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NAPOLI. LEGGE ULTRà IN PIAZZA BELLINI: "I GAY STIANO LONTANI DA QUI"
06 Settembre 2007 - letto 7163 volte
Le notti difficili di un luogo tra cultura, Movida e violenza. Dove i Mastiffs controllano tutto



«C´è sempre un pezzo di cielo verso cui si può alzare la testa» e c´è una piazza divisa, marchiata sui muri dal gruppo di ultrà dei Mastiffs, controllata "a vista", rivendicata dai gay e presidiata dai caffè letterari. C´è una piazza a Napoli dove il cielo annuncia tempesta. Ieri, L´Arcigay ha presentato alla Digos tre diverse querele per le aggressioni di venerdì scorso in piazza Bellini. Tre denunce dettagliate, con tanto di identikit degli aggressori. E la questura si impegna: «Aumenteremo i controlli».

A cercare il cielo è Fatima Mernissi, scrittrice marocchina: un suo poster formato gigante, con la frase stampata, è appeso vicino al bancone del bar arabo di piazza Bellini. «In questa piazza c´è uno di tutto, ci sono i punk, gli ultrà, gli studenti universitari, i gay, gli extracomunitari....i turisti», dice Yaser Suleiman, piercing intorno alle labbra e gestore, col padre, del bar. C´è di tutto, appunto. E c´è una tensione latente.

Martedì, ore 23,30. La piazza è abbastanza silenziosa. Ma sotto la statua del musicista c´è un nucleo compatto: 30-40 ragazzi sulle moto o seduti sui muretti. Sono loro. Sono i Mastiffs. Sono quelli che, secondo le denunce dell´Arcigay, venerdì scorso hanno aggredito un gruppo di ragazzi davanti al bar Fiorillo. E non era la prima volta. «Ti spacco la bandiera in testa». «Vergogna. Andate via da questa piazza». E giù insulti. Le frasi di minaccia, ora, sono scritte nero su bianco sulle denunce, presentate da Salvatore Simioli, presidente cittadino dell´Arcigay, alla Digos. Eppure loro, gli aggressori, minimizzano: «Ci vogliono strumentalizzare - dicono - Noi non aggrediamo nessuno. Certo, ci dà fastidio se due uomini si scambiano effusioni molto intime per strada. Ma è per i nostri figli, per un senso comune del decoro. Noi siamo tifosi del Napoli, non siamo né omofobi, né di estrema destra». Ma quando si cerca di capire come si traduce il "fastidio", i Mastiffs si chiudono.

L´ordine di scuderia è: «Non parlare». Accenna una risposta Marco, ma specifica che parla a titolo personale: «A me piacerebbe incontrare il presidente Arcigay, per spiegare che non c´è nessuna caccia omofoba. Chiediamo solo rispetto reciproco, perché noi in questa piazza ci siamo cresciuti, facciamo i nostri canti da stadio e passiamo le serate. Magari noi non alziamo troppo la voce e loro non esagerano con le effusioni». Marco parla di un incontro e in sottofondo si sentono mugugni e proteste: «Noi quelli non li vogliamo qui». Brontolii subito messi a tacere. Due o tre ragazzi vengono allontanati dal gruppo e calmati in disparte.

La scritta Mastiffs 1991 (anno in cui sono nati) è ovunque. «La piazza è nostra», dicono. Sorvegliano chi parcheggia lo scooter e dove, seguono chi entra nei bar a fare troppe domande, corrono con i motorini vicino ai tavoli. «Noi sappiamo conviverci - dice Lia Polcari, della libreria Evaluna - a volte sono fastidiosi, gridano, urlano, sporcano, fanno scoppiare i petardi tra gli scavi. Però se noi li riprendiamo ci ascoltano e ci rispettano». Per Attilio Wanderlingh dell´Intramoenia «il destino di piazza Bellini è lo stesso di Napoli: avere due anime, una con forti spinte culturali e l´altra lacerata da profonde contraddizioni sociali». Wanderlingh, come la Polcari e come Roberto Fogliano, del Bar Fiorillo, ripete: «I Mastiffs a noi non hanno mai creato problemi. La piazza è viva, non creiamo falsi timori». Per l´Arcigay invece la convivenza, dopo l´ennesima aggressione, non è più serena. E Simioli lancia un appello: «Chiunque sia stato aggredito o minacciato presenti la denuncia in questura: è l´unico modo per difenderci e fermare quest´onda di intolleranza che sta travolgendo piazza Bellini e tutta Napoli».
Fonte: gaynews.it
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