"Calcio e giustizia, la B rischia la paralisi"
03 Settembre 2003 - letto 891 volte «Calcio e giustizia, la B rischia la paralisi» Intervista al presidente della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, che per conto delle società ribelli della serie B ha presentato un ricorso al Tar del Lazio contro il decreto salva calcio varato dal governo per risolvere la crisi estiva del pallone MARCO LIGUORI SALVATORE NAPOLITANO Calcio e giustizia ordinaria: un binomio nuovo di zecca. Ma in futuro potrebbe essere la regola. Altro che clausole compromissorie: se c'è danno patrimoniale non c'è pastrocchio federale che tenga. Lo dicono la Costituzione e il Codice civile, lo ribadisce il professor Antonio Baldassarre, presidente emerito della Consulta che per conto delle società ribelli della serie B ha presentato un ricorso in cui eccepisce l'incostituzionalità del decreto salva calcio che ha portato all'allargamento a 24 squadre della serie cadetta: «Se c'è un interesse di rilievo per l'ordinamento generale non si può impedire a un soggetto di ricorrere al giudice. La Corte Costituzionale l'ha ripetuto più volte. L'autonomia del giudice sportivo c'è solo per gli interessi legati al gioco. Quando una società di calcio rischia di subire un danno patrimoniale non c'è norma che impedisca di ricorrere al giudice civile o amministrativo». Per il calcio rafforzare la clausola compromissoria, che vieta il ricorso al giudice ordinario, viene considerato il toccasana. Non le pare un nonsenso? Codice Civile e Costituzione prevedono che quando si tratta di diritti non esiste alcuna norma che possa impedire di andare dal giudice ordinario. Questa è la regola generale, e sto ricordando una cosa nota, non qualcosa di astruso. Non pensa che l'origine di questo guazzabuglio risalga a quando le società di calcio sono state trasformate in Spa con fini di lucro? La clausola compromissoria andava bene fin quando le associazioni erano tali. Nel momento in cui sono state trasformate in società con fini di lucro, è difficile evitare il giudice ordinario, perché con il fine del lucro c'è anche il rilievo patrimoniale. Un amministratore che non tutelasse i diritti patrimoniali della propria società davanti al giudice ordinario incorrerebbe in una responsabilità personale verso gli azionisti. Su quali basi ha presentato il ricorso al Tar del Lazio sul decreto salva calcio? In relazione ai poteri sostitutivi del Coni. C'è un articolo del decreto, secondo noi incostituzionale, perché non tutela l'autonomia delle federazioni sportive, nel nostro caso quella calcistica, che con il decreto Melandri sono state trasformate in associazioni private a scopo di lucro e quindi sono tutelate dagli articoli 2 e 18 della Costituzione. Un controllo sostitutivo, fatto dal Coni che è ente pubblico, può essere esercitato solo su altri enti pubblici. Si riferisce alla legge Melandri del 1999? Sì, tale legge ha anche lasciato il Coni come ente pubblico dotato di poteri di vigilanza. Quindi non gli ha dato poteri di sostituzione, proprio perché quelle sono associazioni private e il Comitato olimpico è un ente pubblico. Invece, con il decreto del governo, si è dato al Coni un potere di sostituzione, che è un potere di agire in luogo delle federazioni. Questo, a nostro avviso, è incostituzionale. Ma ieri il Tar ha respinto la vostra richiesta di sospensiva. E' una mezza sconfitta? La discussione sulla sospensione ci sarà il 16. Il merito verrà discusso ancora dopo. C'era stata la nostra istanza per una decisione breve del Tar. Il presidente ha solo detto che non ricorrono gli estremi di urgenza e gravità indispensabili per tale decisione. Cosa accadrebbe se fosse accolto il merito del vostro ricorso? Da buoni cittadini ci auguriamo che si trovi prima un accordo. Il campionato di B potrebbe essere bloccato? Esatto. Ma considerando i tempi normali, accadrebbe tra qualche mese. Nel caso in cui si decidesse a dicembre, il campionato di B sarebbe tutto da rifare? Certo. Il modo in cui è stata composta la serie B sarebbe invalido. Si innescherebbe un processo a catena? Non c'è dubbio, perché le società potrebbero chiedere i danni al Coni. A loro volta le società avrebbero delle responsabilità contrattuali verso i tifosi e le pay-tv? Sì, si innescherebbe una lunga catena di responsabilità. Quante probabilità ci sono che il decreto sia dichiarato incostituzionale? Non mi pronuncio per rispetto dei giudici. Bisogna rispettarli fino in fondo, e quindi anche nella loro autonomia di giudizio. Fonte: ilmanifesto.it 3 Notizie correlate Ischia
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