Un presidente che come al solito mette zizzania; un direttore nervoso e incavolato con i tifosi “cialtroni” e ogni tanto con l’allenatore; un allenatore che non riesce a trovare la quadratura del cerchio di una squadra spesso sbilanciata e con un gioco difficile da “digerire”; un portiere un po’ fuori dalle righe che se la prende un con tutti (avversari, compagni, pubblico avverso e “amico”). Un’intera squadra in silenzio stampa (scarsamente motivato), date le critiche in parte meritate che attrae. Un’espulsione (quando va bene) ogni incontro giocato.

Il tutto mentre l’Arezzo è secondo (a pari merito. Terzo per via dei risultati negli scontri diretti, sfavorevoli contro la Cremonese) in classifica con un punteggio che nel girone B della stessa categoria varrebbe la vetta solitaria con tre punti di vantaggio.

C’è qualcosa che non va. Ma che origine hanno i nervi a fior di pelle? Proviamo a capire.
Il presidente ha recentemente ribadito che se l’Arezzo andrà in B lui lascerà e Ceravolo no. Sembra la conferma di quanto noi scriviamo dal campionato scorso, cioè del fatto che Mancini ha da tempo ceduto le azioni dell’Arezzo a patto che questa salga in serie B e che la nuova proprietà manterrebbe al suo posto l’attuale DS amaranto (d'altronde non può essere Mancini colui che sottoscrive un ricco contratto quinquennale con un DS).

Detto questo è chiaro che il rischio di non salire di categoria è reale, almeno quanto le possibilità di farlo. Ed ecco l’origine del nervosismo affiorante. Tutti (presidente, ma anche DS, allenatore, squadra stampa e tifosi) contavano su una promozione che non sembra così facile da ottenere e che per giungere da queste parti ha bisogno di maggiore tranquilla consapevolezza della propria forza. I Play Off sono ormai a un tiro d’arco, ma sarebbe importante affrontarli da secondi, per via del vantaggio che questo dà negli spareggi (poter pareggiare andata e ritorno dei singoli incontri). Ora la squadra balbetta alla grande, principalmente in casa, e perde occasioni su occasioni per staccare in classifica una Cremonese altrettanto in difficoltà. Gli attaccanti centrali dell’Arezzo (che gioca praticamente a quattro punte non dichiarate) non attraversano un buon momento di forma e la squadra, molto sbilanciata, non dispone di un vero mediano incontrista e di un difensore esterno destro sufficiente per rendimento. Se a questo si aggiunge la scarsa agilità naturale dei difensori centrali, ecco spiegato il perché l’Arezzo balbetta. Occorre anche dire che tutte le squadre concorrenti fanno altrettanto, soprattutto perché le ultime in classifica hanno bisogno di punti e sono particolarmente grintose, mentre le prime hanno tirato il carretto a lungo.

Staremo a vedere, ma se fossimo nel massimo dirigente amaranto (che sia Mancini o Ceravolo, oppure entrambi) getteremmo acqua sul fuoco e cercheremmo di tranquillizzare ambiente e squadra, invece di contribuire alla fibrillazione. L’obiettivo è lì, a portata di mano.

Fonte: http: