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Pavia: gli ultras contestano la società, presidente e AD bloccati al bar dello stadio
01 Novembre 2016 - letto 3351 volte

«Brega caccia fora i danè». Gridano così i tifosi del Pavia Calcio, una settantina, sbarcati allo stadio del Trezzano. Ma non si limitano a sfottere l’amministratore delegato Vittorio Brega. Nell’intervallo della partita, quando insieme alla presidentessa Cristina Rasparini il dirigente del Pavia va al bar per un caffè, passano, diciamo così, alle maniere forti. Una ventina di loro accerchia Brega e Rasparini e volono parole pesanti.

I toni non sono amichevoli. Per gli ultras azzurri la dirigenza è colpevole di non investire abbastanza nella squadra, appunto, di non tirare fuori abbastanza soldi. Brega reagisce con decisione, lui è uno abituato a questo volto del tifo, ma la Rasparini è amareggiata, più tardi lascia le tribune con il volto scuro. «Ci è rimasta malissimo - spiega Brega dopo la partita - non riesce a capacitarsi di queste critiche dopo aver investito di persona nella squadra...».

La discussione con gli ultras dura una decina di minuti, poi quando riprende la partita Brega torna sugli spalti con la presidentessa. Ma li segue uno dei tifosi, riprende la discussione, Brega alza la voce e risponde. Poi l’ultras si allontana.

Il secondo tempo è duro per il Pavia, il Trezzano reagisce e cerca il pareggio, gli azzurri si disuniscono. Brega si avvicina alla rete di bordo campo per seguire meglio le azioni. E partono i cori contro di lui, i cori che chiedono di portare via il Pavia da questa «categoria di merda», da questo «inferno». Ma c’è anche chi intona il canto «siamo tutti pavesi», o chi si limita a incitare - va detto, con grande cuore e intensità - i giocatori evidentemente in difficoltà.

E’ la doppia faccia di questi ultras, che nella fredda e nebbiosa Trezzano non smettono un attimo di incitare i loro ragazzi, che però esagerano nello scuotere la rete divisoria, nel lanciare un bicchiere di birra contro il guardalinee, gesti che probabilmente costeranno una multa salata alla società.

«Sono molto amareggiato, non è bello trovarsi circondati dai tifosi e insultati. Ma sono, per la maggior parte, tifosi in malafede, eterodiretti, la stragrande maggioranza ha incitato correttamente la squadra e si rende conto dell’impegno che mettiamo nel portare avanti questo progetto».

Mister Francesco Buglio di questi cori ha sentito pochissimo, lui - all’uscita dal rettangolo di gioco, abbracciato ad un fotografo - ha preso solo tanti applausi.

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