Como-Inter vista da Lele
03 Novembre 2002 - letto 14462 volte Parlando di questa partita è doveroso precisare da parte mia che la tifoseria interista è tra quelle per cui ho da sempre pochissima stima: da quando frequento gli stadi (1988) mi è sempre sembrata mediocre, sia dal punto di vista coreografico sia da quello vocale. In incidenti seri, poi, non li ho mai visti in azione di persona. Dico tutto questo, peraltro, pur avendo visto partite di vario genere: molti derby, semifinali e finali di Uefa, sfide con la Roma e la Lazio piuttosto che con Genoa, Atalanta, Reggiana, Parma, Torino, ecc. A questo si aggiungono poi altre questioni più generali che, rispetto al mio modo di vedere il mondo ultras, ritengo inconcepibili: dal modo in cui viene gestita (o si fa gestire?!) la curva alla mai sopita politicizzazione, fino alle due ciliegine finali come la sceneggiata del motorino (Inter-Atalanta 2000-01) e l’aggressione dei Veronesi durante Italia-Uruguay dello scorso aprile. Sul primo episodio continuo a pensare che il vero schifo non sia stato tanto vedere un motorino volare lungo i gradoni della Nord, quanto piuttosto che i cosiddetti “capi” della curva abbiano consentito che quella buffonata durasse più di 15 secondi: per fare un paragone molto diretto, nella curva del Milan ti basta fare il deficiente per due volte spingendo un po’ troppo ad un goal che ti ritrovi qualcuno che parte dalla transenna e ti “invita” a darti un regolata. Sui fatti di Italia-Uruguay invece non mi sento di dare un giudizio sull’aggressione in se’, dato che non so esattamente come e perché il gemellaggio si era rotto, ma mi limito ad osservare che essendo una partita della nazionale forse certe beghe comunque dovevano restare fuori. Resta poi il fatto che prima di avere la meglio (?) gli Interisti ce ne hanno messo di tempo, nonostante l’azione fosse premeditata, sferrata in notevole superiorità numerica ed attaccando i veronesi alle spalle… Nonostante tutte queste ragioni, e dunque un pizzico di pregiudizio, mi ero ripromesso il massimo dell'obbiettività, visto poi che era la prima volta che mi capitava di vederli in azione in trasferta: occasione utile anche per capire quanto un certo miglioramento che a detta di molti li aveva caratterizzati negli ultimi anni riguardasse solo l’estetica (due aste, bandiere, ecc.) o fosse più generale. E’ poi certo che Como-Inter non fosse una partita qualsiasi: già negli anni Ottanta i rapporti tra le due tifoserie erano decisamente cattivi, suggellati dal famoso striscione “Tranquilli: oggi non vi picchiamo” esposto al Sinigaglia dai neroazzurri. La rivalità aveva addirittura trovato nuove ragioni dopo che nell’estate del ’93, a margine di un’amichevole, i Comaschi fregarono lo striscione “Gruppo Deciso”. Successivamente gli Interisti tentarono di restituire il colpo, approfittando di partite a Sesto S.G., a Saronno e perfino delle sfide di basket tra Milano e Cantù (in cui ci fu anche un accoltellato grave tra i brianzoli), ma oggi diventava la prima vera occasione di incontro/scontro. La partita era stata preceduta da una lunga polemica su quanti biglietti dare agli ospiti, liquidata (a mio avviso giustamente) decidendo di dare comunque precedenza ai tifosi di casa, per cui in definitiva riservando agli Interisti la curva “monumento” ed una fetta di distinti (più quelli mischiati al pubblico comasco). Il treno proveniente da Milano arriva a Como F.S. poco dopo le 13, il trasbordo avviene con tutta tranquillità sotto lo sguardo della scorta, mentre l’occhio allenato non può non notare che una “sporca dozzina” (anche qualcuno in più) si incammina per conto proprio verso lo stadio: il look casual è quello di chi è in cerca di avventure galanti ma è facile immaginare che bramassero ben altre emozioni (di cui peraltro ignoro gli esiti). Il corteo dopo pochi minuti parte e l’impatto è suggestivo: circa 600 persone, molte bandiere a due aste alzate, cori forti con cui preannunciare il proprio arrivo alla città. Fila tutto liscio lungo il tragitto, la polizia non ha e non crea problemi di sorta. I Comaschi sono più che altro sparpagliati a sorvegliare le zone tattiche, dove cioè potrebbe capitare che a qualche gruppetto di avversari venga