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Roma,ultrà in processo si difende: non colpisco alle spalle
25 Ottobre 2008 - letto 4025 volte
"Non sono uno stinco di santo. Ho visto una zuffetta...".

Si è proclamato innocente e ha ripetuto la sua verità, quella di un ultras che "non fa carognate" come "colpire alle spalle" con "puncicate" e in mezzo "alle ragazze". Così ha detto F.T., tifoso della Roma, nel corso del processo che lo vede imputato per l'accoltellamento ad una gamba di un supporter della Reggina, avvenuto il 20 settembre scorso, fuori dello stadio Olimpico, prima dell'incontro tra la squadra giallorossa e quella calabrese.

"Mentre stavo prendendo una cosa da bere - ha raccontato - ho visto una zuffetta, delle persone che discutevano, e siccome non mi faccio mai gli affari miei, mi sono avvicinato. Poi però ho capito che c'era stata una 'puncicata', e ho avuto problemi con la giustizia per cose di stadio, mi sono subito allontanato". Il pm Elisabetta Ceniccola, a questo punto, ha chiesto all'imputato se avesse detto qualcosa, nel corso dell'episodio. "Non ho parlato con nessuno, non ho detto le cose che hanno riferito i testimoni".

Rispondere alle domande del suo legale, l'avvocato Lorenzo Contucci, ha precisato: "Ho detto 'ci sta una ragazza', forse tra me e me, ad alta voce, e qualcuno m'ha sentito". Rispetto ai coltelli trovati nel suo motorino, ha spiegato: "Da quando ero bambino sono un patito dei coltelli, specie quelli da lancio". Dei 4 che sono stati trovati, però lui ne ricorda solo due. "Uno l'avevo preso in edicola, l'altro era nel portaoggetti da tempo, dopo che due romeni alla stazione Termini provarono a rapinarmi".

E' possibile che altre persone possano aver messo altri due coltelli nel motorino?, ha chiesto l'avvocato Contucci. "E' possibile", ha detto l'imputato. In merito ai due striscioni illeciti che ha aiutato ad appendere, ha aggiunto: "Due ragazzi volevano una mano, nemmeno ho letto che c'era scritto. Quelli erano venuti nel punto dove io mi metto di solito quando sto allo stadio, vicino allo stemma della Roma, alla fine della scalinata".

Rispondendo al pm ha poi aggiunto: "Mia madre è di Reggio Calabria, non ce l'ho in modo particolare con i reggini. Non sono uno stinco di santo, ma non sono il tipo persona che fa queste cose". Al difensore ha ripetuto: "Non colpisco alle spalle, le puncicate non è roba mia. Per me, personalmente, queste cose sono carognate".
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