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Pisa - Cesena : la Verità
30 Maggio 2003 - letto 2527 volte
Gentili amici del Corriere, in questi tempi di criminalizzazione del tifo calcistico e di norme antiviolenza, molte sono le “leggerezze” dei signori del calcio, perlopiù sottaciute (se non quando a essere penalizzati sono i grandi Clubs) o comunque poste in secondo piano rispetto alle escandescenze, vere o presunte, dei tifosi stessi. I fatti di Pisa sono un esempio clamoroso di come queste “leggerezze” (continueremo a usare un eufemismo) generino le tensioni che si dovrebbero invece prevenire, e dell’inadeguatezza di è preposto a governare, dal punto di vista dell’ordine pubblico, un fenomeno popolare e caldo come il calcio.

Sulle “leggerezze”, basti dire della designazione di un arbitro, Tonolini di Milano, che a Treviso annullò al Cesena un gol regolare al novantesimo minuto di gioco negando ai bianconeri il pareggio in una partita chiave della stagione: un episodio che portò con sé strascichi polemici tra il sindaco di Treviso e la dirigenza del Cesena, con scambi di “scortesie” in tribuna e sui giornali. Sarebbe dunque bastato un po’ di buon senso per capire che Tonolini non era l’arbitro ideale per uno spareggio promozione da giocare davanti a quindicimila persone, e vorremmo chiedere ai designatori arbitrali le ragioni per le quali non si è tenuto conto, in occasione di una partita così delicata (e a rischio), di quel freschissimo precedente fra Tonolini e il Cesena. La “buona fede” delle istituzioni del calcio, sbandierata davanti a tutto, ancora una volta lascia insomma dei dubbi. Parliamo pure di “leggerezze”; fatto sta che certe “leggerezze” non aiutano affatto a rassenerare i tifosi e a marginalizzare la violenza.

A proposito di violenza, ci chiediamo chi, a Pisa, ne abbia abusato per primo. La solitaria invasione di campo del tifoso era chiaramente inoffensiva, come e più di tante altre che vediamo in televisione e che giudichiamo, nella quasi totalità dei casi, bravate o “intermezzi folcloristici” che non comportano rischi per i giocatori. Accompagnare quel ragazzo fuori dal campo avrebbe riportato tutto alla normalità in breve tempo. Che cosa ha giustificato un tale accanimento contro di lui a colpi di manganello? E soprattutto, aiuta un episodio del genere ad “addolcire” i tifosi, a renderli più collaborativi con le forze dell’ordine? La risposta, naturalmente, è no, ed è significativo il fatto che sui forum dei tifosi bianconeri giungano in questi giorni messaggi di solidarietà ai calciatori accorsi in difesa del ragazzo (e per questo denunciati) da parte di tifoserie anche ostili al Cesena. Se la necessità di affrontare il problema della violenza negli stadi, invece di strutturarsi in forme di prevenzione e gestione dialettica degli eventi, si esplicita nel muro contro muro, crea il paradosso di trasformare, proprio agli occhi dei tifosi, il tutore dell’ordine nel provocatore.

Concludendo, la partita Pisa-Cesena di domenica scorsa si è trasformata in una polveriera non tanto per colpa del ragazzo che è entrato in campo, ma per una “leggerezza” dei designatori arbitrali e per l’incapacità di gestire la situazione di coloro che sono tenuti a farlo per professione.



www.cesenainbolgia.it
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