A Parma la 'guerra' del passamontagna: tifosi sfidano stilista
25 Febbraio 2016 - letto 4220 volte
Il passamontagna della discordia, la "maschera" come è ormai definito qui in città. Quello che Yves Baraye, capocannoniere del Parma, ha indossato nella sfida contro la Ribelle, costatagli un'espulsione. E cha ha dato vita a una moda, che però sta seminando zizzania tra i supporter del Parma calcio 1913.
A lanciare lo "j'accuse" sono i Boys, con un comunicato che lascia pochi dubbi su come la pensano: "Fuori i mercanti dal Tempio". Il tempio è il Tardini, e il mercante in questo caso è una lei, Stefania Ceccolin, stilista che si è fatta conoscere, anche dai media locali, per la sua collezione "Stefygo": sciarpe e cuffie di lana made in Italy con i colori gialloblu della squadra di mister Gigi Apolloni.
E ora tocca anche al passamontagna di Baraye: "Tanti amici e tante amiche - ha raccontato alla Gazzetta di Parma - mi hanno chiesto la 'maschera'. Anche per ciò che significa".
Ma il tifo organizzato crociato - ben novemila gli abbonati del club che milita in Serie D - non sembra apprezzare: "Vedere che una stilista cittadina utilizzi deliberatamente la Curva Nord come piazza per riempirsi le tasche di soldi e farsi pubblicità ci fa schifo e ci riempie di sdegno. In Curva Nord nessuno ha il diritto di speculare sulla nostra passione. Da sempre, a Parma il tifo organizzato è stato gestito in totale autonomia ed indipendenza, lontano da quelle dinamiche servili e accondiscendenti che spesso si vedono in altri contesti. L'ultras, a Parma, è sempre stata una bandiera pirata che risponde solo a se stessa, un ideale libero dai condizionamenti esterni che ragiona solo ed esclusivamente da ultras e che agisce per esclusivo amore della maglia, senza altri fini".
"Per mantenere la nostra libertà di espressione, per non essere schiavi di nessuno, abbiamo scelto spontaneamente - prosegue la nota - di non accettare alcun tipo di finanziamento esterno. I nostri unici introiti provengono dalla riffa, dal tesseramento al gruppo e dal materiale. Tali proventi - spiegano - vengono poi reinvestiti in toto nell'organizzazione del tifo in Curva Nord: i bandieroni che tutti sventolate, le coreografie, gli stendardi, gli striscioni, tutto questo viene prodotto con quanto guadagnato dalla vendita di quanto detto prima. Inoltre, ci teniamo a precisare che una buona parte dei guadagni viene devoluto in beneficenza (La Casa Azzurra, l'ospedale di Parma), e alla fine dei giochi il guadagno totale è pari a zero, non a caso la nostra forma giuridica è Onlus".
Ricordano che ad avere diritto a vendere nello stadio sono la società e chi "organizza il tifo domenica dopo domenica, da 38 anni a questa parte: i Boys che non hanno nessun interesse a spillare soldi alle persone e a scroccare pubblicità come questa stilista oggi sta facendo, sull'onda del successo che la squadra riscuote sul campo da gioco".
Due filosofie a confronto: il tifo gratuito e il business. E così la prossima domenica andrà in scena una sorta di disfida del passamontagna: "Venderemo quello che Baraye ha indossato dopo il gol contro la Ribelle, e chi lo comprerà da noi contribuirà in maniera attiva al finanziamento del tifo organizzato, e soprattutto alla coreografia di fine anno che stiamo preparando da tempo. Vi chiediamo di diffidare da chi lucra sulla nostra passione, di girare al largo da chi vuole vendervi qualcosa che non serva a migliorare la Curva".
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