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Mega rissa tra ultrà di Modena e Regia: 22 denunce
11 Novembre 2011 - letto 6042 volte
Se le erano date di santa ragione, prima che le sirene della polizia li costringessero alla fuga. Alcuni, tuttavia, non hanno fatto in tempo ad allontanarsi e per questo sono stati fermati e, successivamente, identificati. E' iniziato qui il lavoro della polizia di Reggio e Modena, con gli agenti che dallo scorso 18 agosto lavorano in sincrono per dare un nome alla quarantina di ultrà della Reggiana e del Modena che intorno alle 19 di quel giorno se le sono date di santa ragione dopo aver concordato un punto di ritrovo comune, dietro alla chiesa di Masone, prima periferia della città arrivando da oltre Secchia.
Eppure, quella che è stata soltanto un'amichevole estiva - la gara si è giocata al "Giglio" con vittoria per 1-0 dei canarini - aveva messo sull'attenti la questura, che nei giorni precedenti aveva richiesto al prefetto - ottenendolo - il divieto di trasferta per coloro i quali non fossero dotati di tessera del tifoso. Eppure, preoccupazione e precauzione - un centinaio gli agenti attivi tra poliziotti in uniforme e in abiti civili per un'amichevole a metà agosto... - non sono bastati per evitare il patatrac. Oggi, a distanza di quasi tre mesi dall'episodio, il dirigente della Digos reggiana Lucio Di Cicco ha reso noti i risultati dell'indagine che ha portato al riconoscimento di 22 protagonisti della maxi rissa (che ha coinvolto in tutto 40 persone) con relativo Daspo per ognuno di loro.
"Come sempre accade nelle gare a rischio - ha affermato Di Cicco - avevamo chiesto l'aiuto dell'Anas, che aveva piazzato un mezzo in tangenziale per obbligare i tifosi del Modena a uscire allo svincolo 5. A quel punto era compito nostro condurli fino allo stadio. Ma ciò che avevano in mente questi signori non era certo quello di assistere alla partita".
Infatti, era successo che tra le 18.30 e le 19 la sala operativa della questura era stata presa d'assalto da telefonate di residenti in via Bacone, a Masone, che denunciavano una maxi rissa in atto tra due opposte fazioni. Le volanti, che già erano in zona a pattugliare l'area, erano arrivate pochi minuti dopo. Al posto degli ultrà, già volatilizzatisi, un vero e proprio campo di battaglia con bastoni, mazze, ombrelli, racchette da sci, tubi, catene e persino cartelli stradali abbandonati per terra.
Immediatamente erano stati predisposti blocchi stradali e fermati due mezzi sospetti: nel primo tre ragazzi di Modena che avevano in auto un tubo di gomma e un ombrello senza manico; nel secondo, un suv, c'erano tre reggiani, uno dei quali presentava un vistoso livido sotto l'occhio. Le sei persone, identificate subito dopo, sono state denunciate per porto ingiustificato di armi atte a offendere e, soprattutto, rissa aggravata. Sul "campo di battaglia" il giorno dopo i poliziotti avevano rinvenuto il manico dell'ombrello ritrovato nell'auto dei modenesi, che combaciava perfettamente. Quanto ai reggiani, il fatto che uno di loro era stato ferito all'occhio e si trovava in zona dopo una mega rissa era già di per sè condizione sufficiente a credere che i tre poco prima si trovassero in mezzo al marasma.
Il lavoro delle due questure, con le rispettive Digos e il reparto Anti Crimine reggiano, si è incentrato in questi mesi nell'analizzare i filmati delle telecamere di sorveglianza poste nei pressi di un benzinaio vicino a dove si erano date appuntamento le due fazioni. E così si è potuto risalire ad altre 20 persone - tra cui i giovani modenesi - oltre ai tre reggiani. Hanno tutti tra i 20 e i 30 anni, sono stati denunciati per rissa aggravata e colpiti da altrettanti Daspo di 1 (per i non recidivi) e 2 anni (per i recidivi: 5 hanno già scontato il provvedimento in passato, 4 invece lo stanno ancora scontando) con il divieto di accedere allo stadio per qualsiasi evento sportivo.
Il numero dei reggiani colpiti da tale provvedimento a oggi è così salito a 33, mentre il materiale rinvenuto sul luogo della rissa - su beneplacet del sostituto procuratore Luciano Padula, titolare dell'inchiesta - è stato interamente sequestrato.
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