Sassi e scontri dopo il derby della vergogna Turris-Ebolitana: "I tifosi corallini attirati in una trappola"
26 Ottobre 2015 - letto 3083 volte ![]() Gli scontri al termine del derby della vergogna tra la Turris e l’Ebolitana del 16 gennaio 2011 furono decisi “a tavolino” dagli ultrà della squadra ospite. Capaci di pianificare in ogni dettaglio la domenica da incubo all’ombra del Vesuvio e di fare cadere in trappola i tifosi corallini, in modo da scatenare l’inferno all’esterno dello stadio comunale Amerigo Liguori. Non hanno dubbi i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Torre Annunziata nel ricostruire - all’interno delle 16 pagine di motivazioni della sentenza di primo grado a carico dei tifosi violenti protagonisti della guerriglia urbana - le dinamiche capaci di scatenare il finimondo in viale Ungheria: «I tifosi dell’Ebolitana che avevano accompagnato la loro squadra in trasferta a Torre del Greco - sottolinea il collegio presieduto dal giudice Rosaria Maria Aufieri, pronto a distribuire condanne per complessivi 36 anni di reclusione agli 11 imputati giudicati con rito ordinario - intendevano solo creare disordini: così si spiega l’esplosione di bombe carta, lanciate sul campo di gioco o all’indirizzo della tifoseria di casa, non appena entrati nel settore loro riservato». Un “oltraggio” davanti a cui la reazione dei tifosi corallini non si fece attendere: prima alcuni sostenitori della Turris salirono su un casotto al confine tra i due settori per rispondere al “fuoco” degli avversari con un fitto lancio di pietre, poi si riunirono - prima del triplice fischio - all’esterno del campo di gioco per aspettare i rivali al varco. Una lunga attesa, mentre all’interno della curva Vesuvio - il settore ospite alle spalle del portiere della Turris, letteralmente “abbattuto” dallo scoppio di un petardo a pochi metri - si scatenava la caccia al lancia-bombe, successivamente identificato in Roberto Ferraiuolo, l’invalido civile con la passione per gli ordigni di fabbricazione artigianale. Il tifoso violento fu identificato già durante la gara, ma fu “salvato” dall’arresto grazie all’intervento di Emanuele Di Biase: il sostenitore dell’Ebolitana spinse via l’agente di polizia che si stava avventando sul bombarolo, consentendo la fuga di Roberto Ferraiuolo. Entrambi gli ultrà dell’Ebolitana sono stati condannati a due anni di reclusione, una pena decisamente inferiore rispetto alla stangata incassata dai sostenitori della Turris: tutti coinvolti nella guerriglia urbana capace di tenere sotto scacco un’intera città per circa quattro ore. «I tifosi della Turris - si legge nelle motivazioni della sentenza di primo grado, contro cui i legali degli imputati hanno già annunciato ricorso in Appello - si abbandonavano a violenze sia all’interno sia all’esterno dello stadio comunale: alcuni abbandonavano gli spalti durante la partita, cercando una specie di giustizia sommaria con la tifoseria ospite. Avendo trovato un cordone di poliziotti lungo la strada, sfogavano la propria rabbia contro le forze dell’ordine». Una rabbia racchiusa in una lunga serie di sassaiole e lanci di oggetti, capaci di costringere gli uomini in divisa a utilizzare gli spray lacrimogeni per disperdere i facinorosi. All’interno del gruppo di ultrà, i poliziotti riconobbero diversi habitué del settore distinti, tutti successivamente identificati e fermati. Infine inchiodati durante il lungo processo davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Torre Annunziata, concluso con complessivi 36 anni di carcere per gli ultrà-violente. Caduti in una trappola pianificata a Eboli e portata a termine all’ombra del Vesuvio. Fonte: metropolisweb.it Notizie correlate Turris
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