PERUGIA - Renzo ha un timbro di voce gentile che sa dare peso a quello che dice. Renzo è un tifoso della Curva Nord, uno dei cosiddetti leader della storica Armata Rossa, che ci ha chiamato per raccontarci per filo e per segno del perché lui e gli altri del suo stesso gruppo ad un certo punto della partita con il Livorno hanno deciso di abbandonare lo stadio. “La politica deve restare fuori dal calcio; deve prevalere solo la passione, l’amore per la propria squadra. Quando domenica abbiamo capito che così non era ce ne siamo andati. Però anche a nome degli altri voglio precisare che non siamo in polemica con i gruppi della curva. Anzi la nostra protesta era indirizzata a quei tifosi del Livorno che anche qui, in casa nostra, hanno voluto insistere su un tasto sbagliato.” Dunque l’Armata Rossa non aveva intenzione di tifare per questo o quello slogan, per questa o quella ideologia politica. “La nostra fede è il Perugia. IO andavo al Santa Giuliana quando avevo i pantaloni corti e posso vantarmi di non aver mai abbandonato il grifo. Quelli del Livorno hanno fischiato l’inno di Mameli, come posso avere la nostra approvazione? Per sgombrare il campo da qualsiasi equivoco voglio aggiunger e che non potevamo motivare al momento il nostro gesto, e magari qualcuno di noi ha sbagliato a non voler dire come stavano le cose neppure alla Digos che cercava di sapere cosa intendessimo fare.” Tutto chiarito, oramai. Nessuna spaccatura in Curva Nord, solo una ferma presa di distanza dall’atteggiamento ultrapoliticizzato di quel gruppetto di livornesi. Anche la notizia che fra poche settimane la curva nord verrà intitolata a Spartaco Ghini ha suscitato un commento del tifoso dell’Armata: “Siamo strafelici e orgogliosi che sia stata presa questa decisione. Anche noi tifosi abbiamo fatto la nostra parte muovendoci in tutte le direzioni. Il cavaliere Ghini ha dato molto al grifo e noi gli siamo riconoscenti. Era un odi noi, è stato tra i soci fondatori del nostro Club.”

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