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FEDAYN ROMA: La STORIA
24 Maggio 2005 - letto 24570 volte
Chi sono i Fedayn? Negli anni '70 erano un gruppo terroristico di liberazione palestinese ma dal 1972, per i tifosi giallorossi, sono un gruppo in Curva Sud che ha preso il loro nome. Fedayn, una scelta coraggiosa per tutto quello che quel nome rappresentava ventotto anni fa. E' un caldo pomeriggio di Maggio, al tavolo di un bar, angolo Via Tuscolana, Numidio Quadrato. Sì, proprio nel cuore del Quadraro: zona Fedayn. Il thè, al bar, con i Fedayn e non con il presidente del gruppo perchè questa figura non esiste: <>.
A raccontare la storia dei Fedayn sono due ragazzi che non vogliono che sia pubblicato il loro nome: <>. I Fedayn nascono come gruppo di sinistra, ma ora si definiscono apolitici, <>. L'idea è venuta da un gruppo di amici appartenenti allo stesso quartiere, il Quadraro, spinti soltanto dall'amore e dalla voglia di aggregarsi per tifare la Roma, considerando lo staddio come un punto di incontro (oltre al quartiere) per ridere, scherzare e vivere insieme le emozioni della squadra del cuore, accompagnati da sempre dal loro inno: <>.
I Fedayn si ritrovano da ventotto anni dietro allo striscione rosso <>. Al fondatore è stato dedicato il grande striscione con su scritto <>, esposto da Ottobre '99 in Curva Sud. Il gruppo è qualcosa di molto importante, lo si difende e lo si esalta. Con orgoglio dicono di non essere mai confluiti nel Commando, decidendo di rimanere autonomi e, contemporaneamente, divenendo uno dei gruppi storici d'Italia: hanno resistito a tutte le mode e non si sono mai divisi. Il loro rapporto con il C.U.C.S. nel corso degli anni è stato buono: <>. Alla fine deli anni Ottanta il Commando già non dava più la spinta necessaria in curva, è diventato un gruppo come tanti altri: <>.
Anni Novanta, si susseguono tre Presidenti, tornano gli anni della "Rometta", ma la Sud è sempre presente, nell'aria una forte esigenza di cambiamento. Via i tamburi, via i vecchi cori, via la vecchia generazione. Spazio ai nuovi: gli ASR Ultras. I Fedayn, per quanto possa sembrare strano, sono legati al nuovo gruppo: <>. E' giusto che ci sia un gruppo leader in curva? La loro risposta è decisa: <>. Ventotto anni dietro quello striscione bastano per constatare che il tifo è cambiato, la gente è cambiata e soprattutto il modo di vivere la curva: <>. Gente vera, spontanea, che non può capire come alcuni gruppi ultras facciano del loro tifo un business: < Fedayn, un nome preso da guerriglieri. Sì, guerriglieri. E' l'etichetta che viene data a chi vive la curva da chi non c'è mai stato. Per i Fedayn non ha senso parlare di razzismo o delinquenza nella curva: nell'ultimo anno si è parlato a sproposito degli striscioni politici <>.
Sono un fiume in piena. L'argine cede, è la volta del Presidente Sensi: <>.
Il caso trasferte: i Fedayn ci raccontano quasi con nostalgia le vecchie avventure, durissime, ma vere: <>.
Il calcio è cambiato, la solita tiritera. Di sicuro, sono i tifosi a pagare le maggiori conseguenze.
Prendiamo il rapporto con i giocatori: star intoccabili, inavvicinabili. I Fedayn non hanno dimenticato la partita Piacenza/Roma di Coppa Italia in quest'ultima stagione. Duecento tifosi al seguito, 120' sotto l'acqua, turno superato, la squadra gira le spalle e si avvia negli spogliatoi, nemmeno un gesto verso quei pazzi innamorati. Rapporti, è il caso di dire, raffreddati: <>. Da quel momento la scelta: <>. Poi, verso la fine della stagione, cè stato un chiarimento con alcuni giocatori, ma preferiscono non fare i nomi. Il sole ci tiene ancora compagnia. C'è tempo per l'ultima domanda: perchè tanta rabbia nello sguardo? <>. Insistiamo: <>.
Prima di lasciarci, però, ci tengono a smentire quanto scritto sul Messaggero tempo fa riguardo una presunta delibera del Comune di Roma per destinare cento milioni ad alcuni gruppi di tifosi di curva, in particolare 50 milioni agli Irriducibili della Lazio e altrettanti ai Fedayn. <>. E già che ci sono rivolgono il loro saluto anche attraverso rosso & giallo agli amici che sono impossibilitati a seguire la squadra del cuore indipendentemente dalla loro volotnà: i diffidati e i carcerati. Anche loro sono legati al gruppo rappresentato da <>.

Scrivere un articolo non è mai facile, ma tutto diventa maledettamente più complicato se si deve parlare di una persona cara che purtroppo non c'è più. Infatti il 19 di maggio (1992, n.d.r.) è ricorso il secondo anniversario della scomparsa di Roberto Rulli, capo storico e fondatore del nostro gruppo, i Fedayn, e non solo, visto che partecipò attivamente anche alla nascita del Commando Ultrà Curva Sud,
pur sempre rimanendo sul mitico muretto 17 della vecchia curva.
Ed è proprio di quel periodo, che conservo e conserverò per sempre, dei ricordi indelebilidi Roberto, del suo modo di essere,
del suo modo di fare e del profondo amore che nutriva per i colori giallorossi.
Nonostante quelli fossero i tempi della Rometta di Anzalone, che non ci dava davvero grandi soddisfazioni, Roberto era sempre presente sugli spalti e con i suoi boccoli biondi si distingueva inconfondibilmente dalla massa; stimato, ma temuto, aveva nel coraggio la sua arma migliore, come dimostrano le moltissime volte che ha difeso il nostro striscione in trasferta.
Negli stadi più caldi d'Italia e nei momenti più delicati dei nostri viaggi domenicali era sempre un punto di riferimento costante per tutti, dimostrandosi in ogni situazione un leader a tutti gli effetti.
Il perché un ragazzo in un gruppo ne diventi il leader è dovuto quasi sempre al fatto che esso sia prepotente: non era certo questo il caso di Roberto che, con il sorriso stampato sul viso, riusciva a trattare tutti allo stesso modo, evitando così di creare malumori o gelosie all'interno del gruppo facilitato, forse in questo, del fatto che i Fedayn, salvo alcune eccezioni, provenivano per lo più dallo stesso quartiere (Quadraro), perciò amici anche e soprattutto fuori dallo stadio.
Comunque per lui che io considero uno dei pionieri della fantastica Curva Sud, mi sembra un pò poco ricordarlo, di tanto in tanto, con uno striscione o come in questo caso con un breve articolo; si dovrebbe fare di più e la mia fantasia, correndo, mi porta a pensare che un giorno la nostra curva possa portar il suo nome. So che ciò non sarà mai possibile, però colgo l'occasione per lanciare un'appello, cerchiamo di fare in modo che almeno venga messa una targa ricordo all'interno dello stadio
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