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Juventus: Ciao Andrea
26 Aprile 2007 - letto 1572 volte
NON IMMAGINAVO QUANTO PUO' ESSERE MERAVIGLIOSA ANCHE UNA SEMPLICE PASSEGGIATA

Fa male ricordare quegli ultimi mesi passati sui campi di calcio da Andrea Fortunato. Quelli in cui un problema apparentemente misterioso aveva inchiodato un motore abituato a viaggiare a pieno regime. Siccome a rallentare, fin quasi a fermarsi, era un ragazzo di neppure ventitre' anni, e dal momento che spesso il popolo del calcio vive e consuma con fretta e impazienza le sue passioni, ci volle poco a trovare una spiegazione a quell'improvvisa mancanza di energie, a quell'inspiegabile perdita di riflessi e di concentrazione. Il ragazzo, si penso' e in qualche caso si disse, si e' seduto. E' arrivato alla Juventus, alla grande squadra, e ha perso la misura. Cosi', le ultime partite, le ultime faticose esibizioni di Andrea furono accolte da fischi, da cori di scherno. E accadde anche di peggio, quando un giorno, alla fine di un allenamento, uno di quei tifosi intransigenti arrivo' a mollargli un ceffone, tanto per ricordargli la sua condizione di privilegiato, per fargli ritrovare la strada smarrita del sacrificio. Fosse finito li', il calvario di questo sfortunato ragazzo del Sud. Invece era soltanto l'inizio. Quel vuoto dentro, purtroppo, trovo' presto una spiegazione, cosi' come quella febbriciattola persistente che si insinuava nel suo organismo provocandogli un continuo senso di spossatezza. Il 20 maggio del 1994 Andrea Fortunato, il giovane talento che alla Juventus era stato accolto come il nuovo Cabrini, fu ricoverato in isolamento presso la Divisione Universitaria di Ematologia delle Molinette. Era affetto da leucemia acuta linfoide. Un male che se lo sarebbe portato via in meno di un anno. Fino a quel momento, la sua carriera si era sviluppata a ritmi incredibilmente veloci, lasciando presagire un futuro pieno di luce. Nato a Salerno il 26 luglio 1971, aveva intrapreso presto la strada dello sport, seguendo il fratello maggiore Candido in piscina per dedicarsi a nuoto e pallanuoto. Il calcio era un hobby, da coltivare nei mesi estivi. E fu appunto in una di quelle estati salernitane che venne visto all'opera, in un campetto di periferia, da Alberto Massa, tecnico e talent-scout, che lo convinse a seguirlo nella Giovane Salerno, squadra dilettantistica alla quale Andrea approdo' a neppure tredici anni e che poi lo porto' insieme ad altri giovanissimi talenti in giro per l'Italia, a fare provini per squadre di rango come Torino, Cesena, Empoli, Napoli, Como. E proprio a Como le doti di Andrea non sfuggirono al direttore sportivo Sandro Vitali e al tecnico della Primavera, Angelo Massola, che lo ingaggiarono convinti di farne un grande centravanti. Fu il tecnico della squadra Allievi, Giorgio Rustignoli, a spostarlo dapprima sulla fascia sinistra, poi in difesa. Dopo la trafila nelle giovanili, Andrea debutto' in prima squadra, in Serie B, il 22 ottobre dell'89, a Pescara, fortemente voluto da Giampiero Vitali. A fine stagione aveva collezionato sedici presenze nella serie cadetta, oltre a un diploma di ragioniere che il ragazzo aveva inseguito perche', amava raccontare, "i miei genitori, che non mi hanno mai ostacolato nelle scelte, quando partii per Como mi chiesero semplicemente di non trascurare gli studi. Promisi e, naturalmente, mantenni" Nel 90-91 Andrea e' gia' una colonna del Como di Bersellini, protagonista del campionato di C1 che manca la promozione agli spareggi col Venezia. Boninsegna lo chiama nell'Under 21, la Serie A si accorge di lui. Sembra a un passo dall'Atalanta, ma alla fine il Genoa batte la concorrenza e si assicura il suo talento. Un anno di parcheggio al Pisa, in Serie B, e il ritorno alla grande al Genoa da titolare. Terzino sinistro di classe e rapidita' , e' immediatamente tra i migliori del ruolo. Si comincia a parlare di Juventus, ne parla anche Andrea e la faccenda rischia anche di costargli una multa. Il fatto e' che lui e' sincero, non sa nascondersi: "Arriva un giornalista e mi domanda se mi piacerebbe giocare nella Juve. E io cosa dovrei rispondergli, che mi fa schifo? Figuriamoci, io da ragazzino per i colori bianconeri stravedevo, e anche se sono diventato un calciatore professionista certi amori ti restano nel cuore". Alla fine, comunque, la Juve arriva veramente. Mette sul tavolo del presidente Spinelli dodici miliardi e si assicura quello che per tutti e' destinato a diventare il miglior terzino sinistro italiano. La sua carriera in bianconero inizia alla grande: precampionato ad altissimo livello, debutto in Nazionale a Tallinn, il 22 settembre contro l'Estonia. E' una corsa apparentemente inarrestabile. E invece Andrea rallenta, come si e' detto, nella primavera del '94. E sono fischi, critiche ingenerose. Fino al momento in cui tutti apprendono quella verita' atroce, tristissima. Dall'ospedale delle Molinette Andrea viene trasferito a Perugia, dove grazie alla donazione della sorella Paola subisce un primo trapianto di midollo. Esito negativo. Riesce perfettamente, invece, il secondo trapianto, avvenuto dopo la donazione del padre Giuseppe. Il fisico di Andrea accenna un recupero che fa sperare: il ragazzo esce dall'ospedale, ritrova addirittura i compagni e si unisce al gruppo durante la trasferta a Genova, in occasione di Sampdoria-Juventus giocata il 26 febbraio del 1995. Quando tutti cominciano a pensare che stia vincendo la sua battaglia, arriva una maledetta influenza a spezzare il filo della speranza. Il 25 aprile del 1995, alle otto di sera, Andrea muore. Solo pochi giorni prima aveva detto: "NON IMMAGINAVO QUANTO PUO'ESSERE MERAVIGLIOSA UNA SEMPLICE PASSEGGIATA" sicuramente ora corre in cielo.

Ciao Andrea!
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