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Avellino nei guai: lodo Petrucci in vista?
20 Giugno 2007 - letto 2765 volte
Il magistrato evidenzia la crisi

Informazioni incomplete. Investitori ignoti. Debiti ingenti. Inevitabile per il pm Filippo Spiezia giungere alla conclusione che “il rapporto fiduciario con il custode giudiziario, Massimo Pugliese, appare compromesso”. Il sospetto del magistrato è il reiterato tentativo di ottenere il dissequestro delle azioni, negato due volte, attraverso la ricapitalizzazione; necessaria, secondo quanto asserisce nelle sue istanze Pugliese, in seguito ad una grave situazione finanziaria. A cui l´us Avellino - segnala il patron - non può far fronte. Perdite di bilancio pari a 3,7 milioni di euro; debito, non rateizzato, verso l´erario di 4,8 milioni di euro. Cifre da capogiro per Spiezia. Una massa debitoria che avrebbe alterato la percentuale di capitale sociale sottoposto a sequestro e che Massimo Pugliese avrebbe dovuto custodire. Scarse informazioni sull´identità del terzo finanziatore disponibile a ricapitalizzare per il 50% “libero”. Un “mister X” che non ha lasciato indifferente Filippo Spiezia; proprio lui che da anni indaga su Casillo e la fittizia intestazione di beni a prestanomi per eludere la legislazione antimafia. Per questi motivi, il tribunale ha revocato la custodia al patron dell´us Avellino, “in vista dell´esecuzione degli accertamenti”, a cui provvederà Giovanni Coppola, il nuovo custode giudiziario del 50% del pacchetto azionario dell´us Avellino. Al 46enne commercialista napoletano, già custode della Sportinvest s.r.l. e della Pafin 2000 s.r.l., la terza sezione penale ha disposto di provvedere “a notiziare il tribunale sulle attuali condizioni finanziarie dell´us Avellino spa, con riferimento alle singole voci di bilancio al 30/06/06 ed eventualmente anche col ricorso all´ausilio del collegio sindacale”. Un´analisi approfondita e minuziosa per “verificare se devono o meno essere adottati i provvedimenti di cui all´art. 2447 c.c. (abbattimento e ricostituzione del capitale sociale, ndr) e se sussistono possibilità di rateizzazione del debito maturato nei confronti dell´erario”. Il tutto dovrà avvenire entro venti giorni dalla comunicazione del provvedimento, depositato presso la cancelleria del tribunale di Salerno il 22 novembre.
Evidente, per il pm Spiezia, il conflitto di interessi tra la figura di custode e le ragioni del sequestro giudiziario. Il 19 giugno scorso Massimo Pugliese presentava istanza di dissequestro del pacchetto azionario. “La richiesta - scrive il tribunale - era fondata sul rilievo che un eventuale dissequestro delle azioni avrebbe consentito il reperimento delle risorse finanziarie necessarie all´aumento di capitale ai fini dell´iscrizione alla stagione sportiva 06/07”. Quell´istanza fu respinta dal tribunale di Salerno il 18 luglio, perché “resta obiettivamente lacunosa - si legge nel provvedimento - la prospettazione del percorso da seguire per verificare (…) il nesso fra il dissequestro del pacchetto azionario e il reperimento delle risorse finanziarie”. Per il pubblico ministero Spiezia, Massimo Pugliese aveva fornito all´autorità giudiziaria “informazioni incomplete in ordine agli impegni cui l´Avellino spa doveva far fronte”. Il tribunale non tralascia di osservare come il dissequestro delle quote fosse già stato negato un annetto prima. Nei giorni successivi al 5 luglio 2005 (data del sequestro preventivo), infatti, Massimo e Marco Pugliese e Angelo Lanzetta, soci dell´Irpinia Sporting srl (società che aveva acquisito il controllo della Sportinvest della signora Ambrosio, controllante del capitale sociale dell´us Avellino), avevano tentato di “scongelare” le quote attinte dalla misura cautelare. “La richiesta - scrive il tribunale - venne rigettata dal gip sul presupposto che il Pugliese non poteva essere considerato terzo in buona fede. Massimo Pugliese, difatti, acquisiva l´Avellino il 05/07/04, e cioè appena quattro giorni prima che la Suprema Corte di Cassazione accogliesse il ricorso del pm (Spiezia, ndr) avverso la decisione con la quale il Riesame aveva originariamente negato il sequestro preventivo delle quote dell´Avellino spa, e risultava già essere stato coinvolto unitamente al Casillo e all´Aliberti in operazioni finanziarie di innegabile rilevanza, quali l´acquisto