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Il TIFO-Report di Avellino - ASCOLI (by TIFO-Net ASCOLI)
11 Marzo 2002 - letto 2350 volte
Circa 6-700 tifosi del Picchio sono andati nella tana dei vecchi "nemici"
irpini (7 pulman e diverse auto) in una partita che ha avuto un epilogo
salito alla ribalta nazionale, dando modo ai soliti "benpensanti" (come
sempre totalmente o parzialmente a conoscenza dei fatti reali) di parlare di
violenza nel calcio e argomenti demagocici similari.
Andiamo per ordine parlando prima dei tifosi biancoverdi, in contestazione
verso la squadra, che hanno espresso ancora una volta il loro pensiero
esponendo uno striscione con scritto "titolare fisso" sopra una bandiera
con un grande numero 12(Belle anche le strisce bianche e verdi dalla parte
superiore della curva fino a terra). Il significato è chiaro, sono loro, i
tifosi, l'unica realtà duratura di Avellino (e di qualsiasi squadra) mentre
i giocatori passano e vanno. Non entriamo nel merito delle loro vicende
personali (ben altra situazione è quella attuale di Ascoli dove consideriamo
"uno di noi" ogni singolo componente la rosa) e ci limitiamo a dire che la
"civiltà" è finita qui, o forse si è limitata alla curva Sud irpina per i
fatti che vedremo di seguito.
Prima dell'inizio divertente il siparietto di, forse, un "mago" locale,
interamente vestito di bianco-verde, che è avanzato verso il centro del
campo, probabilmente per una "macumba", pronto a rispondere allo scherno
proveniente dal nostro settore.
Meno divertente sentire qualche spiritoso della curva nord insultarci senza
nemmeno avvicinarsi a meno di 30 metri dalle sbarre di divisione (e questo
ben prima che si schierasse la polizia) e lanciare oggetti tra cui una mela
che per poco non ha colpito una ragazza.
La partita comincia e gli ascolani espongono le ormai solite bandiere a due
aste raffiguranti i diversi giocatori oltre a diverse altre delle fogge più
disparate, nel mentre il fumo delle fiaccole vela il settore impedendo la
visione del campo.
I cori sono ormai quelli standard, nonostante la difficoltà di coordinarli
usando il solo megafono, e l'intero settore partecipa con i battimani che
stanno diventando una nota distintiva della Sud ascolana.
L'Avellino segna e subiamo gli sfottò di un gruppo più nutrito della curva
nord, un paio di minuti di sbandamento e riprendiamo a cantare più forte
mentre ogni tanto ci piovono addosso oggetti dalla curva nord.
A questo punto comincia lo show della polizia. Una versione verosimile,
mutuata dai diversi discorsi sentiti, è quella di una pietra, lanciata dagli
avellinesi, raccolta da un ascolano e rispedita al mittente. La polizia
individua il ragazzo e entra nel settore per prelevarlo, inizia un tira e
molla finché i poliziotti non cominciano ad usare i manganelli
indiscriminatamente. Dal nostro punto di vista, ci siamo accorti
dell'ingresso degli elmetti azzurri solo sentendo le grida e vedendoli
colpire chiunque fosse a tiro.
La reazione, nello spazio ristretto, li ricaccia indietro fino all'ingresso
e qui si raggruppano mentre l'attenzione di tutti viene calamitata (la
maggior parte di noi non vedrà l'episodio del rigore ed il goal di Biancone)
dalle vivaci discussioni tra tifosi e poliziotti. Ad un certo punto riparte
la carica (una decina di elmetti in quel piccolo spazio) e ancora i ragazzi
ascolani reagiscono, prendendole e dandole (alla fine ci saranno contusi da
entrambe le parti) mentre dall'alto piovono aste e bandiere. fino a
ricacciarli fuori dal settore superiore.
L'intervento della scorta ascolana, che si frappone tra di noi ed i loro
colleghi, serve a calmare gli animi non prima che un poliziotto della digos
ascolana (almeno sembra) venga colpito da un suo stesso collega.
A quel punto, forse è arrivato un graduato, l'intelligenza torna dalle
vacanze e vengono chiusi i cancelli così da separare gli ascolani dai
celerini (ora una trentina) posti subito sotto le scale.
Gli animi sono esagitati e il buon Sandro stenta a farci riprendere a
cantare, nessuno ne ha più molta voglia tanta è la rabbia ma, comunque, si
riesce ad arrivare alla fine del primo tempo facendo qualcosa di buono.
Nella ripresa, neanche fosse piovuto, spuntano fuori i famigerati funghi
C.T., quelli che se la prendono con i giocatori e persino con Pillon
perché....ma non lo sanno neanche loro il perché, però intanto criticano ma
non cantano, e intanto dalla nord, come una fastidiosa mosca, nei momenti di
silenzio si ode un baldo signore, armato di megafono, vomitarci addosso
quelli che pensiamo essere insulti (parole incomprensibili) e minacce mentre
qualcuno, cadendo nel suo gioco, gli risponde vivacemente. Vengono scagliate
anche diverse bombe carta (la vicenda del povero Curò non ha insegnato
evidentemente nulla a questa gente) che esplodono vicino le sbarre di
divisione e qui qualcuno potrebbe domandarsi perché la polizia schierata,
tanto brava ad individuare un ascolano nel mucchio che rilancia un sasso,
non riesca ad individuare chi lancia questi ordigni visto che, data la
distanza a cui li tengono, probabilmente ce li hanno ad un paio di metri.
