Parma ancora sotto shock I Boys: "Nessuno scontro"
01 Aprile 2008 - letto 3325 volte Il giorno dopo la tragedia dell'A21, nel centro sportivo di Collecchio parla solo Cuper: Ho guardato in faccia i miei giocatori, impossibile giocare: pensavano solo alla tragedia". In città appesi striscioni nei luoghi frequentati da Matteo Bagnaresi Il giorno dopo la morte di Matteo Bagnaresi, il tifoso parmigiano che ha perso la vita nellarea di servizio Crocetta nord, tra Alessandria ed Asti. Il centro sportivo di Collecchio, sede degli allenamenti del Parma, è avvolto da un insolito silenzio. Parla solo Hector Cuper, tecnico dei crociati. I giocatori non accennano neppure ad un sorriso di circostanza. Passano a testa bassa lungo il corridoio che porta dagli spogliatoi al cortile e se ne vanno. Lallenatore spiega la reazione della squadra dopo la notizia ricevuta ieri allo stadio di Torino: Ho guardato in faccia i miei giocatori. La concentrazione per la partita è scomparsa in un attimo. Il pensiero è volato subito alla famiglia del ragazzo. A mio parere è stata presa la decisione giusta: non era possibile giocare un match dopo un fatto del genere. Tutto lo staff tecnico, giocatori compresi, si è sentito terribilmente amareggiato: il calcio è festa. Non si può morire per lo sport. E una situazione dura per la famiglia, per il club, per i tifosi e per la città. PARMA SOTTO SHOCK - Ma tutta Parma è stata profondamente toccata dalla morte di Matteo Bagnaresi: la testimonianza è data da striscioni e scritte che nelle prime ore della mattina sono comparsi in alcuni dei luoghi che hanno visto protagonista il giovane parmigiano. Vivrai per sempre nella tua Nord su unimpalcatura a pochi passi dallo stadio Tardini. Il tuo sorriso non si spegnerà mai su un telo appeso allesterno dellex sede del Mariano Lupo in Piazzale Allende. Ad ancora i Boys, gruppo con cui aveva ricominciato a seguire il Parma in casa ed in trasferta in seguito alla diffida, imposta dal giudice, in occasione dei tafferugli del dopo Parma-Juventus di tre anni fa. Anche loro hanno voluto ricordare Matteo con un comunicato ufficiale pubblicato sul loro sito. Ma non solo. Gli ultras hanno dato anche la loro testimonianza di come si sono svolti i fatti allautogrill Crocetta Nord. Noi vi proponiamo qui solo una breve parte della lettera aperta: Sè parlato di catene, spranghe e bastoni. Ma né noi né gli juventini eravamo armati. Sè parlato di scontri e di tafferugli, ma le due fazioni non si sono date battaglia. Sè parlato ancora di tifo violento e di voler sospendere le trasferte dei tifosi, ma Il Bagna non è stato ucciso da altri ultras, è morto sotto le ruote di un pullman. Un altro fatto di sangue, ma l'ultras non è il carnefice. E' la vittima. Fonte: gazzetta.it Notizie correlate Parma
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