Al 99 per cento il Perugia è retrocesso
02 Luglio 2004 - letto 1060 volte Che fine ha fatto il 99,53% dell'Associazione Calcio Perugia detenuto in pegno da Capitalia? Guardando la tabella delle "partecipazioni rilevanti in società non quotate" posta a pagina 148 del bilancio 2003 del gruppo bancario presieduto da Cesare Geronzi, ci si accorge che tale quota è scomparsa. Questo pegno connesso ad operazioni di credito, compariva almeno dal bilancio del 1999 della Banca di Roma, uno degli istituti che sono confluiti in Capitalia nel 2002 e a cui la banca capitolina lo ha portato in "dote". Fino a due anni fa era presente nel documento imposto alle società quotate dalla delibera 11971/99 della Consob: nell'ultimo esercizio finanziario della banca è invece svanito d'incanto. Sulla vicenda della quota di maggioranza del Perugia, Capitalia mantiene il più stretto riserbo. Il gruppo bancario, interpellato da Panorama Economy, ha spiegato soltanto che tale partecipazione presa in pegno potrebbe essere stata ridotta oppure dismessa completamente. Infatti, la delibera della Commissione di vigilanza impone di dichiarare solamente le partecipazioni in imprese non quotate superiori al 10%: dunque, non è dato sapere se la quota detenuta nella società calcistica umbra sia stata portata al di sotto di detta soglia oppure sia stata completamente abbandonata dall'istituto, tramite l'eliminazione del pegno. Ma perché la società calcistica presieduta da Luciano Gaucci ha dato in pegno, almeno per quattro anni, il suo pacchetto di controllo? Mistero! Capitalia non ha voluto fornire spiegazioni in merito, adducendo la necessità di tutelare la privacy del proprio cliente. Eppure l'eventuale cancellazione del pegno non è una questione da poco, visto che era legato alla concessione di un prestito bancario rilasciato da una banca quotata a Piazza Affari, che dovrebbe rendere conto, in omaggio al principio della trasparenza borsistica, delle proprie operazoni al mercato. Capitalia non ha voluto neppure rendere noto l'importo della linea di credito concessa a fronte del pegno. Neppure nel bilancio del club perugino, chiuso al 30 giugno 2003, si rilevano tracce dell'eventuale spignoramento. Ma c'è anche un altro mistero. Ufficiosamente, si individua sempre il presidente Gaucci come l'azionista di riferimento del Perugia. Tuttavia, stando alle visure soci della Camera di Commercio, il suo nome non compare. Infatti, il 99,53% del Perugia, affidato sino al 2002 in pegno a Capitalia, è esattamente la percentuale detenuta dalla Kilpeck Overseas Corp., una società di diritto estero di cui non si può ufficialmente conoscere chi siano gli azionisti. Nonostante la fresca retrocessione in serie B, dopo aver perso lo spareggio con la Fiorentina il 20 giugno scorso,Luciano Gaucci non sembrerebbe intenzionato a vendere il Perugia. Di certo c'è solo al momento che alcuni giorni fa il numero uno perugino ha venduto l'intero pacchetto azionario del Calcio Catania alla Finaria, società controllata da Antonino Pulvirenti, attuale presidente dell'Acireale. La Finaria e' la holding che detiene la compagnia aerea siciliana Windjet: inoltre Pulvirenti e' proprietario della Meridi, società operante nella grande distribuzione organizzata. Particolare curioso: anche nel caso del Catania, la famiglia Gaucci non compariva nell'elenco soci della Camera di Commercio. Infatti, la quota di maggioranza venduta, pari al 74,5%, era controllata da una società di diritto estero, la Audette Holdings Corp. Il presidente uscente del Catania era però uno dei figli di Gaucci, Riccardo. Gli altri quattro soci avevano in carico 12.750 azioni: tre di essi sono membri della famiglia Massimino, l'ex proprietario del Catania prima dell'era Gaucci. Marco Liguori Sulla vicenda della quota di maggioranza del Perugia, Capitalia mantiene il più stretto riserbo. Il gruppo bancario ha spiegato soltanto che tale partecipazione presa in pegno