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La querelle stadio tra Reggiana e Sassuolo, le proteste e la solidarietà ultras
22 Marzo 2018 - letto 5431 volte

Clima di alta tensione in quel di Reggio Emilia, dove negli ultimi giorni è scoppiata la querelle Mapei Stadium tra Reggiana e Sassuolo. L’americano Mike Piazza, spalleggiato dalla tifoseria granata, si è schierato apertamente contro Giorgio Squinzi, patron della società neroverde. Il nodo della questione è l’utilizzo dell’impianto sportivo di Reggio Emilia, di cui l’ex presidente di Confindustria è divenuto proprietario nel 2013. Da allora, è nata un’evidente contrapposizione tra i tifosi della “Regia” e la società del Sassuolo, considerata dagli stessi supporters granata come una presenza scomoda e malvoluta nella città di Reggio Emilia.
La passione dei tifosi reggiani, dunque, da anni si scontra con lo strapotere economico ed imprenditoriale di Squinzi, che ha investito molto, portando nel tempo il “piccolo” Sassuolo quasi ai vertici del massimo campionato nazionale.

LA STORIA DEL MAPEI STADIUM E L’OSTILITA’ DEI REGGIANI
Nello stadio che un tempo era chiamato Giglio, dal 1995 la Reggiana ha disputato tutte le partite interne, ed è sempre stata l’unica squadra a giocare nell’impianto emiliano. Da “padrona” del campo di Reggio (divenuto nel 2012 Città del Tricolore, per volontà del Comune di Reggio Emilia e della società granata), la compagine emiliana ha dovuto fare i conti, nel 2013, con l’avvento nella propria città del Sassuolo Calcio. Come detto, Squinzi decise di “trasferire” il club neroverde a Reggio Emilia e approfittò di una diatriba nata tra la vecchia società detentrice del marchio Giglio (la Newlat) ed il Comune, per mettere le mani anche sullo stadio. La Newlat, infatti, mise in discussione la validità del nuovo nome (Città del Tricolore), mentre l’amministrazione comunale ed il club ritennero scaduto il contratto con la suddetta società per la sponsorizzazione dell’impianto. A margine di questa diatriba, il Tribunale fallimentare di Reggio Emilia mise all’asta lo stadio che fu teatro di tante battaglie per la maglia granata, dove la Reggiana disputò la serie A e i successivi campionati da nobile decaduta nelle serie inferiori. Fu in questo contesto che s’inserì Giorgio Squinzi, imprenditore dal potenziale economico notevole, che all’asta riuscì ad aggiudicarsi l’impianto, bruciando proprio la concorrenza della Reggiana. Dall’annata 2013-14, dunque, lo stadio è appunto denominato Mapei Stadium e la Reggiana paga la gestione dell’impianto per poter disputare le partite casalinghe del torneo di serie C. I tifosi granata, in particolar modo gli ultras appartenenti alle sigle “Teste Quadre” e “Gruppo Vandelli“, contestarono fin dal principio l’atteggiamento accentratore del Sassuolo, mostrandosi insofferenti alla situazione che vedeva di fatto la Reggiana come “ospite” in casa propria. Da quella data ad oggi, però, la condizione non è mutata in meglio, anzi a tratti è addirittura peggiorata.

LO SFOGO DI MIKE PIAZZA, LA RISPOSTA DI SQUINZI E LE PROTESTE DEGLI ULTRAS
Nelle scorse settimane, il patron della Reggiana, Mike Piazza, ha attaccato duramente Squinzi e la sua azienda, trovando anche l’appoggio della tifoseria granata, la quale in un recente comunicato ha definito la Mapei una “dispotica multinazionale”.
<<Ci viene assicurato l’utilizzo dello stadio soltanto per le partite ufficiali, avendo la possibilità di utilizzarlo solamente nei giorni delle gare. A partire dal giugno 2016, cioè da quando la famiglia Piazza ha acquisito la maggioranza delle quote di Reggiana Calcio, la società proprietaria dello stadio ha raddoppiato il costo per l’utilizzo dell’impianto>>, lo sfogo del proprietario statunitense. Alle parole di Piazza, è arrivata la pronta replica di Squinzi, il quale ha respinto le accuse, puntando il dito sul clima intimidatorio creato volutamente attorno alla Mapei e al Sassuolo al fine di oscurare le perdite accumulate dal sodalizio granata. La dirigenza neroverde si è dichiarata pronta a difendersi dalle accuse e ad agire per vie legali nei confronti di Piazza. In particolare, alle “calunniose e infondate prese di posizione della Reggiana” il Sassuolo ha risposto con un comunicato stampa molto duro, nel quale non ha risparmiato frecciatine alla presidenza del club fondato nel 1919. In tutto ciò, i tifosi granata, che da anni portano avanti battaglie per “allontanare” il Sassuolo da Reggio Emilia, si sono recati dinanzi allo stadio Enzo Ricci di Sassuolo, dove hanno affisso uno striscione con su scritto “Mapei, è questa la vostra casa!“. Al di là dei colori di appartenenza, comunque, il mondo ultras si è schierato a favore della tifoseria della Reggiana, vittima – secondo molte anime del tifo del Belpaese – del business del calcio moderno. Nell’incontro di serie A tra Sassuolo e Spal, disputato la settimana scorsa al Mapei Stadium, gli ultras estensi della Curva Ovest, storicamente rivali con i reggiani, hanno esposto nel settore ospiti lo striscione “A Reggio solo la Reggiana“, dimostrando solidarietà ai tifosi granata. Il medesimo gesto volevano farlo anche gli ultras eugubini, impegnati nell’ultimo weekend nel match di serie C Reggiana-Gubbio, ma ai rossoblu umbri è stato vietato l’ingresso dello striscione che recitava lo stesso slogan. Tante altre tifoserie, amiche e rivali, tramite le proprie pagine web hanno dimostrato solidarietà agli ultras di Reggio Emilia, perchè il calcio nelle curve è ancora visto come fenomeno aggregativo e passionale, dove l’identità e le emozioni non possono essere vendute al miglior offerente, neanche dinanzi ad ingenti somme di denaro.

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