Campobasso, tifo, goliardia, impegno sociale: i 30 anni degli Smoked heads, gli storici ultras rossoblù
25 Febbraio 2016 - letto 4935 volte
Tutto cominciò nel 1986, una domenica in cui si giocò Campobasso-Lazio. Di febbraio, secondo alcuni; in ottobre, secondo altri. Il tempo sbiadisce i ricordi, e quindi non c’è certezza su quale delle due partite fosse: se quella del girone di ritorno dell’ultimo anno di serie B o quella del girone d’andata della stagione successiva, la stessa in cui la squadra capitolina ed i tifosi al seguito furono accolti da uno striscione nella Curva Nord: “Lazio-Latina, il derby s’avvicina”, un augurio ai biancazzurri di retrocedere visto che per loro il campionato iniziò con l’handicap di 9 punti. Ironia della sorte, fu proprio la Lazio a mandare in C1 il Campobasso negli spareggi di Napoli.
Comunque, che sia stata la partita di febbraio o ottobre importa poco: il trentennale degli Smoked heads, il più longevo gruppo di tifo organizzato del Campobasso calcio tra quelli in attività, si celebra nel 2016 e per l’occasione gli attuali componenti del gruppo hanno organizzato una festa che si terrà la sera di sabato 27 al Club 51 di Ferrazzano.
Con la proiezione di video, l’esposizione di foto, sciarpe, adesivi ed altri gadget, verranno ripercorsi i tre decenni di un gruppo che si è distinto, oltre che per un amore viscerale per i colori rossoblù, per l’organizzazione di una serie di iniziative come quelle contro il razzismo ed ha recitato un ruolo non marginale nella rinascita del calcio campobassano ad opera dell’attuale società sportiva.
Parteciperanno anche rappresentanti di tifoserie con cui, negli anni, si è creato un rapporto di gemellaggio e collaborazione come quelle di Fasano, Cosenza e San Benedetto del Tronto.
Gli smoked nacquero da una ‘scissione’ dai Cuc (Commando ultrà Campobasso): «Avevamo vent’anni – racconta Sandro, che fondò il gruppo insieme agli amici Umberto e Massimiliano – e quello di seguire e sostenere il Campobasso era puro divertimento. Creammo il logo, preparammo il primo striscione. Domenica dopo domenica, si aggregarono altri ragazzi, tutti più o meno coetanei. E il gruppo si allargò. Certo, non avrei mai immaginato che questo marchio sarebbe arrivato fino ai giorni nostri».
Il primo striscione, su fondo bianco con scritta rossa e il tao rossoblù in mezzo, ebbe però vita breve: «Lo perdemmo dopo la trasferta di Cremona. Ce lo dimenticammo nel pullman e non lo rivedemmo mai più (nella foto grande il rigore che decise quella partita, trasformato da Nicoletti: in alto a sinistra c’è proprio quello striscione)».
Tra i primi ad aggiungersi agli Smoked, il povero Piero Ioffredi, noto come ‘Polpetta’: «Era un po’ la mascotte del gruppo, un po’ perché era il più piccolo e un po’ perché era rotondetto.
Ricordo uno scherzo che gli facemmo in una trasferta: poco prima di entrare allo stadio, lo prendemmo e col pennarello riempimmo il suo volto di scritte. Lui, poveretto, si presentò ai cancelli e gli agenti lo obbligarono ad andarsi a lavare la faccia prima di varcare le inferriate».
Di episodi ce ne sarebbero da raccontare tanti altri, «ma meglio censurarli», chiude ridendo.
I ventenni di allora sono diventati oggi cinquantenni. Pochi di loro frequentano ancora lo stadio di Selvapiana, qualcuno non c’è più, qualcuno è dall’altra parte del mondo. Ma nel frattempo hanno passato il testimone ad altri supporters del Campobasso. Il cui sostegno incondizionato alla causa rossoblù, ad eccezione di una parentesi polemica nei confronti della gestione Capone, non è mai venuto a mancare «con immutata passione e con quel nostro stile ribelle, goliardico, tenace, antagonista», scrivono gli stessi Smoked sul profilo Facebook del trentennale. Diversi componenti dell’attuale gruppo hanno i capelli bianchi, moglie e figli, ma la domenica pomeriggio si sentono «Still crazy after all these years» e vanno allo stadio. Che l’avversario sia la Lazio o il Fornelli, fa poca differenza.
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