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«Accolgo gli ultrà del Genoa in nome del Che»
28 Agosto 2005 - letto 2207 volte
Quando Fidel Castro fucilò quattro cubani colpevoli di voler fuggire dall'isola, bè, per lui fu impresa ardua condannarlo. Bisognava capirlo: Giorgio Oldrini è da sempre un amico della rivoluzione di Fidel, per otto anni è stato il corrispondente de l'Unità dall'Avana. Come dire: uno di casa con i castristi tanto cari al vecchio Pci e, quindi, tenta sempre e comunque di trovare una giustificazione per ogni scelta liberticida di quel regime anche se va contro la ragione. Nessun stupore, quindi, neppure oggi che dal suo ufficio, al primo piano del palazzo comunale di Sesto San Giovanni, annuncia di voler «accogliere i tifosi del Genoa cantando con loro “Comandante Che Guevara”». Scelta politico-musicale quantomeno triste con tanto di invito esteso, per osmosi, agli ultras della Pro Sesto. Appuntamento in calendario al prossimo 23 ottobre, domenica dove la squadra locale, esordiente in C1, sfida i rossoblu retrocessi d'ufficio per illecito sportivo. Tentativo, va detto per la cronaca, che il sindaco dell'ex Stalingrado d'Italia spiega di voler fare «nella logica di una bella partita di calcio» ovvero per evitare che l'incontro possa venir turbato dalla tifoseria «incattivita dalla beffa del passaggio repentino dalla A alla C1». Spiega accompagnata dall'immagine dei genoani che sugli spalti del Ferraris di Marassi sventolano l'immagine del Che Guevara. Fotografia da far venire il batticuore al compagno Oldrini che sull'isola caraibica ha vissuto gli anni migliori della sua vita e che,
pure adesso, crede nella rivoluzione di Fidel, tanto che sogna di trasformare Sesto «in una piccola Cuba». Magari pure allo stadio della Pro Sesto.
Obiettivo che fa venire i brividi e che suggerisce a Alleanza nazionale di chiedere l'intervento del prefetto Bruno Ferrante, «contro un sindaco che viola quelle leggi dure e rigorose che sanzionano chi espone striscioni politici e politicizza le curve». Comportamento «irresponsabile» fa sapere Romano La Russa, mentre Oldrini tenta di stemperare la polemica dicendo che la sua uscita «era solo una battuta». Tentativo in extremis di spegnere la polemica nella rossa Sesto senza però chiedere scusa agli 85mila cittadini che di essere trasformati in «una piccola Cuba» proprio non ne vogliono sapere. Figuriamoci inneggiare a Che e al Fidel delle esecuzioni capitali.
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