potrebbe essere stata ridotta oppure dismessa completamente. Infatti, la delibera della Commissione di vigilanza impone di dichiarare solamente le partecipazioni in imprese non quotate superiori al 10%: dunque, non è dato sapere se la quota detenuta nella società calcistica umbra sia stata portata al di sotto di detta soglia oppure sia stata completamente abbandonata dall?istituto, tramite l?eliminazione del pegno. Ma perché la società calcistica presieduta da Luciano Gaucci ha dato in pegno, almeno per quattro anni, il suo pacchetto di controllo? Mistero! Capitalia non ha voluto fornire spiegazioni in merito, adducendo la necessità di tutelare la privacy del proprio cliente. Eppure l?eventuale cancellazione del pegno non è una questione da poco, visto che era legato alla concessione di un prestito bancario rilasciato da una banca quotata a Piazza Affari, che dovrebbe rendere conto, in omaggio al principio della trasparenza borsistica, delle proprie operazoni al mercato. Capitalia non ha voluto neppure rendere noto l?importo della linea di credito concessa a fronte del pegno. Neppure nel bilancio del club perugino, chiuso al 30 giugno 2003, si rilevano tracce dell?eventuale spignoramento. Ma c'è anche un altro mistero. Ufficiosamente, si individua sempre il presidente Gaucci come l?azionista di riferimento del Perugia. Tuttavia, stando alle visure soci della Camera di Commercio, il suo nome non compare. Infatti, il 99,53% del Perugia, affidato sino al 2002 in pegno a Capitalia, è esattamente la percentuale detenuta dalla Kilpeck Overseas Corp., una società di diritto estero su cui non si può ufficialmente conoscere chi siano i suoi azionisti. La vendita del Catania Nonostante la fresca retrocessione in serie B, dopo aver perso lo spareggio con la Fiorentina il 20 giugno scorso,Luciano Gaucci non sembrerebbe intenzionato a vendere il Perugia. Di certo c?è solo al momento che alcuni giorni fa il numero uno perugino ha venduto l?intero pacchetto azionario del Calcio Catania alla Finaria, società controllata da Antonino Pulivirenti, attuale presidente dell?Acireale. La Finaria e' la holding che detiene la compagnia aerea siciliana Windjet: inoltre Pulvirenti e' proprietario della Meridi, società operante nella grande distribuzione organizzata. Particolare curioso: anche nel caso del Catania, la famiglia Gaucci non compariva nell'elenco soci della Camera di Commercio. Infatti, la quota di maggioranza venduta, pari al 74,5%, era controllata da una società di diritto estero, la Audette Holdings Corp. Il presidente uscente del Catania era però uno dei figli di Gaucci, Riccardo. Gli altri quattro soci avevano in carico 12.750 azioni: tre di essi sono membri della famiglia Massimino, l'ex proprietario del Catania prima dell'era Gaucci. Marco Liguori Fonte: indiscreto.it Notizie correlate Perugia
Altre notizie ![]() 29 Ottobre 2020 - Cosa significa essere ultras?
Essere ULTRAS significa essere a difesa della città, in ogni Suo aspetto e sfaccettatura.
Essere... ![]() 27 Ottobre 2020 - “Avete distrutto la pescaresità...Fuori da questa città”. Recita così uno striscione della tifoseria... ![]() 27 Ottobre 2020 - Non è un periodo semplice per la Cavese. Dopo la sconfitta contro il Monopoli per 0-1, alcuni esponenti della tifoseria si sono... ![]() 22 Ottobre 2020 - Ancora una volta siamo costretti ad alzare la voce.
Ancora una volta in questa Città è difficile investire o fare sport.... ![]() 16 Ottobre 2020 - Curva Nord Ancona comunica che, viste e considerate le nuove normative di accesso allo stadio uscite nell'ultimo decreto, ha deciso di... ![]() 15 Ottobre 2020 - Un momento non facile per l'Arezzo, che in campionato non sembra aver ancora trovato la giusta quadra: un solo punto in quattro gare e... ![]() 13 Ottobre 2020 - Nonostante la vittoria con il Potenza, alcuni ultras rossoneri hanno manifestato davanti al comune l’attuale società.... |
Stai ascoltando
![]() Onair
|