nel 1999, con un investimento di circa 3 miliardi di lire, della Finmesk spa, società operante nel settore tecnologico”. Tornando agli ultimi mesi di attività dell´us Avellino, Spiezia fa rilevare come il quadro finanziario prospettato da Pugliese, che in qualità di custode (dal 22 novembre, ex) aveva l´obbligo di lasciare inalterata la percentuale (50%) di capitale sociale colpita da provvedimento cautelare, sia allarmante. Il patron ha portato a conoscenza del pm che la società ha un indebitamento pari a 8 milioni 527mila 818 euro, di cui 4 milioni e 800 mila euro da versare all´erario - fondamentali per l´iscrizione al campionato 2007/08 (cioè, il prossimo) - e perdite per 3 milioni 727 mila 818 euro accertate al 30 giugno scorso. A proposito delle perdite di bilancio per circa 7,4 miliardi del vecchio conio, Massimo Pugliese fa rilevare al pm che a causa del debito non era in grado di adempiere alle scadenze federali del 31 ottobre, che prevedono il pagamento degli stipendi di aprile, maggio e giugno ai tesserati, nonché delle ritente Irpef, Enpals e Fondo Fine Carriera. “Con l´istanza in esame (quella del 31 ottobre 2006, ndr) - scrive il tribunale - il custode, premesso che la società di calcio Avellino spa deve entro il 03/01/07 ore 19 dimostrare alla Lega di serie C di aver regolarmente pagato entro il termine del 31/10/2006 gli emolumenti dovuti ai tesserati, lavoratori dipendenti e collaboratori addetti al settore sportivo per le mensilità di aprile, maggio e giugno, nonché le ritenute Irpef, i contributi Enpals e del Fondo di fine carriera, segnalava che l´us Avellino non era in grado di adempiere a tali impegni, per aver riportato alla data del 30/06/06 perdite per euro 3.727.818 euro. Si chiedeva al tribunale - prosegue il provvedimento della terza sezione penale - l´autorizzazione ad indire un´assemblea straordinaria per l´adozione dei provvedimenti di cui all´art. 2447 c.c. (abbattimento e ricostituzione del capitale sociale, ndr) e ad astenersi nella qualità di custode dalla sottoscrizione della ricostituzione del capitale sociale per la parte di propria competenza pari al 50%, al fine di consentire una ricapitalizzazione della società con interventi di rappresentanti dell´attuale compagine sociale e/o terzi disponibili a subentrare e con il conseguente totale annullamento del vincolo attualmente esistente sul capitale sociale. Il custode chiedeva, altresì, la restituzione della somma di euro 120.000 prestata a garanzia al momento dell´assunzione della qualità di custode”. Ma non è tutto. Pugliese “aggrava” il quadro, spaventando Spiezia, quando gli comunica, quindici giorni dopo, che l´Avellino ha oltre 9 miliardi del vecchio conio di debito verso l´erario. Non rateizzato. Da saldare, pena la mancata iscrizione alla prossima stagione agonistica e, per di più, con la Gei (la società avellinese di riscossione dei tributi) che batte cassa. “Con nota integrativa del 16/11/2006 - si legge nel provvedimento del tribunale di Salerno - il custode Massimo Pugliese aggiungeva che la già grave situazione finanziaria dell´us Avellino spa risultava ulteriormente compromessa dall´esistenza di un debito nei confronti dell´erario pari a circa 4.800.000.000 euro, con l´avvio di procedure esecutive da parte del Concessionario alla riscossione per la provincia di Avellino Gei spa e che il ripianamento del debito nei confronti dell´erario era condizione necessaria al fine dell´iscrizione alla stagione sportiva 2007/2008”.
L´accumulo di una così ingente massa debitoria, unita alle preoccupazione per non poter far fronte ad impegni non meglio specificati e ad un´identità non meglio identificata di terzi finanziatori hanno indotto Filippo Spiezia a rigettare l´istanza di Pugliese, “perché destinata a vanificare la misura cautelare, in mancanza di presupposti di legge per una sua revoca, e a violare la più pregnante delle condizioni imposte al custode giudiziario al momento dell´assunzione dell´incarico, cioè quella di mantenere inalterata la percentuale di capitale sociale (50%, ndr) dell´Avellino spa sottoposta a sequestro”; nonché revocare all´imprenditore di Frigento la carica di custode assegnatagli dal pm antimafia “al solo fine di contemperare le ragioni del sequestro preventivo nell´interesse della giustizia con le ragioni imprenditoriali e sportive rappresentate da Pugliese”.