Lasciamo perdere il fatto che sarebbe bastato spostare il cordone di una
decina di metri (lo spazio era in abbondanza), forse l'intelligenza era in
pausa pranzo in quel momento.
Il risultato è che dell'unità del tifo del primo tempo rimane ben poco, I
ragazzi del Settembre faticano a coinvolgere tutti, perdendo la pazienza ma
andando avanti imperterriti, meglio pochi ma buoni. A tratti la maggioranza
del settore si unisce a loro ma occorre attendere il goal del pareggio per
rivedere finalmente tutti saltare e tifare come prima fino al fischio
finale.
A questo punto chiamiamo i ragazzi sotto il settore per applaudirli e
qualcuno scavalca per prendere le maglie.
Da questo momento in poi l'intelligenza torna in vacanza, diversi tifosi
avellinesi dalla tribuna est scavalcano. Non si dirigono verso di noi ma
verso i giocatori che stanno rientrando nel sottopassaggio e succede ciò che
hanno riportato i telegiornali con tanto di immagini filmate.
Le forze dell'ordine in campo, ben determinate a far rientrare i 3 o 4
tifosi ascolani,sembrano non accorgersi della decina di avellinesi che
aggrediscono i giocatori ascolani, ma tanto c'è il servizio d'ordine no?
Peccato che il servizio d'ordine bianco-verde scambi i giocatori per
aggressori ed i tifosi per vittime intervenendo per salvare quei poveretti.
Dal nostro punto di vista rimaniamo esterrefatti, ma è bello scoprire che i
nostri beniamini non giocano solo bene a calcio ma sanno anche tirare di
boxe (e qualche lupacchiotto si vanterà pure di aver colpito uno dei nostri,
ma si ritroverà con il pelo malconcio). Intervengono le forze dell'ordine e
qui sembra che facciano il bis con i fatti del primo tempo, non facendo
distinzione tra calciatori e tifosi (sicuramente sono abituati a vedere i
tifosi in calzoncini, scarpette e torso nudo).
Forse qualcosa accade anche nel sottopassaggio ma è ancora tutto da
verificare. Nel frattempo, sempre dalla nord, piovono sassi e viene colpito
un ragazzo di Castel di Lama, subito soccorso dalla croce rossa (non
sappiamo come stia ora).
All'uscita veniamo trattenuti per una mezz'ora forse per motivi tattici
delle forze di polizia o forse perché, come abbiamo intuito sentendo dei
poliziotti chiedere a gran voce la chiave, qualcuno aveva chiuso dentro noi
e loro andandosene poi via. Ci sarebbe da ridere se non fosse che
dall'esterno piovono, a parabola, sassi e bottiglie senza colpire
fortunatamente nessuno.
Alla fine riusciamo a ripartire senza troppi problemi e non vengono
segnalati scontri all'esterno dello stadio.
Gli argomenti di cui discutere sono tanti, dai mass-media televisivi, che
approfittano al volo dell'occasione per poter parlare ancora della violenza
negli stadi, ai giornalisti locali che, forse non verificando a fondo i
fatti, parlano di "una strana rissa nel settore degli ascolani, riaccesa
dall'intervento della polizia". Dalla polizia stessa, tanto pronta ad usare
i manganelli nel nostro settore quanto distratta nel momento in cui
bisognava impedire l'aggressione ai giocatori, al servizio d'ordine
dell'Avellino, di cui qualche componente non ha avuto neanche il buon gusto
di togliersi il tesserino di riconoscimento prima di fare ciò che dovrebbe
impedire. Dalla curva Sud avellinese, di cui avevamo apprezzato la mentalità
all'andata e che, tralasciando i cori di sfottò che fanno parte del gioco,
ha dato una buona prova di se, anche coreograficamente, alla curva Nord
sempre irpina di cui, per alcuni esponenti, più che di uomini ci sentiamo di
parlare di bestie.
Gli argomenti sono tanti, dicevamo, per cui ci vorrebbe troppo spazio e
lasciamo ai singoli l'interpretazione.
Chiudiamo con una frase del nostro "gladiatore" Montesanto: "sono calabrese,
e mi dispiace dirlo ma quello che è successo oggi è veramente vergognoso.
Poi non lamentiamoci se ce l'hanno sempre con noi del Sud".
Curiosa coincidenza con le parole di diversi ascolani durante il ritorno che
possiamo riassumere così, ben sapendo che da tanti anche noi siamo
considerati "terroni" (e siamo fieri di esserlo) e che la politica col
calcio non dovrebbe convivere: "se domani si andasse a votare, Bossi
potrebbe contare su diversi voti in più tra gli ascolani presenti al
Partenio"
Per quel che veramente ci interessa, noi tiriamo avanti. Una partita in meno
verso l'obiettivo, una nuova partita da preparare e...
AFF****LO CHI CI VUOL MALE!
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