voglia di fare una visitina. La tensione che si percepisce è alta ma per quanto mi capita di vedere non succede nulla. Entro quasi subito, non sono nemmeno le 14, e lo stadio è già piuttosto pieno. Quasi al completo, in particolare, la curva ospite, dove ci sono gli striscioni dei gruppi storici e di una marea di gruppettini più o meno (s)conosciuti. Vedo anche uno striscione dei varesini “BH VARESE ‘98”, prima appeso dietro quello dei Boys, dopo un po’ staccato e messo davanti a quello dei Viking: francamente la cosa un po’ mi sorprende, sia perché sapevo solo di rapporti personali tra le due fazioni (per di più con i Boys Varese), sia perché oggi c’era in programma una partita calda per i varesini, vale a dire quel Pisa-Varese che non più tardi di 2 anni fa registrò pesanti scontri. Boh… All’ingresso dei giocatori per il riscaldamento la curva ospite comincia a colorarsi con i due aste (alcuni apprezzabili, tipo “Sogno… o son Crespo”) e ad inneggiare ai singoli giocatori, cosa che a mio avviso dovrebbero permettersi di fare solo quelli che poi hanno la certezza di cantare per tutti i 90 minuti (vedi gli strepitosi doriani l’anno scorso proprio qui a Como). Dalla curva di casa si alza ogni tanto qualche coro ma in modo del tutto casuale, anche perché lo “zoccolo duro” (in ogni senso…) resta fuori fino all’ultimo momento: quando entrano, a mo’ di corteo interno, mancano si e no tre minuti al fischio d’inizio. Coreografie iniziali? Bandiere a due aste e una torcia da parte interista, mix di fumogeni bianchi e blu in quella lariana. Nel complesso nulla di strepitoso, anzi. Durante il minuto di silenzio per le vittime del terremoto in Molise gli ospiti alzano uno striscione di solidarietà. La partita stavolta la seguo un po’ spostato verso la curva di casa, per cui inevitabilmente l’acustica è un po’ viziata. Il tifo è forte e continuo da parte comasca, dove anche il coinvolgimento della gente mi pare si stia allargando rispetto alle partite precedenti: lo si nota soprattutto quando, all’invito del megafono, dalla parte al centro in basso della curva vedi un alzarsi di mani contagioso come un domino. Dall’altra parte i cori arrivano forti, ma intervallati da pause di silenzio abbastanza prolungate. Insomma un tifo che definirei “a macchia di leopardo” in ogni senso ed infatti quando prima della mezzora si alzano le sciarpe i “buchi” sono molti. Mentre il Como in campo si dimostra attento ed in grado di contenere bene la capolista, c’è anche il tempo di qualche striscione ironico, tra cui merita di essere citato quello con “Per la volata finale comprate Cipollini”. Ogni riferimento è puramente casuale. La ripresa parte col botto: dalla curva lariana spunta proprio lo striscione rubato “Gruppo Deciso”, mentre gli Interisti fingono di non vedere e restano in silenzio pressochè totale fino vantaggio. E’ da poco passato il quarto d’ora ed è Vieri, fino a quel momento poco efficace ma molto nervoso, a metterla: boato degli ospiti e doppio boato quando poco dopo Recoba con una morbida staffilata supera di nuovo Brunner. Sono minuti di grande entusiasmo e coinvolgimento (bello in particolare un coro rivolto a Cuper) ma che dopo 15 minuti si spengono di netto, quasi che qualcuno avesse girato un interruttore. Non mollano invece i Comaschi, consapevoli forse del fatto che l’entusiasmo possono darselo solo loro, visto che la squadra fatica a trovare la via del goal: voce e mani sempre in azione, nonostante un risultato già evidentemente compromesso. Se si eccettuano 2 (dicesi due) “Venite alla stazione” che si alzano poco convinti dalla curva ospite, gli ultimi 15 minuti sono davvero a senso unico ed il ripetersi del coro “Fate ridere” dedicato agli Interisti corona la vittoria lariana nella sfida del tifo. La partita si chiude tra gli “olè” degli interisti e con i comaschi che scandiscono un paradossale “Vincere!”, le squadre si infilano subito negli spogliatoi dopo i rituali scambi di maglie. Fuori le forze dell’ordine sono già a presidiare gli incroci pericolosi, inizia a fare buio, ho fame… il dopopartita lo lascio ad altri. PS Per il fotoservizio rivolgersi a gvlele@libero.it. Notizie correlate Como
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