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Il Genoa F.c. piange la morte di Fabrizio Gorin
13 Settembre 2002 - letto 17647 volte
Fabrizio Gorin è spirato questa notte nel reparto dell’ospedale di San Martino, dove era ricoverato a causa dell’improvviso male che gli era stata diagnosticato e che lo ha sottratto all’affetto dei suoi cari nel breve volgere di pochi giorni. Il cuore di Fabrizio Gorin, 48 anni compiuti il 21 febbraio, vice-allenatore della prima squadra e autentica bandiera del club rossoblù, ha cessato di battere intorno alle 5. Attorno alla moglie Paola, al fratello Stefano e al figlio Giacomo, di 16 anni, si sono stretti all’ospedale San Martino molti esponenti della società rossoblù. Tra i primi ad arrivare il tecnico Claudio Onofri, legato come un fratello a Gorin, il direttore generale Gianni Blondet e il medico sociale Mauro Casaleggio. La scomparsa di Gorin, che ha lottato come un leone sino all’ultimo, come sua abitudine, lascia un dolore incredibile in coloro che gli hanno voluto bene.
L’amore tra il Genoa e Fabrizio Gorin era scritto nel destino. E’ sufficiente spulciare gli almanacchi ingialliti dal tempo. E segnarsi una data: 28 febbario 1973. Il suo esordio in serie A, con la maglia del Vicenza. Per i casi della vita, aveva di fronte il Genoa. Due anni con la maglia dei berici in serie A (73/74 e 74/75). I due successivi con quella del Toro, dove si laureò campione d’Italia con l’allenatore Radice. Poi, l’inizio del matrimonio sportivo con il Grifo. Al terzo anno di serie B (78/79, 79/80, 80/81), centrò l’agognata promozione nella massima serie. Al termine della stagione seguente, l’ultima da giocatore con la maglia rossoblù, Gorin si trasferì al Palermo dove in pratica ebbe fine la sua carriera a certi livelli. Con il Grifone, in tutto, ha collezionato 119 presenze e segnato 5 reti. Gorin, nato a Pellestrina, in provincia di Venezia, aveva deciso di stabilire la propria residenza a Genova già ai tempi in cui vi si era trasferito da giocatore. Nel capoluogo ligure, aveva lavorato prima nel campo delle assicurazioni, passando, di recente, ad attività di natura commerciale. Il cordone ombelicale che lo teneva legato al Genoa non si è mai spezzato. Un legame che si era ravvivato, nelle ultime stagioni, da quando aveva assunto il ruolo di allenatore nel settore giovanile, guidato dal suo amico per la pelle Claudio Onofri. L’anno scorso gli era stata affidata la conduzione tecnica degli Allievi nazionali. Un incarico lasciato, con un pizzico di malincuore e molta gratitudine, dopo la chiamata dell’amico Claudio, che lo stimava molto e aveva pensato immediatamente a lui per l’incarico di allenatore in seconda. Le doti di straordinaria combattività in campo, incarnavano alla perfezione lo spirito del vecchio cuore rossoblù, caro ai tifosi del Genoa che gli avevano regalato un appellativo affettuoso, “Picchia Gorin”, dal quale non ha potuto più, con piacere, separarsi. Sono passati alla storia, in particolare, i suoi acerrimi duelli contro l’attaccante della Sampdoria Alviero Chiorri. Rivalità in campo, grande rispetto fuori. Con Onofri aveva condiviso altre esperienze prima del Genoa. Entrambi figuravano nei quadri tecnici dello Spezia, nella stagione 94/95.
Chi lo ha conosciuto, è stato fortunato. Il suo temperamento e la smisurata passione per il gioco del calcio, dopo che aveva smesso la carriera di calciatore, hanno potuto esprimersi compiutamente, rimanendo all’ambito sportivo, in mezzo ai rettangoli da gioco che gli erano cari da sempre. Da quando tirava i primi calci nel campetto dell’isolotto dov’era nato, e il pallone gli arrivava alle ginocchia. Non dimostrava, Fabrizio Gorin, i 48 anni stampati sulla carta d’identità. Il tempo gli aveva segnato un po’ il viso, ma gli aveva portato in dono qualche bella ruga e un ricco bagaglio di esperienze. Gioie e dolori. Ma gli piaceva la vita, stare in mezzo ai giovani e lui, giovane, lo era rimasto dentro. Aveva seminato bene ed era amato da tanti. Dietro la maschera da duro, che aveva contribuito a eleggerlo beniamino imperituro della Gradinata Nord, nascondeva un animo assai sensibile e gentile. Non in campo, quando si trattava di fermare gli avversari con le buone o le cattive. I ragazzi che ha allenato nelle rappresentative giovanili del Genoa lo adoravano. Lo portavano in palmo di mano. Duro quando era necessario, ma una parola in più anziché in meno, quando si trattava di tappare le falle e le inquietudini che si manifestano in età adolescenziale. Il suo amore per il Genoa era limpido. Acqua di fonte. Al punto di non riuscire a celare l’antipatia sportiva che aveva nei riguardi della Sampdoria. Era più forte di lui. In sede passava spesso, anche se il suo habitat naturale era a Pegli, al campo, con l’amico Onofri. Aveva una curiosa abitudine cui non ha mai rinunciato. Quando arrivava in sede, era suo costume fare il giro degli uffici prima di salire le scale e raggiungere il piano soppalcato che ospita il settore giovanile. Tra le mani, immancabile, un sacchettino. All’interno tanti, ottimi cioccolatini che lasciava, in compagnia di un sorriso e di una stretta di mano, a chi già faceva i conti con le nevrosi da lavoro. Era il suo modo di dire buongiorno. Due occhi blu cobalto. Sul viso rosso per il sole che prendeva al campo durante gli allenamenti. I due colori di una fede mai tradita, tatuati persino sul volto. Un destino maledetto, ha portato via un grosso pezzo del Grifone. Ciao Fabrizio. E grazie da chi ti ha voluto bene.
La notizia della scomparsa di Fabrizio Gorin ha lasciato attoniti i tifosi rossoblù, molto legati a lui per via del suo proverbiale attaccamento ai colori sociali. La prima iniziativa di cui la società ha avuto comunicazione da parte dei tifosi, riguarda il progetto di appendere fuori dalle finestre, in segno di ultimo saluto a Fabrizio, drappi e bandiere per tappezzare la città di rossoblù lunedì mattina. La società allestirà la camera ardente al Pio XII, dove stazionerà il labaro ufficiale listato a lutto. L’antico oggetto sarà esposto sabato per mano di alcuni dei ragazzi che militano negli Allievi nazionali. Domenica dagli elementi della Primavera, annunciata al completo.

ONORE AL GENOA
ONORE A FABRIZIO "PICCHIA" GORIN
GLI ULTRAS NAPOLETANI VICINI AL GRIFONE

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