Como-Parma vista da Lele
10 Febbraio 2003 - letto 1657 volte Terza e penultima partita in campo neutro per il Como dopo la nota (ed eccessiva) squalifica per i fatti contro l’Udinese: i lariani tornano a Piacenza due settimane dopo la vittoria con la Roma, sperando di proseguire la striscia positiva che dura da 4 turni. Viaggio in solitario rapido e tranquillo e, in mancanza dell’accredito da fotografo, opto per sistemarmi nella curva di casa, con la speranza di riuscire poi a passare in tribuna. Breve fila, perquisa senza eccessi e una volta dentro si parla un po’ con qualche amico: vengo così a conoscenza delle solite ed inquietanti modalità di repressione da stadio che stanno attuando a Como, complice anche l’attivismo di un giornalista locale che definire infame è fargli un complimento. L’opzione tribuna funziona al primo colpo e prendo posto in attesa dell’inizio partita. Il pubblico è poco numeroso e curiosamente si divide in tre fazioni: Comaschi (la maggioranza), Parmensi (pochi) e Giapponesi (tanti anch’essi e con occhi ed obbiettivi tutti per Nakata). Buono il colpo d’occhio offerto dalla curva lariana: lo “zoccolo duro” questa volta sceglie di sistemarsi nella parte bassa della Nord ma sono piene anche due tribunette e mezzo di quelle metalliche. Il tutto contornato dall’unico striscione che da più di due mesi accompagna i biancoblù (“Nel nome di Como combattiamo”) al quale si aggiunge quello “Onore ai diffidati”, per il resto qualche isolato e poco significativo stendardo appeso. Si riempie tardi ma rapidamente la curva ospite ed inizialmente domina la grande delusione per una presenza numerica molto modesta, soprattutto in considerazione della vicinanza. In questi casi, tuttavia, penso sempre che i colpevoli siano gli assenti e che i presenti meritino comunque rispetto. Oltrettutto mi capita di capire in fretta che i crociati hanno una gran voglia di fare e di tifare: su tutto spicca un grande agitarsi di bandiere e bandierine che durerà fino alla fine, incessantemente. All’ingresso delle squadre torce da parte lariana, mentre i parmensi compongono con grandi bandiere a due aste la scritta “BOYS” ed accendono fumogeni e torce in quantità. L’inizio della gara, sul campo e sugli spalti, è di marca lariana: la squadra osa là davanti, mentre la curva ruggisce sovrastando nettamente gli avversari, nonostante questi siano tutt’altro che silenti. Col passare dei minuti la situazione si inverte sul campo e si riequilibria nel tifo: davvero i Parmensi ci prendono gusto ed infilano un coro dopo l’altro, mentre le bandiere continuano ad agitarsi. Sarà perché mi sono sistemato molto vicino alla loro curva, ma devo dire che il tifo a cui assisto è veramente bello da vedere e da sentire, senza sosta e ben coordinato. Quando verso la mezz’ora arriva anche il goal del vantaggio, l’entusiasmo si amplifica e consente di sfoggiare anche un paio di canzoni più sofisticate e d’effetto, su tutte spicca quella ispirata alla colonna sonora de “Il ponte sul fiume Kwai”. E’ un crescendo fino alla fine del tempo e, se non fosse per quei 15’ di pausa anche dei tifosi, un paragone coi favolosi Doriani a Como l’anno scorso (che si sgolarono anche nell’intervallo) non sarebbe stato fuori luogo. La ripresa è un crescendo di emozioni. A cominciare dal doppio rigore tirato e sbagliato dal Como, che fa di nuovo esultare la curva ospite: sono altri dieci minuti di spettacolo culminati con un lungo coro “brasileiro” (complimenti ai percussionisti!) capace di far battere il tempo anche chi, come il sottoscritto, è allergico a qualsiasi forma di ballo. L’apoteosi poteva arrivare se Mutu, anziché scegliere la rovesciata spettacolare, avesse sfruttato meglio l’occasione avuta in piena area lariana. Riemerge invece alla grande il Como, che spinto dal ritrovato Music e dalla buona intesa dei due nuovi attaccanti, non solo conquista il pareggio ma addirittura si porta in vantaggio e fa letteralmente esplodere la curva comasca. E’ un delirio, un alzarsi di urla ed uno sbracciarsi con cui si liberano le sofferenze di questa stagione e contemporaneamente si avvisa il mondo di “aprire le porte che passano in biancoblù”: ai cori della curva si uniscono a sprazzi anche le due tribune, ma è sulla melodia di “Tu, solamente tu” che la curva raggiunge il suo apice. Sono 10-15 minuti di gioia e speranza per i lariani, mentre i Parmensi continuano a sventolare ma sono calati verticalmente sul piano vocale. Poi l’incantesimo per i primi e l’incubo dei secondi vanno in frantumi quando a pochi minuti dalla fine il Parma ottiene un altro rigore e pareggia. Un po’ di agitazione sotto la curva comasca, vola qualche asta e qualche bottiglietta verso un plotone di caschi blu che si era, diciamo così, avvicinato troppo, ma la situazione non degenera. Allo scadere si rischia addirittura un nuovo rovesciamento del risultato: il goal dei crociati è annullato ma aiuta i comaschi a farsene una ragione ed a pensare non che stavano vincendo ma che per poco non perdevano ancora. Il triplice fischio finale mette fine a altri possibili colpi di scena e manda le squadre negli spogliatoi. Lo sguardo a questo punto va regolarmente sui ragazzi che se la prendono comoda e non temono di arrivare tardi sotto la doccia. Benny Carbone, che non a caso ha giocato in Inghilterra, è purtroppo l’unico ad indugiare verso la propria curva: non arriva fin sotto ma l’applauso è di quelli ben fatti, mani alte sopra la testa, e va bene così. Uscita e viaggio di ritorno ancora rapidi, mentre via radio giunge notizia che i Veronesi a Livorno non sono stati fatti arrivare allo stadio. Pur senza ulteriori dettagli, ma memore di altre situazioni simili e del ricordo che serbo della polizia locale, azzardo un messaggio di solidarietà. Mi domando tuttavia anche quanto certi comportamenti dei tifosi (vedi gli eccessi politici) alla fine altro non facciano che dare ottimi pretesti per intensificare le forme di repressione, se non addirittura di “giustificare” certi gravissimi abusi di potere. Notizie correlate Como
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