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I tifosi rossoblù: "Quella molotov poteva ucciderci"
24 Agosto 2015 - letto 2244 volte

«Quando si diventa oggetto di un’aggressione immotivata c’è solo tanta amarezza e basta. Poteva finire in tragedia». C’è poca voglia di parlare tra i tifosi del Bologna che, l’altra sera, nella Capitale, si trovavano sul pullman che, all’altezza di Ponte Salario, lungo il percorso che porta allo stadio, è finito nel mirino di un gruppo di ultras della Lazio.

Siamo a una decina di chilometri dallo stadio quando i sei pullman incolonnati finiscono nel mirino di una trentina di persone (questi i numeri forniti della questura di Roma). Gli ultras laziali fanno sfilare i primi cinque mezzi rossoblù, prima di dare il via all’agguato.

All’ultimo pullman, del gruppo Vecchia Guardia, riservano il lancio di due bottiglie e di alcuni sassi, con l’obiettivo di infrangere i vetri del mezzo, prima di gettare una molotov: la bottiglia incendiaria si infrange sul lato esterno della carrozzeria evitando conseguenze tragiche. Come il 18 giugno del 1989 quando alla stazione di Rifredi i tifosi della Fiorentina, sempre con una molotov, diedero fuoco al vagone su cui viaggiava l’allora 14enne Ivan Dall’Olio che rimase gravemente ustionato.

Una scena terribile che, tra l’altro, uno dei tifosi presenti sul pullman aveva già vissuto in quella giornata nera del calcio.

In questo caso, invece, il pullman finito nel mirino è riuscito a ripartire dopo aver subito comunque dei gravi danneggiamenti. La polizia, che scortava i pullman è poi intervenuta per scongiurare scontri e sul luogo dell’agguato ha trovato pure asce e spranghe.

«Abbiamo visto la bottiglia schiantarsi contro il pullman – racconta uno dei tifosi – e una scia di fuoco sull’asfalto. E’ stato orribile e abbiamo temuto seriamente per la nostra incolumità. Non possiamo nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se quella molotov fosse finita all’interno. E’ stata comunque un’imboscata premeditata». Intanto su Facebook si moltiplicano le manifestazioni di solidarietà verso i tifosi rimasti coinvolti nell’aggressione.

«Se fossero applicate a Roma le regole valide per altre città, lo stadio Olimpico sarebbe squalificato 8 volte su 10», dice uno dei rossoblù.

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