«La situazione è delicata, voglio vederci chiaro», ha dichiarato al nostro quotidiano Filippo Spiezia. Perché? Il pm ha ottenuto dal Riesame di Salerno il sequestro preventivo delle quote azionarie dell´us Avellino nell´ambito dell´indagine a carico di Pasquale Casillo per fittizia intestazione di beni a prestanomi con l´intento di aggirare la legislazione antimafia relativa al “socio occulto”, l´ex re del grano, appunto, già imputato per associazione a delinquere di tipo camorristico. Le motivazioni addotte da Pugliese, per risolvere i guai finanziari della società e ottenere il dissequestro delle quote (negato due volte, una dalla Cassazione e una dal tribunale di Salerno), non hanno convinto il magistrato. Anzi, l´hanno insospettito.
“La strada indicata dal custode - scrive il tribunale su suggerimento di Spiezia - per la risoluzione dei problemi finanziari che attanagliano l´us Avellino spa finirebbe, difatti, per vanificare le esigenze cautelari di natura reale, poste alla base del provvedimento adottato dal tribunale del riesame di Salerno il 22/07/2005. Ed, invero, il rilascio dell´autorizzazione alla riduzione del capitale sociale e alla conseguente ricostituzione dello stesso ad opera di non ben identificati soggetti finanziatori, consentirebbe al Pugliese di ottenere di fatto il dissequestro a lui già ripetutamente negato, senza che, peraltro, la prospettata grave situazione finanziaria dell´us Avellino spa sia stata cristallizzata nel bilancio al 30/06/2006, che, per come riferito dall´istante, non risulta ancora essere stato approvato. I dati - prosegue la terza sezione penale del tribunale di Salerno - indicati dal custode giudiziario, ed in particolare il consistente debito maturato dall´us Avellino spa nei confronti dell´erario, appaiono, comunque, allarmanti e meritano particolare attenzione; necessita un´indagine approfondita sulle condizioni finanziarie della us Avellino spa, con riferimento alle singole voci di bilancio al 30/06/2006 ed eventualmente anche col ricorso all´ausilio del collegio sindacale, tanto al fine di verificare se devono o meno essere adottati i provvedimenti di cui all´art. 2447 c.c. (abbattimento e ricostituzione del capitale sociale, ndr) e se sussistono possibilità di rateizzazione del debito maturato nei confronti dell´erario. Non può, infine, non rilevarsi che il rapporto fiduciario con il custode giudiziario, Massimo Pugliese, appare compromesso e non può essere ulteriormente a lui affidata la gestione del compendio sequestrato”.
Ma c´è dell´altro.
A suscitare il sospetto degli investigatori c´è una strana discrasìa tra gli adempimenti da rispettare entro il 31 ottobre (stipendi, Irpef, Enpals e Fondo fine carriera) e la segnalazione della difficoltà a far fronte a tali impegni. In soldoni, il tribunale dice: com´è possibile che mi fai sapere solo il 31 ottobre che hai problemi a rispettare scadenze previste per lo stesso 31 ottobre e di cui sei perfettamente a conoscenza in largo anticipo? Insomma, perché me lo dici solo l´ultimo giorno, se al 30 giugno hai riportato perdite per 3,7 milioni di euro e tu stesso, per la nuova stagione agonistica, hai previsto una gestione all´insegna del contenimento dei costi? “Anche a non voler dar credito ai rilievi sollevati dal pm - scrivono i magistrati della terza sezione penale - e alla posizione di contiguità del custode all´Aliberti e al Casillo, deve rilevarsi che il Pugliese, pur essendo perfettamente a conoscenza della necessità di procedere al pagamento entro il termine del 31/10/2006 degli emolumenti dovuti ai tesserati, lavoratori dipendenti e collaboratori addetti al settore sportivo per le mensilità di aprile, maggio e giugno 2006, nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di fine carriera, provveda solo in data 31/10/2006 a richiedere all´autorità giudiziaria di intervenire, onde consentire all´us Avellino spa di adempiere ai propri obblighi e consentiva la maturazione, per quanto da lui stesso riferito, di una perdita di 3.727.818 euro, nonostante una politica di contenimento e razionalizzazione dei costi”.

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