La strana domenica degli avellinesi... presenti davanti le porte chiuse di Perugia
12 Febbraio 2007 - letto 4836 volte Sono stati loro i veri vincitori del match che si è svolto ieri pomeriggio allo stadio Curi di Perugia. Loro, gli ultras, i tifosi. Quelli che si sono svegliati prestissimo, che hanno fatto quattro ore di macchina al solo scopo di stare vicino alla loro squadra, a quellAvellino che amano tanto. Un gruppo di una settantina di persone arrivato a Perugia pur sapendo che i cancelli dello stadio sarebbero rimasti inevitabilmente chiusi per tutto il giorno per loro. Perché sono venuti? Perché loro con quel particolare calcio non centrano niente, perché la violenza non fa parte della loro filosofia. E per questo sono rimasti lì, ad incitare la loro squadra, i loro benamini nel parcheggio dietro la curva sud dello stadio del capoluogo umbro. Sono stati lì, durante tutta la durata dellincontro, a tifare, a cantare a squarciagola i loro inni, nel pomeriggio fresco di Perugia con il sole che di tanto in tanto faceva capolino dalle nubi. Perché siamo qui oggi? Semplicemente perché noi vogliamo essere dove si trova la nostra squadra, il nostro Avellino. Il resto non ci interessa. Sono decisi a farlo sempre, ogni domenica, anche quando, come in questa occasione, gli stadi saranno interdetti al pubblico. Hanno coniato anche un nuovo slogan: Dovunque sarai noi ci saremo, a testa alta ultras. La nuova legge non gli piace proprio. Va contro di noi, contro i tifosi veri. Quelli che vanno allo stadio per puro divertimento per fede, per passione e per amore verso il calcio. Attorno a loro un cordone di poliziotti, per evitare problemi, per sedare eventuali risse. Ma la loro presenza è pressoché inutile. Lo sanno anche loro. Per capirlo è sufficiente guardarli mentre stanno appoggiati alle camionette, attenti e pronti, sì, ma rilassati al tempo stesso. Uno sguardo allorologio. Ragazzi ci siamo! Tutti qui! Dietro lo striscione. In quel momento ladrenalina sale al massimo. Attraverso le gradinate del Curi, vuote e silenzione, il fischio dinizio risuona fino ad arrivare al parcheggio dove sono stati sistemati gli ultras. E, come se fosse un segnale, cominciano i cori, urlati a squarciagola per superare, almeno con la voce, quelle barriere e quelle recinzioni e far sentire allAvellino, ai loro campioni, che la curva cè, gli ultras veri ci sono. Nessuna legge ci potrà tenere lontano dalla squadra, affermano quasi ad una sola voce. I minuti passano e il risultato è sempre bloccato sullo 0-0, ma gli slogan e i canti non si fermano. Ad un certo punto, lungoil viale, si vede spuntare un serpentone di gente. Indossano sciarpe e berretti tutti rigorosamente bianchi e rossi. Sono gli ultras avversari, quelli del Perugia. I cori aumentano di intensità, ciascuno canta i propri inni. Ma per una volta non si temono scontri. Le uniche armi che hanno con sè questi giovani sono un sorriso aperto e una bottiglia di birra che passa da un gruppo allaltro. Siamo come voi, tifosi che vanno allo stadio solo per divertimento. La violenza non ci interessa, dice Mirko, capo degli Ingrifati, uno dei tanti club dei tifosi del Perugia. In un momento così non contano le rivalità del passato, tutti quanti si sentono vittime dello stesso sistema che ha voluto penalizzarli. Perché loro sono per il calcio vero quello che è fatto solo di divertimento. Noi e voi, insieme a tutti gli ultras che vivono il tifo alla nostra maniera, dobbiamo stare uniti, coordinarci per far sentire la nostra voce. Anche stando fuori dallo stadio, dicono ai colleghi perugini i tifosi dellAvellino. Una proposta che trova tutti daccordo, umbri e campani senza distinzione. E il patto viene siglato con un abbraccio tra tifoserie spesso rivali, che in passato hanno anche avuto scontri durissimi. Gli ideali sono gli stessi, anche la passione è identica - dicono i tifosi del Lupo - solo i colori sono diversi. Allinterno del Curi il match nel frattempo è terminato: 1 a 0 per i padroni di casa. Ma i veri vincitori, quelli che hanno segnato limportanza di questa giornata sono stati loro, i tifosi, i tanto odiati ultras. Sono stati loro a far trionfare il sentimento autentico di amore per la propria squadra. Ormai è tempo di ritirare lo striscione, disegnato proprio per questa partita, e rimettersi in macchina per tornare a casa, ognuno al suo lavoro, alla sua famiglia e alla sua vita. Fino a domenica prossima, quando saranno di nuovo allo stadio, dentro o fuori non importa, a gridare Forza Avellino!. Fonte: Ottopagine Notizie correlate Perugia
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