non ha più voglia di combattere. E allora, sveglia, altrimenti largo a chi ne ha più voglia (Sammarco, voto 6,5: che bell’impatto, questi primi mesi da doriano…) o a chi scalpita per far vedere quanto vale (Poli, voto 8, per le prestazioni con la Primavera, è lui il domani del centrocampo blucerchiato), perché l’Angelo Palombo che la Sud ama non è certo questo. Voto 5,5

La gradinata sud: “Come fiamma più cresce più contesa dal vento, ogni virtù, che il cielo esalta, tanto più splende quant'è più offesa”… La lotta, indomita, contro l’ingiustizia prosegue, come prima, più di prima, fra difficoltà sempre crescenti, ma l’amore ed il sostegno non sono mai venuti meno, nell’arco dell’intero anno solare. Forse non era necessario scomodare Michelangelo Buonarroti, ma le parole per questo amore che non tramonta mai sono sempre più difficili da trovare. La tifoseria doriana ha accettato di buon grado la perdita di Quagliarella, ha pianto silenziosamente sulle disavventure della Bandiera Flachi, ha accolto a braccia aperte i ritorni di Bellucci e Montella, che tutti davano solamente come un’operazione di immagine e che invece si sta dimostrando un’assai oculata operazione di mercato, ha abbracciato come un Re Antonio Cassano, con i suoi pregi ed i suoi difetti, senza mai cedere all’infingarda tentazione di reagire malamente alla putrescente demonizzazione mediatica della categoria Ultras… A guardia di una Fede. Voto 10
Fonte: goal.com
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