Santino Mirabella ha 44 anni e da quando ne aveva 7 segue da tifoso il Catania, la squadra della sua città. Un appassionato che, quando nel '93 il club di Angelo Massimino fu radiato ripartendo dai dilettanti, seguiva i rossazzurri anche quando giocavano con il Viagrande e il Taormina. Mirabella è uno dei tanti tifosi e abbonati che oggi si sentono mortificati dai tragici fatti del 2 febbraio. Con in più un particolare: è un magistrato, un gip. Un giudice delle indagini preliminari che in questi giorni ha convalidato parecchi arresti proprio di quegli ultrà violenti. «Mi sento ferito: come uomo di legge, come catanese e come tifoso. Ero allo stadio per vedere il derby e sinceramente da dentro non avevamo capito la gravità degli scontri. A fine gara sono andato via a piedi dallo stadio, senza problemi. Chi voleva tornarsene a casa lo ha fatto tranquillamente. Altri no».

Catania ha mostrato una certa indifferenza. «Non sono d'accordo. Perché tanta gente come me vive un senso di disagio. Il giorno dopo avvertivo una cappa quasi da day-after. La città è rimasta schiantata dal dolore. Vicina alla compostezza e alla dignità della famiglia Raciti, anche se riconosco che la sovrapposizione della festa di Sant'Agata è stata negativa».

Da abbonato chiederà i danni per lo spettacolo mancato? «Non mi sento di chiederli al Catania che è un'ulteriore vittima delle violenze e pagherà fin troppo per una responsabilità oggettiva giusta per certi versi, ma beffarda per altri. Piuttosto mi auguro che la città sana si organizzi per costituirsi parte civile nei processi contro chi sarà ritenuto colpevole. E l'eventuale ricavato proporrei di donarlo alla famiglia Raciti. Così come mi piacerebbe che a Filippo Raciti venga intitolata la curva nord. Una sfida per la legalità: ciascun ultrà dovrà ricordarsi ogni volta che andrà allo stadio di quel poliziotto ammazzato, leggendo il suo nome sul biglietto».

Ha seguito il Catania anche in trasferta? «Sì, a Roma anche se non è andata bene. Ho portato anche i miei due figli. Ora la piccola, 10 anni, dopo aver visto quelle immagini in tv mi ha detto di non voler più andare allo stadio. Io le ho risposto: se vedi un diamante su una mano sporcasembra una cosa brutta, ma se lavi la mano e lo lucidi ecco che splenderà in tutta la sua bellezza. Così è la passione per il calcio: una cosa bella, soltanto da ripulire. Non rinuncerò mai ad andare allo stadio per dei delinquenti

Fonte: gazzetta.it