Napoli: chi usciva dal gruppo ultras doveva eliminare il tatuaggio
17 Febbraio 2012 - letto 5489 volte
Tatuaggi che fungono da segni di riconoscimento e di affiliazione alle logiche del gruppo ultras. E membri del gruppo che si autotassano per coprire le spese impreviste, quelle necessarie a sostenere le spese legali degli affiliati imputati in processi per reati da stadio. È quanto emerso dalle indagini della Digos che hanno portato allarresto di undici ultras del gruppo Bronx. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti infatti chi faceva parte del gruppo ultrà aveva sul corpo un tatuaggio ( solitamente raffigurante giovani con il volto coperto da sciarpe, o diavoli, catene e sigle come Bronx e Nis); chi usciva dal gruppo di ultras però era costretto a rimuovere il tatuaggio perchè non più degno di ostentarlo. Dalle indagini è inoltre emerso che gli scontri con la polizia venivano pianificati dagli ultras in casa del loro capo.
«CAPO ULTRA VICINO A CLAN MAZZARELLA» Il capo degli ultrà arrestati oggi giovedì 16 febbraio è considerato dagli investigatori legato al clan camorristico dei Mazzarella, cosca dedicata soprattutto al traffico di droga ed alle estorsioni. Le riunioni per programmare gli scontri sono state intercettate dalla Digos. «Dai contenuti di tali riunioni - è scritto in un comunicato della Procura - sono emerse chiare risultanze in ordine alla convergenza operativa concordata tra quasi tutti i gruppi ultrà napoletani».
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