Doveva essere l’inizio di una settimana diversa, da affrontare finalmente con il sorriso e una ritrovata fiducia nelle sorti nerazzurre. Doveva essere un lunedì all’insegna dell’ottimismo e della serenità, da dedicare magari ai preparativi per la prossima, importantissima trasferta. E’ stato invece il giorno dei comunicati stampa, delle conferenze, delle foto segnaletiche. Un giorno tristissimo, per la Curva nord, per tutta la tifoseria, per l’intero mondo chiamato Latina calcio.

Quei minuti di fuoco che hanno preceduto la partita con il Pescara hanno avuto inizio con l’inspiegabile incursione di un manipolo di abruzzesi a ridosso della curva, nel piazzale del Palazzetto per intenderci. Spetterà a chi di dovere trovare una spiegazione alla presenza di quelle persone, visto che sin dal mattino la città era disseminata di transenne e visto che gli stessi ospiti si sarebbero dovuti trovare all’interno del Francioni entro e non oltre le ore 14. A noi non resta che formulare un interrogativo, che per fortuna resta circoscritto al campo delle ipotesi non realizzate: cosa sarebbe accaduto se qualche bambino si fosse trovato lì in quegli istanti, se qualche mamma si fosse attardata a parcheggiare da quelle parti, se qualche ignaro nonno avesse perso tempo a prendere un caffè o le sigarette prima di avvicinarsi ai tornelli?  

La voce si è diffusa attraverso i social network ed il tradizionale passaparola. Una consistente rappresentanza della tifoseria si è data appuntamento davanti al Tribunale per manifestare solidarietà ai sette amici arrestati. Alle 9 di martedì 17, nell’ora del processo per direttissima alle persone coinvolte nei tafferugli di sabato. Si è pensato ad un pacifico sit in per protestare civilmente contro le misure adottate nei confronti dei supporters. Le stesse proteste che nelle ultime ore hanno inondato le pagine dei social network. Con una frase sempre ricorrente: qui non si parla di criminali ma di padri di famiglia, di persone che fino a qualche giorno fa hanno promosso iniziative per il sociale.